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“Il mio miglior amico è fascista” il 29 incontro online con Takoua Ben Mohamed

Il primo anno di superiori è complicato per tutti. Figurarsi per Takoua, che di cognome fa Ben Mohamed, è di origine tunisina, è musulmana, porta il velo e vive nella periferia di Roma, dove uno dei suoi compagni di scuola è un bulletto di nome Marco che si professa fascista. Questa la trama della nuova graphic novel “Il mio miglior amico è fascista” di Takoua Ben Mohamed, edita da Rizzoli.

Una storia che parla di pregiudizi, stereotipi, razzismo, scuola, crescita e amicizia. Raccontata con la forza dell’ironia. Temi che saranno affrontati insieme all’autrice nell’incontro organizzato da Traparentesi Onlus in collaborazione con Kosmopolis Aps per martedì 29 giugno, alle ore 18, nell’ambito del progetto Impact Campania. L’evento si svolgerà online sulla piattaforma Google Meet, per partecipare basta collegarsi a questo link meet.google.com/tsb-obyb-hhd.

Takoua Ben Mohamed è fumettista, illustratrice, graphic-journalist e video-maker producer italiana di origine tunisina, specializzata in Cinema d’animazione alla Nemo Academy of Digital Arts a Firenze. Takoua aveva otto anni quando ha dovuto lasciare la Tunisia per raggiungere il padre, rifugiato politico in Italia. La storia è quella di una famiglia divisa dalle persecuzioni politiche che si ritrova e si riunisce in un nuovo paese, come lei stessa racconta nel libro “La Rivoluzione dei Gelsomini”. Esordisce a 14 anni creando il “fumetto intercultura”, attirando l’attenzione del mondo accademico che inserisce i suoi lavori in alcune pubblicazioni. Da quel momento inizia la sua ascesa che la porterà a collaborare con nuovi partner in tutto il mondo. Impegnata fin da piccola in associazioni giovanili, culturali e umanitarie di volontariato, nelle sue opere tratta diversi argomenti: dalle donne musulmane, ai rifugiati, al razzismo, alla xenofobia e altre tematiche sempre rilevanti sul piano sociale e dei diritti umani.

“Non sono né nera né bianca.
Non sono né tunisina né italiana.


Non sono né africana né europea.
Né araba né occidentale.
Non sono niente, perché sono tutto.
Ma, cosa più importante,
SONO CIÒ CHE IO STESSA HO DECISO DI ESSERE”

 

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