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Il drammatico risveglio del popolo italiano in piena crisi economica

Il bollettino della disperazione italiana, legata alla crisi economica, è ormai tragico. Disoccupazione, fallimenti, precarietà e povertà sono le cause principali dell'incalzante depressione popolare che spesso spinge al suicidio. Tuttavia, il disastro annunciato, è unicamente responsabilità della "malapolitica"?

"Dio, non peggio", disse quello che stava affogando. E’ triste costatare come il popolo italiano abbia spalancato gli occhi: in drastico ritardo. Dico che spiace vedere incalzare l’inutile depressione, o peggio, l’irreversibile devastazione, in quanto la recente consapevolezza sta spingendo le folle verso l’autodistruzione, anzichè la sana reazione.

Le frottole di una politica dedita all’occultamento delle vere condizioni di uno Stato spolpato, sempre più indebitato, sono la causa principale del malessere collettivo. Un colabrodo le cui perdite dipendevano e dipendono da un insieme di fattori: mala gestione, in primis, ma anche mala società. Affetta dagli stessi sintomi. Ora che si è perso il controllo della situazione, le favolette non incantano più e la realtà esplode in tutta la sua drammaticità, le masse entrano in panico compiendo gesti inconsulti.

Mentre la stampa nazionale riporta, per grandi linee, la cronaca della disperazione galoppante, l’informazione locale dipinge un quadro ancor più tragico. Un ventenne si è accoltellato di fronte all’ennesima porta chiusa: niente lavoro. Oltre ai suicidi, altre forme distruttive, avanzano. Ultimamente è stato rintracciato un operaio licenziato di fresco, il quale ha finto per un breve tempo di recarsi in fabbrica, finchè si è dato al vagabondaggio, costringendo la famiglia a rivolgersi a “Chi l’ha visto”. E ancora: madri e mogli ricorrono più frequentemente alle Caritas, laddove amministrazioni locali lamentano tagli e mancanza di denaro pubblico da investire nel sociale. E quando gli stessi dirigenti “pappavano” l’impossibile? Adesso anche loro piangono miseria?

L’esponenziale ramificazione di metastasi come precarietà, disoccupazione, fallimento, indebitamento, povertà, scoramento, rassegnazione, disagio, incertezza, impotenza, sono tutte caratteristiche di una vertiginosa e precipitosa decadenza. Tuttavia, il disastro era previsto. Da anni. Perché molti scoprono e/o contestano, solo ora, il "grande bluff"? Perché la stragrande maggioranza era troppo impegnata a coltivare egoisticamente il proprio orticello, calpestando il terreno circostante. Perchè i più “furbi”, gli opportunisti incapaci di calcolare la ritorsione delle conseguenze, hanno goduto del marcio sistema favorevole – vedi legittimazione dell’illegalità, ingiustizia, corruzione, clientelismo, appropriazione indebita, evasione fiscale, etc. – a discapito del prossimo. E questi sono i risultati.

Così, i numeri di una collettività caduta in disgrazia, quotidianamente lievitano. Però, è grave appunto rilevare una parte di responsabilità in quello stesso cittadino che adesso si straccia le vesti. Nel medesimo popolo che ha permesso si abbattesse sull’Italia una catastrofe annunciata, regalando potere ad un branco di arraffoni. Responsabili sono pure coloro che si ostinavano e continuano a sostenere – nonostante l’evidenza – uno sfascia Paese come il capitalista "Mr. Berlescort" e affini. Non è, dunque, solamente strage d’innocenti.

Parlando con una berlusconiana demoralizzata, scopro che sarebbe disposta a scendere in piazza col forcone, perché “guarda come ci ha ridotti il governo Monti”. Non nego di aver provato un sottile piacere, nel cogliere la patetica lagna. Ma come? E fino a ieri, dov’eri? A osannare il leader più processato degli ultimi 150 anni? Non sentivi le scosse telluriche aumentare d’intensità? Il governo tecnico sta compiendo il lavoro abbandonato dagli sfuggenti politici - occupati piuttosto a non perdere ulteriori consensi e poltrone - prendendo gli stessi provvedimenti che avrebbero dovuto adottare i suddetti, secondo ordini impartiti dalla BCE.

Ebbene, certa gente, lasciatemelo dire, meriterebbe proprio di venire sommersa dalle macerie, giacchè era sorda, impunita, disinformata, testarda, convinta. E forse lo è tuttora, vista la perseveranza. “Ignorante non è solo chi non sa, ma chi non vuole sapere di più”. A nulla serviva cercare d’illuminare le menti offuscate dalla cieca credulità. Ma ora frignano dinanzi al risveglio traumatico. Peggio per loro! Noi, coscienti da tempo, eravamo preparati. Oggi e solo oggi, invece, gli ignavi versano torrenziali lacrime di coccodrillo.

Ecco, dispiace - e un pò infuria - accertare il tracollo inevitabile di un popolo che esce immantinente da un lungo letargo, generato anche dalla propria negligenza. Ma addolora ancor di più scorgere la materializzazione di lungimiranti previsioni: la depressione generazionale conclamata. Giovani che percepiscono chiaramente l’immobilità, intrappolati in un pessimo presente senza futuro. Ed è proprio a quei ragazzi, dotati di forze capaci di ribaltare civilmente il mondo, che rivolgo il mio accorato appello: lottare, anzichè subire.

"Quando l’ingiustizia diventa legge, la Resistenza diventa dovere". [Bertolt Brecht]

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