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Il Tour de France, una magia infinita

Breve excursus sul Tour de France. Una gara meravigliosa che da sempre ammalia tifosi e corridori.

UNA CORSA CHE E’ L’ESSENZA DEL CICLISMO

Il Tour de France è da oltre cent’anni la corsa a tappe più famosa del Ciclismo mondiale nonché l’evento sportivo più seguito nel Pianeta dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio. Per un ciclista parteciparvi rappresenta un dovere, vincerlo è prerogativa dei fuoriclasse del pedale. Su queste strade sono state scritte le pagine più memorabili della storia ciclistica, e tanti campioni sono assurti alla leggenda proprio in virtù d elle loro imprese compiute alla Gran Boucle. Codesta competizione è talmente prestigiosa e difficoltosa che una semplice vittoria di tappa può valere una carriera, figurarvi cosa significhi per un ciclista arrivare sul gradino più alto del podio a Parigi, da sempre sede d’arrivo dell’ultima tappa. Il Tour de France è insomma la massima espressione della fatica, della sofferenza fisica e morale, dell’agonismo esasperato, dove ogni kilometro racchiude un caleidoscopio di emozioni e significati di varia natura. Nel corso della sua lunga storia - principiata nel 1903 – si sono attraversati i posti più impervi ed improbabili e ci si è arrampicati per montagne da brividi come il Mont Ventoux, che rappresenta forse l’asperità simbolo del Giro di Francia, kermesse in cui sin dai primi anni del Novecento si sono registrate imprese pazzesche, specialmente sino agli anni Trenta, e non per niente quella sarebbe passata alla storia come l’era eroica. Poi col tempo si sarebbe smarrito quel fascino irresistibile di un ciclismo sovraumano, per cedere il passo alla modernità, tuttavia anche oggi il Tour trasuda entusiasmo in tutti gli appassionati, e per gli stessi corridori rimane la gara da vincere ad ogni costo, l’università a cui un campione non può non iscriversi.

I CAMPIONI MITICI: DA FABER AD INDURAIN

Il primo eroe della Gran Boucle fu forse Francois Faber (Lussemburgo), primo straniero a vincerla. Faber nel 1909 stupì l’Europa con le sue imprese ai limiti delle possibilità umane, trionfando in un Tour ritenuto sinora il più duro e penoso della storia, in cui il freddo la fece da padrone come non mai. Faber si affermò in 6 tappe (su 14), di cui 5 consecutive, rappresentanti sino ad oggi un record difficilmente eguagliabile. L’anno successivo sarebbe andato vicinissimo ad un bis fantastico, ma una serie di contrattempi gli avrebbero negato il successo finale. Il belga P. Thys nel 1920 sarebbe stato il primo ad aggiudicarsi la corsa per ben 3 volte, per un record che avrebbe eguagliato L. Bobet soltanto negli anni Cinquanta. Prima però tutti avrebbero assistito alle imprese superlative di Gino Bartali, trionfatore nel 1938 e dieci anni dopo, nel ’48, in una maniera a dir poco leggendaria. Proprio Bartali può essere ritenuto il primo mostro sacro in grado di svettare in terra francese, e solo la Seconda Guerra Mondiale gli avrebbe impedito di impinguare ulteriormente, magari in maniera sproporzionata ed ineguagliabile, il suo comunque ricco palmares alla corsa gialla, in cui vanta tuttora il record italiano di tappe vinte, ben 12. Evidentemente quelli dovevano passare alla storia come gli anni dei campionissimi italiani, ed è così che nel 1949 si registra l’exploit straordinario del Campionissimo per definizione, Fausto Coppi, che precederà a Parigi proprio Bartali, le cui sfide epiche contraddistinsero oltre un decennio di ciclismo dividendo lo Stivale in coppiani e bartaliani. Coppi, corridore completo come nessun altro (super su ogni terreno, persino in pista), si sarebbe ripetuto alla grandissima anche nel ’52, incastonando il suo nome nella leggenda come neppure uno sarebbe più riuscito a fare. Si è vero, il Tour avrebbe ospitato i 5 ineguagliabili trionfi dei vari J. Anquetil (formidabile cronoman), E. Merckx (il pluridecorato per eccellenza), B. Hinault (fortissimo su ogni terreno), M. Indurain (abile a cronometro, regolare in salita), ed il poker di C. Froome, ma nessuno di questi avrebbe solo sfiorato le proporzioni gigantesche delle imprese impossibili compiute dal campione di Castellania, né tantomeno avrebbero avvicinato la statura di Bartali, senza dubbio il più grande scalatore all time (fra i grandi grimpeur si ricordano anche Luis Ocana e Charly Gaul). Fra gli italiani si ricordano anche le affermazioni di Ottavio Bottecchia (1924 e 1925), che è l’azzurro più volte maglia gialla (34 giorni), di Gastone Nencini (1960), Felice Gimondi (1965), dello sfortunato scalatore Marco Pantani (1998), ultimo in assoluto a centrare l’accoppiata stagionale col Giro d’Italia e di Vincenzo Nibali (2014). Uomini di classifica a parte si devono necessariamente ricordare velocisti del calibro di Andrè Darrigade (22 volate), Freddy Maertens (15 acuti), Erik Zabel (12), Robbie McEwen (12), Mark Cavendish (34) e fra gli italiani di Raffaele Di Paco (11 volate), Mario Cipollini (12) e Alessandro Petacchi (“soltanto” 6 successi a causa delle mille vicissitudini cui è andato incontro). Concludiamo ricordando la classifica all time di vittorie di tappe: 34 Merckx e Cavendish, 28 Hinault, 25 Leducq, 22 Darrigade, 20 N. Frantz, 19 Faber, 17 Alavoine.

 

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