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Il cacciatore: su Rai2, la fiction dedicata al magistrato Alfonso Sabella

La Rai, da sempre incline ai fenomeni sociali, si appresta a mandare in onda un prodotto di qualità, che ha come matrice la legalità e la lotta alla criminalità. Stiamo parlando di “Il cacciatore”, la fiction in sei puntate, da lunedì, su Rai2.

La fiction, tratta dal libro «Cacciatore di mafiosi», scritto dal magistrato Alfonso Sabella, ripercorre la storia di Saverio Barone (Francesco Montanari), un giovane magistrato, appena trentenne che, agli inizi degli anni novanta, mise in ginocchio la mafia corleonese, arrestando più di 1.700 mafiosi.

La scalata del pm della procura di Termini Imerese inizia quando Saverio decide di denunciare il suo capo, Salvatore Donà (Vincenzo Pirrotta), sospettato di collusioni con la mafia. Una scelta che rischia di compromettere la sua carriera. Ma, allo stesso tempo, la situazione attrae l’attenzione di Andrea Elia (Roberto Citran), nuovo procuratore capo di Palermo, che propone a Saverio di far parte nel suo pool antimafia.

Così, l’emergente magistrato approda in Sicilia. Inizia a essere trattato con diffidenza da parte dei colleghi, che lo ritengono il meno esperto, per via della sua giovane età. Ma, Saverio si rivelerà abile nel conquistare la fiducia nel commissariato siciliano e di affrontare inchieste scottanti, come quella del piccolo Giuseppe Di Matteo (Antonio Avella), dodicenne figlio di un pentito di mafia, e quella degli assassini di Giovanni Falcone. 

«Saverio Barone è un personaggio ispirato a Sabella. I fatti di cronaca sono tutti veri, ma la linea della vita privata e del suo modo di condurre le indagini è inventata. Abbiamo creato un personaggio ambiguo: non capisci se Barone il suo lavoro lo fa per profondo senso di giustizia o per un appagamento narcisistico», afferma l’attore.

Francesco Montanari ha avuto l’onore di conoscere il vero magistrato. «Sì, ma a riprese cominciate: il personaggio l’ho preparato sul testo e non volevo farmi influenzare. È un uomo carismatico, di enorme cultura, una di quelle persone che ascolteresti per ore».

L’attore si è dovuto calare nei panni del personaggio, acquisendo la pronuncia dialettale siciliana. «Ho avuto la fortuna di lavorare con un coach palermitano. E la mia conquista è stata che alla fine avevo degli “automatismi dialettali”, certe frasi mi venivano senza nemmeno pensarci su». 

Quella di Saverio Barone è una discesa agli inferi di un giovane pubblico ministero, il privato dei boss mafiosi più sanguinari e una scalata fatta d’intuito, istinto e ambizione.

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