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Il Quirinale e l’horror fatui

E così non c’era nessuna strategia dietro alle Grandi Manovre Democratiche. Non c’era quel minimo di intelligenza che si sperava, solo un vuoto, un bel Nulla, la fatuità di giocherellare con le massime istituzioni del Paese trattandole come i propri balocchi da negare agli altri bimbi dell'asilo.

Adesso qualsiasi cosa è stata detta, fatta, pensata e anche criticata, irrisa, deprecata, maledetta.

Anche la sconfortata affermazione di una delle poche teste ancora pensanti, Fabrizio Barca: "Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà o non proponga Emma Bonino" cioè che non accetti le aperture del M5S o almeno - nel dubbio fondato che i voti sarebbero mancati anche in questo caso - che non proponga una figura equidistante da tutti e tre i poli in grado perciò di evitare al PD le fatali lacerazioni interne che abbiamo visto, compensando i voti mancanti all'interno dell'area cattolica del PD con una possibile aggregazione esterna, dal PDL al M5S.

Arrivare a pregare in ginocchio il vecchio Presidente della Repubblica di accettare un bis per manifesta incapacità di produrre un nuovo qualsiasi è l’aspetto più tragico e triste di quest’ultima apparizione pubblica di un partito che si è voluto chiamare Democratico forse perché aveva confuso l’idea di democrazia con quella di caos; secondo un'antica logica tornata di moda secondo cui il popolo è una massa necessariamente caotica e incapace di proposizioni costruttive, intelligenti e creative.

Questo assunto deve essere la causa vera del drammatico fallimento storico del PD che, nella sua nota ‘fusione a freddo’ tra ex comunisti ed ex democristiani, ha visto l’area laica ormai priva di una qualsiasi identità propria dopo la caduta del Muro ed il collasso del comunismo reale, incapace di elaborare un processo trasformativo, riscoprendo e magari ripartendo da quel socialismo fatto fuori con spietata freddezza e protervia prima e dopo la guerra.

Angosciata e senza identità ha accettato supinamente la proposta di matrimonio di quell’altra parte, la sinistra democristiana, che l’identità invece ce l’aveva, comunque fosse quella derivante dalla sua storica religiosità. La dottrina del cattolicesimo sociale e quella della socialdemocrazia si sono trovate affiancate per sommarsi senza mai fondersi e senza amalgamarsi in un 'nuovo' mai nato.

Da questo specie di mostro, il cui creatore Prodi è stato l’ultimo cannibalizzato proprio dalla sua creatura, è derivato il Nulla assoluto che abbiamo avuto sotto gli occhi in questi giorni, sperando fino all’ultimo che sotto sotto, latente, ancora battesse un cuore, si muovesse uno spiraglio di vita; un’intelligenza tattica, magari minima, magari aliena a questo mondo di incartapecoriti idioti capaci solo di pianificare il proprio suicidio con la più incredibile stoltezza, con la più flemmatica stolidità. Suicidio che è anche il colpevole assassinio a sangue freddo delle residue speranze di un popolo di sinistra ormai solo e schiacciato fra le derive populiste dei vari Padri Padroni, di destra e di "sinistra", che vogliono distruggere anziché trasformare; buttare giù prima di aver elaborato un progetto, al di là di parole vuote che vogliono sembrare piene di significati reconditi: "cittadino" invece che "onorevole", andare a incontrare i "cittadini" anziché i propri militanti, ascoltare i "cittadini" che si esprimono "on line" invece di parlare di banali sondaggi o primarie come fanno anche altri; dove "uno vale uno" e si vede lontano un miglio che è una balla. Populismi che ripercorrono la stessa identica strada che altri, novanta anni fa, hanno percorso tracciando la drammatica storia europea dopo il crollo della Repubblica di Weimar.

L’idiozia di un progetto di fusione fra un’identità fondata sulla trascendenza e una identità perduta in un materialismo ottuso e mai ritrovata, rinnovata, ricreata ha dato questi frutti amarissimi che mettono in mostra l’oscena impotenza di un partito nato vecchio debosciato, traditore, infido, falso, ipocrita, vuoto. Un partito che non può decidere mai in nessun campo, in nessuna occasione: in economia, politica, cultura, diritti civili, scuola, laicità, futuro. Non può decidere mai perché immediatamente decidere significa trovarsi fra le mani due, tre, quattro, cinque proposte diverse e in contraddizione fra di loro, in una cacofonia assordante di sgangherati proclami tanto altisonanti quanto inutili. "Sì, ma anche no".

Se non può decidere sulla figura del Presidente della Repubblica, figuriamoci su un Governo e sulla conduzione di un Paese nei meandri della più grave crisi sociale ed economica della sua storia repubblicana.

Che l'implosione di questo partito permetta almeno che si apra la speranza per qualcuno più onesto e pulito, intelligente e coerente, di trovare la possibilità di ricominciare da capo. Da zero, con la storia di un secolo da rielaborare. Da zero, perché quello che abbiamo visto finora è francamente un orrore di fatuità, un abisso di nullità paralizzante.

Al popolo di sinistra adesso i classici quarant'anni di traversata nel deserto, perché questa sembra essere proprio una sconfitta devastante, una di quelle batoste da cui si esce solo ripensando dalle radici l'intera cultura della sinistra. Altrimenti meglio lasciar perdere e darsi all'ippica (se ancora esiste, almeno quella).

 

 

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