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Il grande nodo di smistamento dell’Europa

Nella grande tradizione filosofica, l’attuale problema Grecia-Europa presenta l’antica aporia dell’essere e non essere nello stesso tempo, in aperto scontro con il principio non-contraddizione.

La Grecia ha vinto, la Grecia ha perso. Nella bufera di quest’ultimo mese non c’è, in concreto e volendo sintetizzare, ancora una stazione di approdo definitiva. "Tutti guardano quello che guardo io ma nessuno vede quello che vedo io”. E così il foglio su cui è delineata la questione greca; se guardi lo scritto e i numeri finanziari e sei risucchiato nelle argomentazioni di economia politica della situazione, vedi un baratro; se aguzzi lo sguardo, in profondità sul foglio vedi la filigrana della sconfitta della Merkel-Europa. E mentre lo scritto sulla carta può essere cancellato, quella invece resta e vive di vita propria. E dà motivo di speranza.

Tutto dipende dalle sorti della storia, non dico dalla volitività del soggetto, perché lasciando numeri, fogli e carte economiche e scendendo con i piedi nella stiva, in mezzo al popolo, oltre lo sguardo d’apparenza, giacché il cittadino greco ha una grande compostezza e dignità, anche se è al tappeto, stremato e dissanguato dal lungo peso del tallone teutonico, lo vediamo. Lo vediamo nell’anziano, schiacciato al suolo dalla vana ricerca di salvare il pasto della giornata per lui e la sua compagna, lo vediamo, come l’ho visto e provato io guardando in una ripresa televisiva uno scorcio cittadino in cui passavano dei bambini: quello che gli toglie ora il presente di fanciulli e che gli negherà domani da giovani.

E poi si sbandiera a gran voce la sacralità dei diritti dei bambini; ma per ‘loro’ ci sono le priorità, priorità priorità vessatorie economiche... 
E un comportamento ancora una volta ‘anomalo’. Un tizio all’estero, un greco, vede in Tv l’anziano accasciato al suolo. Lo riconosce come un lontano parente. Gli fa arrivare un messaggio. Tranquillo. Ci penserà personalmente a togliere dalla gogna insostenibile lui e la sua compagna. Inaudito. In generale ci sarebbe stato un ’futtitenne’.
Fuor di dubbio resta inalienabile il diritto alla vita, dignitosa e ad umane condizioni economiche, di diritto al lavoro ed istruzione per tutti.

Ho già avuto modo di esprimermi sulla portata del grande gesto di dignità del popolo greco. E comunque che vada la risoluzione della questione, essa ha inferto un colpo mortale all’attuale assetto monolitico della troika. Se ne vedono bene le ferite. Sembra di visionare le immagini di un cartone animato, dove il protagonista cattivo va a sbattere violentemente con la faccia contro il muro. Una grande panoramica di bocca aperta e denti bianchissimi perfetti; poi s’incominciano a vedere delle crepe che si espandono ed infine i denti tutti che cascano al suolo. Ecco! Benché ferito, però, il drago è ancora vivo e letale. Conscio che deve usare tutta la sua forza per stritolare il nemico che ha osato ribellarsi e causargli delle ferite.

Deve però parimenti vibrare un tremendo colpo di coda a monito anche per gli altri che volessero seguirne l’esempio. È chiaro quindi, e non mi spiego perché a tanti non appaia evidente, il motivo delle condizioni molto più restrittive e mortali del prima del Referendum imposte ora. Di conseguenza, con l’alito di fuoco, il mostro provvede a far sì che tutto lì sia terra bruciata; condizioni, guarda caso, che si abbattono a punizione anche sugli altri consociati. Anche all’Italia costerà di più così il salvataggio della Grecia.

E Tsipras? Gli danno del traditore. Lui però ha fatto tutto qualche doveva. È stata una figura carismatica cui si è appoggiato il popolo in un momento di difficile soluzione. È stato il catalizzatore del NO. Forse occorreva una maggiore lungimiranza sull’esito del NO del Referendum e previsioni organizzative più concrete, con un tirante diretto di collegamento di scambio immediato di decisioni con la base in patria. Comunque che sia Tsipras ne esce completamente assolto. Chi lo critica ed accusa provi un attimo a mettersi nei suoi panni, solo contro tutti, con una decisione tremenda da prendere per il suo popolo sulle pressanti ed irremovibili condizioni del consesso di tutte le bandiere dello staff europeo.
Una piccola incrinatura ha fatto capolino con l’opposizione di Hollande all’uscita dall’euro della Grecia. È stato il primo dissociamento deciso dalla Merkel. Forse nel vento ha incominciato a soffiare il suono della marsigliese e il grido di Liberté, Egalité.

Andando a ritroso nella storia, viene in mente l’associazione con la restaurazione del Congresso di Vienna, e, guarda caso, così per dire, giusto 200 anni dal suo epilogo, estate 1815, estate 2015.
Anche in quella svolta storica, quando i valzer della Restaurazione si spensero, di pari passo la libertà e le riforme si spensero. Uno storico, Adam Zamoysky, commentò tristemente che il congresso significava “l’arresto dell’intera Europa”.

Ora, come dicevo all'inizio, quel che sia, la Grecia ha aperto la strada al cambiamento dell’Europa dell’alta Finanza e delle Banche. Al momento però le redini della biga sono ancora nelle sue mani. Il cavallo bianco può ancora avere il sopravvento su quello nero. Il greco è un costruttore inflessibile di civiltà fin dalla notte della nostra storia. Potrebbe ancora essere la grande stazione ferroviaria con un nuovo e grande snodo di smistamento verso un’Europa a misura d’uomo e non un vagone blindato verso Auschwitz e la morte.

E quello che, pur non sembrando, può avere un grande peso di successo, è la viva e pressante opinione pubblica e lo schieramento massiccio dei Chierici.

Nel caso della non accettazione delle condizioni capestro, sarebbe tabula rasa e terra bruciata anche dalla parte ellenica. Per la Grecia sarebbe morte comunque. E questo per non aver voluto accordare sconti sul suo debito. Riduzioni che avrebbero dato vita ad un futuro plausibile. Ma ha vinto la supremazia del mercato e la paura di dover scontare anche per altri. Come ho già scritto in precedenza, negli scenari possibili, nella concretizzazione di uscita globale dall’Euro, cosa resterebbe dei crediti nel pugno della Germania, a lei che sono stati, fra l’altro, abbuonati i debiti di guerra, consentendole di continuare a vivere e di ascendere alla posizione di supremazia attuale, al cui tallone, che non si sa perché, tutti si sottomettono.


Quello che indubbiamente emerge dalla lunga notte dei generali del summit è la ferma volontà di umiliare la Grecia, in prima istanza assoluta, prima di qualsivoglia conto economico. Che cosa scriveranno sui libri di storia fra 50 anni di questa economia erratica?
Già ai suoi tempi Hugo rifletteva e scriveva:

"Tiro comprava e vendeva, Sidone comprava e vendeva: dove sono queste due città ? 
Atene insegnava, ed è anche oggi una capitale del pensiero umano”.

 

Foto: Carlos ZGZ/Flickr

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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