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Il fallimento che si chiama Europa

Italia, Cipro, Ungheria, Bulgaria: molti cittadini dell'UE non hanno più fiducia nei confronti dei propri governi. L’Europa, però, è sempre più forte e riesce a condizionare troppo gli Stati membri che delegano, sempre più, la propria sovranità nazionale alle regole della troika.

Così facendo, però, l’economia crolla e la disoccupazione aumenta in modo esponenziale. Credo sia giunto il momento, per la UE, di rimediare prima che sia troppo tardi, altrimenti si rischia il vuoto istituzionale e politico delle nazioni. I segnali di allarme politici sono molto forti, ormai sono troppi quei paesi europei che rischiano un fallimento del governo nazionale.

In Italia la metà degli elettori votano per l’antipolitica e l’astensionismo. A Cipro è stato appena eletto un governo che dovrà gestire un paese sull’orlo della bancarotta. In Grecia aumentano sempre più coloro che si avvalgono delle mense dei poveri e abbandonano i figli negli orfanotrofi perché non riescono ad accudirli.

In Ungheria Julia Kiraly, vice presidente della Magyar Nemzeti Bank, la banca centrale del paese, ha presentato le sue dimissioni dall’incarico per protestare contro i cambiamenti dannosi nella politica monetaria messi in atto dal capo del governo. In Bulgaria tutto il governo si è dimesso e il popolo insorge con proteste di massa contro la corruzione e l’incapacità dimostrata dalla classe politica.

Sulla Spagna gravano ancora squilibri economici eccessivi a causa dell’indebitamento privato mentre il tasso di disoccupazione supera il 27 per cento. In Portogallo il premier Pedro Passos Coelho ha annunciato tagli drastici alla spesa pubblica dichiarando che verranno prese misure per “contenere la spesa pubblica nei settori della sicurezza sociale, della sanità e dell'educazione”.

E se ItaliaSpagnaCipro, Bulgaria, Grecia, Portogallo e Ungheria sembrano formare l’elenco di quelli messi peggio, FranciaBelgioGran Bretagna, Irlanda e Slovenia sono quelli posti sotto osservazione e l’elenco, a breve, rischia di diventare ancora più esteso. L’Europa è costruita sul presupposto che le istituzioni nazionali siano assolutamente funzionanti, ma questo esiste solo in un piccolo angolo del nord Europa. Altrove ci sono solo diverse fasi di fallimento.

Un recente sondaggio, curato dal servizio di analisi sull’opinione pubblica e gestito dalla Commissione europea, ha valutato la fiducia della gente nei confronti del proprio governo, queste le percentuali statistiche elaborate: Bulgaria – 25% * Italia – 17% * Cipro – 16% * Spagna - 11% * Grecia – 7%. Secondo l'ultima indagine di Eurobarometro, una sorta di Istat europeo, la fiducia nei confronti dei parlamentari va anche peggio, ma questo vale anche per la Germania, la Francia e persino l’Austria. In pratica, tutte le grandi istituzioni democratiche non se la passano meglio.

È in atto una drammatica perdita di fiducia nell’Europa e molte idee antieuropeiste stanno prendendo sempre più piede nei confronti della cittadinanza. Nessuno si fida più dell'Europa, soprattutto di questa UE così rigida, ostaggio delle richieste imposte sempre e solo dalla Germania

Ma, nonostante la contrazione economica e la disoccupazione di massa, l’Europa sembra essere ancora la terra promessa del benessere e, purtroppo, pare che la pensino così proprio quegli europeisti che sono insoddisfatti all’interno della loro rispettiva nazione. E pensare che i principi della UE, stabiliti nel patto di Copenaghen del 1993 dai paesi fondatori, sono, anzi, dovrebbero essere: democrazia, Stato di diritto, diritti umani, protezione delle minoranze, lotta contro la corruzione.

Quanto di questi principi sono stati applicati, e non solo in Italia?

La Bulgaria e l’Italia, solo per fare un esempio, si trovano nell’indice della corruzione globale di Transparency International al pari della Liberia, mentre la Grecia è sullo stesso piano di Gibuti. L’Europa funziona come una confederazione di Stati membri, le sue direttive non sono vincolanti ma, di fatto, sanziona pesantemente se non vengono rispettate. È uno Stato nello Stato e, per questo, risulta responsabile delle politiche assunte e condivide, alla stessa stregua dei suoi membri, i loro fallimenti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di F.Cammarano (---.---.---.173) 12 aprile 2013 13:37

    Sig. Santi, 

    anche questa volta ho trovato il suo articolo particolarmente interessante. L’Europa è simile ad un genitore che "chiede" ai suoi figli(i singoli Stati) , tutti diversi e con le rispettive problematiche, risorse e capacità, le stesse "prestazioni",gli stessi risultati! Per questo motivo, o si attualizza in Europa una forma di economia sovranazionale (gli Stati Uniti d’Europa), oppure non possiamo fare altro che osservare il lento ma inesorabile declino dei singoli Stati Nazionali . Non sono un’economista ma un semplice giovane che legge gli eventi della storia con un pò di buon senso...
    Ci passi a trovare se lo desidera nel nostro blog : neodemocraziasociale.altervista.org
     
    • Di Carlo Santi (---.---.---.250) 12 aprile 2013 15:17
      Carlo Santi

      Gentile sig. Cammarano, grazie della sua testimonianza.

      Sono perfettamente d’accordo con lei, i paesi fondatori vedevano l’Europa quale unione di Stati, un po’ come gli USA. A dire la verità abbiamo qualcosa in comune: una classe politica disastrata ovunque, poco illuminante e priva di capacità oggettiva.
      Non serve essere economisti per capire che l’economia globale imposta dalle banche (alle quali i politici si sono assoggettati) ha preso tutto quel che c’era da prendere, a scapito dei popoli "sovrani".
      Della serie: si stava meglio quando si stava peggio...
  • Di vittorio (---.---.---.225) 12 aprile 2013 16:29

    In realtà l’Europa è un po’ come molti genitori odierni : non hanno abbastanza autorità ed autorevolezza e non riescono ad imporre al figlio scapestrato (tipo le cicale Italia, Grecia, Spagna, ecc.) di smettere di drogarsi (ammalandosi e spendendo molto di più di quanto produce ) con il risultato che tutta la famiglia (comprese le formiche Germania, Olanda, ecc.) rischia di fallire (crollo dell’euro e conseguente catastrofe planetaria - l’euro rappresenta il 25% delle riserve monetarie dei paesi terzi) e non ha complessivamente abbastanza risorse per investire nel futuro.

    Anzi i politici nazionali che hanno favorito la vita da cicale, perché il contrario avrebbe fatto perdere voti, sono ben lieti di attribuire a Bruxelles (peraltro pure troppo sprecona) la colpa delle misure di austerità viceversa richieste dai nostri 30 anni vissuti da cicale. Con mossa "astuta-patriottica-populista-infantile" chiedono anzi alla Germania di farsi carico di parte dei nostri debiti quando i tedeschi, già nel 2004, hanno attuato quelle riforme di lavoro, fisco, stato sociale, ecc. che hanno consentito loro di tornare ad essere estremamente competitivi, crescere sanamente, ridurre la disoccupazione dal 10% al 7% (quella giovanile al 10% contro il 25% italiano) pur avendo assorbito la palla al piede della Germania dell’Est.

    Condivido dunque il fatto che ne usciremo solo facendo gli Stati Unitti d’Europa; purtroppo non lo vogliono i politici nazionali poiché il 90% di loro dovrebbe andare a casa ... e quindi accampano mille scuse e ci intortano come sanno fare sin troppo bene.

    Se avessimo anche noi un solo Presidente, un solo Parlamento, un solo Governo è ovvio che potrebbero attuare tutte le politiche utili (comprese quelle espansionistiche-vedi USA e Giappone) non dovendo dipendere dal voto a seconda delle circostanze oggi dei tedeschi, domani dei francesi, dopodomani degli italiani, ecc., ma potendo invece preoccuparsi dell’interesse e benessere complessivo degli europei.

  • Di (---.---.---.42) 13 aprile 2013 10:41
    Il fallimento che si chiama Italia e Grecia

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