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Il caso Zamparini si complica. E viene tirato dentro la polemica il procuratore Grasso

 

La vicenda Zamparini si complica, non tanto sul piano strettamente giudiziario quanto su quello delle polemiche e delle code “politiche” e “istituzionali”. Cerchiamo di riassumerle. Lunedì scorso, Sonia Alfano, parlamentare europeo dell’Idv, dopo aver appreso da un articolo di Altrabenevento pubblicato su Gli Italiani della richiesta di arresti per Zamparini da parte del PM di Benevento, Antonio Clemente, aveva segnalato con una nota su Il Fatto Quotidiano, la inopportuna amicizia del Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso, con l’imprenditore.

Ecco qui l’articolo pubblicato su Il Fatto a firma, appunto, di Sonia Alfano:

Quello che sta accadendo in questi giorni in Sicilia è davvero incredibile. Non si può stare un attimo tranquilli, è diventata una e propria fiera degli orrori oramai. Qualche sera fa il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo è andato a cena con il suo “presunto” indagato, Renato Schifani, in passato socio di personaggi poi rivelatisi mafiosi e oggi presidente del Senato, il che ovviamente non è consequenziale. Vicenda rimasta circondata da un assordante silenzio: nessun grande giornale ha ripreso lo scoop del Il Fatto Quotidiano, nessuna presa di posizione, nessuna richiesta di chiarimenti.

Qualche giorno fa invece si scopre che nel luglio scorso la Procura della Repubblica di Benevento ha chiesto l’arresto di Maurizio Zamparini (patron della squadra di calcio di Palermo) a seguito di una indagine durata ben quattro anni. I reati ipotizzati sono: truffa contro la pubblica amministrazione, corruzione, falso e abuso d’ufficio.

Come ricostruisce il sito “gliitaliani.it”, i fatti incriminati riguardano la costruzione e l’apertura, nell’ottobre 2006, del centro commerciale “I Sanniti”. “Il patron del Palermo Calcio aveva infatti sottoscritto due accordi con il Comune di Benevento, impegnandosi a cedere all’ente un parco fluviale attrezzato, una strada a confine con il lotto commerciale e altre due opere pubbliche per un totale di circa 3 milioni di euro, in cambio delle autorizzazioni in deroga agli strumenti urbanistici. Zamparini non ha mantenuto gli impegni presi con consistente vantaggio patrimoniale per se stesso e notevoli danni per la cittadinanza”. Zamparini in passato era già stato indagato e prosciolto a Lodi per la scalata Antonveneta (appropriazione indebita pluriaggravata), e indagato e subito prosciolto per associazione mafiosa e banda armata per l’apertura dell’Ipermercato a Cinisi; di quell’indagine il procuratore capo era Pietro Grasso. Ma, è bene dirlo, in quel caso l’unica colpa del patron rosanero era stata una troppo disinvolta fiducia in chi gli proponeva affari. Coinvolto anche in un’indagine su presunti casi di corruzione a impiegati dell’ Agenzia delle Entrate della Lombardia, Zamparini è stato dunque più volte attenzionato dalla magistratura. Avrà la calamita o solo tanta sfortuna.

Ma cosa c’entra Zamparini con la Procura di Palermo? Più di quanto potete pensare. Il vulcanico patron del Palermo è notoriamente grande amico dell’ex procuratore capo di Palermo e attuale procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Famose le sue scorribande nei ritiri estivi del Palermo Calcio e le gite sulla barca di Zamparini. Memorabili le sue trasferte con consorte a Praga, in Austria e in Spagna al seguito dei rosanero. E’ un reato? Assolutamente no. E’ eticamente inopportuno? Fino ad oggi no. Ma adesso che Zamparini ha sulla testa una richiesta di arresto (per il momento rifiutata ma già appellata)? Come si comporterà il più alto esponente della magistratura antimafia italiana? La truffa contro la pubblica amministrazione, la corruzione, il falso e l’abuso d’ufficio sono reati molto, molto gravi. Il procuratore saprà rinunciare alla sua più grande passione sportiva, il Palermo Calcio, e all’ebrezza delle onde siciliane?

Ecco la risposta di Zamparini inviata a stretto giro:

“Stranamente la mia persona viene fatta in questo momento bersaglio di notizie, interpretazioni e giudizi che ne fanno un delinquente da schivare. Sono veramente amareggiato dal nostro Paese che permette a certi personaggi di gettare fango su una persona, la mia, con un passato, presente e futuro cristallino: tutte le operazioni contro l’imprenditore Zamparini valutate da diverse Procure negli ultimi anni sono risultate vuote e sfociate addirittura in archiviazioni poiché insussistenti. Ho fatto richiesta al nostro ufficio legale di sporgere querela nei confronti della Sig.ra Alfano, che non conosco e spero di mai conoscere, per le notizie ed il fango da lei gettato su persone pulite come il sottoscritto ed il Procuratore Capo Piero Grasso che mi onoro di avere come amico, così come credo che lui stesso si onori di avermi come Suo amico. Certo che la Magistratura chiarirà, come sta chiarendo, anche l’ultimo episodio di Benevento, territorio dove è stata fatta continua violenza nei confronti dell’imprenditore Zamparini. Lascio questo messaggio ai tifosi del Palermo che comunque già conoscono, per il loro agire, il loro Presidente ed il Procuratore Capo Piero Grasso”.

I toni si sono fatti accesi. Già lo erano, ma l’intervento dell’europarlamentare siciliana a quanto sembra ha scatenato la reazione dell’imprenditore leader dei centri commerciali in Italia e, soprattutto, patron del Palermo Calcio. E la sua risposta sembra essere indirizzata infatti soprattutto alla scena palermitana, calcistica e non, che ormai apertamente parla di un “caso Benevento”. Strano, però, che proprio a Benevento i media non stiano seguendo, se non di “taglio basso”, questa vicenda che proprio da Benevento è partita. Sarà perché uno dei legali di Zamparini è persona che molto conta nella città campana? Parliamo di dell’avvocato Umberto Del Basso De Caro, già ex parlamentare Psi, già uno dei membri del collegio di difesa di Bettino Craxi, poi entrato nel Pd e proprio di questo partito fino a pochi mesi fa segretario provinciale e ora consigliere regionale Pd di peso (tanto che si parla di lui come sostituto di De Luca alla guida del gruppo consiliare), e anche per anni presidente dell’ordine professionale locale. E non ci si ferma qui, visto che da anni si parla di lui (senza essere mai stati smentiti) membro di spicco della massoneria in Campania. Ma fin qui siamo solo sulle ipotesi. Probabile la pigrizia dei media locali, e probabile il timore di esporsi troppo con chi pesa in provincia.

Ma andiamo agli ultimi sviluppi. Ovvero la contro replica alla nota di Zamparini da parte di Sonia Alfano.

Leggo su numerosi blog e sulle testate “Mediagol.it”, “Tutto Mercato Web” e in ultimo su “ilgiornaledisicilia.it” una notizia tratta dal sito ufficiale del Palermo Calcio, ovvero che il presidente della società ha deciso di querelarmi per aver esposto dei fatti (già ampiamente resi pubblici dalla procura di Benevento) e per essermi chiesta se ora, dopo la richiesta di arresto che gli pende sul capo, il suo amico, il procuratore Pietro Grasso, continuerà a frequentarlo.

Mi auguro che Zamparini sia assistito da avvocati che siano in grado di spiegargli che mancano i presupposti per un’azione legale: non ha senso querelare una persona che espone fatti realmente avvenuti e di dominio pubblico. Io, infatti, non ho emanato sentenze, non ho insultato nessuno e non ho neanche attaccato Zamparini. Di lui si occupa la magistratura, e lo fa da tempo. Il mio articolo argomentava una semplice quanto, a mio avviso, legittima domanda “è OPPORTUNO che un alto magistrato (il più ‘importante’ magistrato antimafia) continui a frequentare una persona (non il Presidente del Palermo, ma UNA PERSONA) che risulta indagata e sulla quale pende una rischiesta di arresto (respinta, ma pur sempre appellata)?”

Non è una questione sportiva, eppure Zamparini, abilmente, cerca di buttare l’argomento sul calcio e di tirare in mezzo i tifosi, pur sapendo che io non avevo parlato nè di calcio nè di tifosi. E’ una strategia che mi inquieta molto: aizzare contro di me i tifosi facendo percepire loro la mia presunta avversione contro la squadra e il presidente. Ottima come teoria, resta il fatto che non solo non ho mai scritto parole contro la società di calcio e meno che mai contro i tifosi, ma non le ho nemmeno lontanamente pensate.

Il messaggio di Zamparini, lasciato sul sito del Palermo Calcio (ma cosa c’entra il sito della squadra di calcio?), è il timbro su questa strategia: dopo aver chiarito che non mi conosce e spera di non conoscermi, annuncia querela e conclude con la frase “lascio questo messaggio ai tifosi del Palermo che comunque già conoscono, per il loro agire, il loro Presidente ed il Procuratore Capo Piero Grasso”. Questo passaggio può suonare, alle orecchie di qualche sprovveduto o poco intelligente, come un invito ad “agire” contro la mia persona. Lo dico senza timori: quella frase ha il sapore di un’intimidazione. Zamparini sembra quasi un clone di Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio usa le aule del Parlamento per sfuggire al giudizio dei magistrati, Zamparini addirittura lancia messaggi subliminali ai tifosi di una squadra di calcio per difendersi da una serie di fatti incontestabili.

Gli ricordo che lo scorso anno, poco dopo una mia presa di posizione a seguito di alcuni violenti scontri allo stadio, apparve su un muro della città (nella strada che porta al poligono di tiro) la scritta “Sonia Alfano infame”. In quell’occasione (febbraio 2009) avevo semplicemente chiesto, in qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, alla società del Palermo Calcio, di isolare le frange criminali che inquinavano la tifoseria palermitana, troppo spesso autrici di immotivati e barbari attacchi alle forze dell’ordine, anche per difendere la larga parte di tifoseria onesta e non violenta. Non dimentichiamo che una parte (esigua, lo ripeto) della tifoseria palermitana ha esposto striscioni inneggianti all’abolizione del 41bis, anche ad Ascoli dove era detenuto Totò Riina. Se questi non sono messaggi mafiosi…

E, anticipando il rischio di qualche semplificazione o scorciatoia, affermo chiaramente: nessuno si permetta di dire che voglio dare dei mafiosi ai tifosi del Palermo; NON ESISTE QUESTA POSSIBILITA’. Più volte ho specificato che la tifoseria del Palermo Calcio è formata da persone per bene ed è proprio per prendere le difese dei tanti palermitani onesti che seguono le partite della squadra cittadina che ho esplicitamente chiesto alla società del Palermo Calcio di isolare i violenti. Allora volevo solo che si schierasse dalla parte dei carabinieri feriti e della tifoseria onesta. Adesso, ho parlato di Pietro Grasso e mi sono chiesta in che termini volgerà il suo rapporto con Maurizio Zamparini. Questo non ha nulla a che vedere con il Palermo calcio, nè con lo sport, e ci tengo a ribadirlo poichè non voglio che le mie domande su Pietro Grasso prendano una piega diversa da quella che devono avere. Non mi interessa per quale squadra tifa, nè cosa gli piace mangiare. Voglio sapere se ritiene opportuno frequentare un indagato per il quale è stato richiesto l’arresto. Quanto accaduto oggi, devo dirlo, è di una gravità inaudita. Per questo annuncio che per precauzione presenterò un esposto alla Procura di Palermo contro queste parole che appaiono esplicitamente minacciose.

E la vicenda giudiziaria? Va avanti. E vediamo come li riporta puntualmente Altrabenevento.

Normalmente gli amministratori indagati per reati penali, lamentano che la magistratura invade la sfera di competenza della Politica, ma ogni tanto gli fa comodo confondere i ruoli.

Il sindaco, Fausto Pepe, ad esempio, per difendere a spada tratta l’assessore alle opere pubbliche, Aldo Damiano, di cui la Procura della Repubblica ha chiesto gli arresti domiciliari per i reati connessi alla apertura dell’ Ipermercato Zamparini, annuncia di volere attendere la conclusione delle indagini per decidere se revocarlo.

Lo stesso sindaco qualche giorno fa, dopo aver difeso il Concorso dell’AMTS, ci ha ripensato ed ha chiesto l’annullamento della graduatoria e le dimissioni del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda dei Trasporti e del presidente Claudio Principe, senza attendere la conclusione delle indagini a suo carico per il reato di Abuso di Ufficio previsto dall’art. 323 del Codice Penale. In quel caso, il sindaco ha ritenuto che, indipendentemente dalla contestazione di eventuali reati penali, i componenti del CdA dell’AMTS devono lasciare l’incarico per gli “errori” commessi relativamente alla organizzazione di quel concorso, che ha prodotto un danno alla pubblica amministrazione.

Nel caso dell’ipermercato Zamparini, il sindaco ha accertato che non ci sono “errori” commessi dall’assessore Damiano?

Antonio Medici, l’ex assessore che non volle firmare la delibera 150 del 12 ottobre 2006, con la quale fu autorizzata la apertura di quel Centro Commerciale, ha segnalato che ammontano a circa 6 milioni di euro i danni prodotti alle casse e al patrimonio comunale, per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti da Zamparini. Il sindaco è sicuro che non ci siano responsabilità politiche ed amministrative, da attribuire ad Aldo Damiano, ex assessore all’urbanistica ed ora con delega ai Lavori Pubblici, per le opere che Zamparini avrebbe dovuto a sue spese realizzare?

Fausto Pepe, nel caso di Damiano, non entra nel merito dei fatti, limitandosi a sostenere che “Al di là della vicenda giudiziaria che a me pare marginale, non essendo stato l’assessore Damiano, come egli stesso ha dichiarato, nemmeno raggiunto da un avviso di garanzia, le sue mi sembrano doti e qualità che non sarebbe utile disperdere, nell’interesse di tutti”.

Evidentemente il sindaco fa riferimento alle dichiarazioni rese alla stampa dallo stesso Damiano il quale ha comunicato di essere indagato solo per Abuso di Ufficio, art. 323, c.p. e di non aver ricevuto atti giudiziari. Ma Fausto Pepe, si sbaglia perché, come risulta dagli atti messi a disposizione degli avvocati difensori degli indagati per i quali sono state richieste le misure restrittive, Aldo Damiano risulta indagato per i fatti di cui al “al Capo 1) del delitto di cui all’ articolo 640 cpv, n.1 del c.p. (Truffa ai danni di Ente Pubblico); “al Capo 4) del delitto di cui agli articoli 319 e 321 c.p.” (Corruzione per un atto contrario ai doveri). Non c’è traccia di contestazione per il reato di abuso di ufficio, art. 323 c.p.

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha respinto la richiesta di misure cautelari del Pubblico Ministero il quale ha prodotto ricorso al Tribunale del Riesame che si pronuncerà il 5 novembre. Ma, indipendentemente dall’eventuale arresto, rimangono le contestazioni di gravi reati a carico dell’assessore Damiano, tuttora indagato, il quale potrebbe rendere pubblici gli atti di cui è certamente a conoscenza, in modo che tutti possano farsi una idea precisa dei fatti attribuiti.

Siamo sicuri che siamo solo alle prime scaramucce. Sul piano delle polemiche (siciliane e non beneventane, questa l’ulteriore stranezza del caso) certamente.

Per chi voglia approfondire il caso consigliamo la lettura del dossier prodotto da Altrabenevento. http://www.altrabenevento.org/altrabenevento/?p=71

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