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Il compromesso greco

La Grecia accetta un compromesso pesante da parte della UE per ottenere una proroga dei finanziamenti previsti dal Master Financial Assistance Facility Agreement (MFFA).

Per garantirseli la Grecia di Tsipras ha concordato una serie di impegni con l’Europa. Lo scopo della proroga è il completamento della riforme che il paese dovrà prevedere e queste saranno esaminate congiuntamente con le autorità greche e le “istituzioni” (un modo per evitare di chiamarla “troika”?).

Le autorità greche dovranno presentare un primo elenco di misure di riforma entro la fine di lunedì 23 febbraio. Le “istituzioni” (troika, ndr) forniranno una prima valutazione e solo se tali norme saranno ritenute sufficienti per essere un punto di partenza valido, concederanno gli aiuti. Tale elenco sarà ulteriormente specificato, e quindi concordato con le “istituzioni”, per la fine di aprile 2015.

Solo l'approvazione da parte delle “istituzioni” consentirà una qualsiasi erogazione della tranche in sospeso del programma EFSF corrente e il trasferimento dei fondi economici al governo greco. In questa ottica la Grecia dovrà coordinarsi in stretto accordo con le “istituzioni” europee dove la Banca Centrale Europea e il FMI continueranno a svolgere il proprio ruolo (EU, BCE e FMI = Troika).

Le autorità greche hanno espresso il loro forte impegno per un processo di riforma strutturale più ampia e approfondita, volta a un duraturo miglioramento delle prospettive di crescita e di occupazione, garantendo la stabilità e la resistenza del settore finanziario e per migliorare l'equità sociale. La Grecia si è impegnata, inoltre, ad attuare alcune riforme a lungo termine per affrontare la corruzione e l'evasione fiscale e per migliorare l'efficienza del settore pubblico. In questo contesto, le autorità greche si sono impegnate a utilizzare la fornitura continua di assistenza tecnica da parte della UE (Controllo?).

La Grecia, infine, ha ribadito l’impegno inequivocabile a onorare i propri obblighi finanziari a tutti i loro creditori, in modo “pieno e tempestivo”, e si è impegnata a garantire un “adeguato avanzo di bilancio” a garanzia della sostenibilità del debito.

Quanto ai finanziamenti a disposizione del fondo di sostegno al comparto bancario (Esfs), questi potranno essere “utilizzati solo per ricapitalizzazioni bancarie” e saranno rilasciati “solo su richiesta della Bce o della Ssm”. Atene chiedeva di poter utilizzare quei fondi per scopi più generali di finanziamento, ma la UE ha insistito per mantenere l’unico utilizzo delle ricapitalizzazioni bancarie. L’accordo dovrebbe consentire alla Bce di riutilizzare come garanzia per finanziamenti i titoli di stato ellenici, una boccata d’ossigeno importante per il sistema creditizio greco, non v'è dubbio, ma i soldi andranno esclusivamente alle banche greche e non a favore del popolo che in futuro soffrirà ancor più per le nuove riforme che dovranno essere varate.

Tsipras esulta per questa intesa, pur specificando che:

“Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra. Le vere sfide sono ancora davanti a noi e, comunque, abbiamo raggiunto il nostro principale obiettivo all'interno dell'Eurozona: l'intesa ha cancellato gli impegni sull'austerity dei precedenti governi”.

Eppure, pochi giorni fa il premier ellenico aveva dichiarato:

“Niente soldi. Alla Grecia serve solo tempo.”

In realtà, adesso per la Grecia cambia assai poco, la “troika” ora si chiama “istituzioni”, mentre gli impegni con i creditori (sempre di troika si tratta) andranno rispettati e le riforme andranno fatte, cioè oltre a quelle già attuate negli anni scorsi che hanno portato i greci sull’orlo del baratro.

Nel frattempo godranno banche e banchieri, come sempre d’altronde.

Che sia questa “L’altra Europa con Tsipras”?

Come faccia Tsipras a esultare lo sa solo lui, di fatto, l’unico “trionfo” del governo ellenico è quello di avere quattro mesi di tempo per evitare di fallire. In pratica, un’impresa assai ardua.

A questo punto “l’altra Europa” la dovremmo cercare altrove. O attendere che si sbricioli da sola.

Link: Comunicato ufficiale UE sull’accordo del 20.02.2015

Questo articolo è stato pubblicato qui

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