Il doppio gioco del doppio incarico
Del resto a Milano abbiamo già il fulgido esempio di Lucio Stanca che (nonostante il cognome) si sdoppia tra la sua attività di parlamentare e quella bazzeccola di impegno come amministratore delegato della SoGe (la società di gestione di Expo). Da quando è ad infatti le presenze in aula del deputato sono crollate. Nel 2008 ha partecipato al 98,26% delle votazioni in aula, 113 su 115. A ottobre 2009 Stanca è mancato al 95,78% delle votazioni. Alla domanda posta da una giornalista di Rpubblica ha risposto: “Devo rispondere ai miei elettori e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica. Lo scriva, lo scriva bene ‘non certo a Repubblica’” aggiungendo “Certo che sprecate molta carta, eh? Queste sono le mie responsabilità: gli elettori del Pdl e il gruppo del Pdl, non Repubblica”.
Il doppio ruolo è uno scippo all’impegno. Il gioco tutto in difesa di occupare poltrone per non avere il problema di dovere scegliere a chi cederle. Il gioco infame di occupare togliendo spazio alla partecipazione, elemento essenziale della libertà.
Mentre i cacicchi continuano a spandersi come gelatina sulle poltrone prevedibilmente si alzerà l’ennesima levata di scudi ma poichè l’esercizio dell’osservazione non è strumentale nè strumentalizzabile, sarebbe meglio che alcuni professionisti dell’indignazione facile si guardassero le tasche prima di dare fiato alle trombe. Accanto a questi esempi più eclatanti infatti ne esistono di più sommersi ma non per questo meno infimi: il gioco di occupare gli spazi con truppe cammellate per impedire la partecipazione e l’iniezione di energie nuove è una malattia presente anche nella pratica del partitismo italiano, nella costruzione coatta di “gradimento obbligatorio a cascata” e nel “divide et impera” della vecchia politica dei politicanti ciclicamente riciclati.
La responsabilità della solidarietà si annaffia con l’apertura. Comunque. E in tutti i campi.
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