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Il Nobel per la Pace al World Food Programme

Il Nobel per la Pace al World Food Programme È stato assegnato il penultimo premio Nobel 2020, andato al WPF riconoscendo il legame tra la fame e i conflitti, e anche il ruolo dell’organizzazione durante la pandemia.

Anna Romano

“Senza pace, non possiamo raggiungere l’obiettivo di portare a zero la fame nel mondo; e finché c’è la fame, non avremo mai un mondo in pace”, scrive sul suo sito il World Food Programme (WFP), cui ieri è stato assegnato il premio Nobel per la Pace.

Guerra e fame

“Per i suoi sforzi nel combattere la fame, per il suo contributo a migliorare le condizioni necessarie per la pace nelle aree interessate dai conflitti e per aver agito come una forza trainante negli sforzi per prevenire l’uso della fame come arma delle guerre e dei conflitti” è la motivazione del premio Nobel per la Pace assegnato a Oslo (questo premio è infatti l’unico a non essere assegnato in Svezia, e il vincitore è scelto dal comitato norvegese).

Il legame tra la fame e la guerra, ricorda infatti il comunicato del premio, è un circolo vizioso. Da una parte, infatti, guerra e conflitti determinano insicurezza alimentare, mentre questa, dall’altra parte, può portare all’esplodere delle guerre. «La mancanza di cibo è una causa di guerre, perché la lotta per le risorse è probabilmente una delle più comuni ragioni di conflitto; e la mancanza di cibo causa anche instabilità nelle popolazioni – naturalmente, perché il cibo è una delle nostre necessità di basilari», ha spiegato Berit Reiss-Andersen, la presidente del comitato norvegese per il Nobel, annunciando l’assegnazione. Viceversa, quindi, riuscire ad aumentare la sicurezza alimentare (nel caso del WFP, fornire assistenza per riuscirci) non è un’azione solo fine a se stessa – in altre parole, non serve solo a combattere la fame ma ha anche un ruolo nel migliorare la stabilità e la pace.

È per questo che risulta tanto importante il lavoro portato avanti dal WFP, l’organizzazione delle Nazioni Unite fondata nel 1961 e dedicata a combattere la fame nel mondo, “fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorarne la nutrizione e costruirne la resilienza”, come scrive sul suo sito. Il WFP è anche il principale strumento delle Nazioni Unite per raggiungere l’obiettivo 2 dell’Agenda 2030, “Zero Hunger”, mirato a “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. I progetti portati avanti in Sudamerica, Africa e Asia dal WFP hanno unito il lavoro umanitario con gli sforzi per la pace; lo scorso anno, l’organizzazione ha fornito assistenza a circa 100 milioni di persone in 88 diversi Paesi.

 

La pandemia che peggiora la situazione

Nel 2019, si legge ancora sul comunicato, 135 milioni di persone hanno patito la fame, il più alto numero da anni. Secondo il Global Report on Food Crisis, la maggior parte di esse (77 milioni) si trova in Paesi interessati dai conflitti, ma anche dai cambiamenti climatici (34 milioni) e crisi economiche (24 milioni di persone). Il numero, comunque, può essere destinato ad aumentare a causa degli effetti della pandemia.

Il WFP stima infatti che nel 2020 il numero di persone che patisce la fame possa quasi raddoppiare rispetto allo scorso anno, tanto da poter parlare di una “pandemia della fame”. E nella cerimonia di assegnazione è stato infatti sottolineato anche l’impegno dell’organizzazione durante la pandemia di COVID-19. In alcune nazioni che già pativano la presenza di conflitti, come Yemen, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sudan del Sud e Burkina Faso, infatti, l’arrivo della pandemia ha drammaticamente aumentato il numero di coloro che pativano la fame. «Di fronte alla pandemia, il WFP ha dimostrato una straordinaria abilità nell’intensificare i suoi sforzi», ha detto ancora la presidente. «Come ha detto il WFP stesso, finché non avremo un vaccino, il cibo è il vaccino migliore contro il caos».

“Con il premio di quest’anno, la Commissione norvegese per il Nobel spera di richiamare l’attenzione del mondo sui milioni di persone che soffrono o rischiano di soffrire la fame. Il World Food Programme ha un ruolo fondamentale nella cooperazione multilaterale per rendere la sicurezza alimentare uno strumento di pace”, si legge ancora sul comunicato. E nell’assegnazione del premio è stata anche richiamata l’attenzione sull’importanza di non sottofinanziarne le attività: «Il mondo rischia di sperimentare una crisi alimentare di proporzioni inconcepibili se il World Food Programme e altre organizzazioni di assistenza alimentare non riceveranno il supporto finanziario che hanno richiesto», ha infatti specificato Reiss-Andersen durante il discorso d’assegnazione.

Dal canto suo, il WFP scrive che questo premio non è solo per l’organizzazione: il suo lavoro, infatti, si svolge in stretta collaborazione con i governi, le organizzazioni e i partner del settore privato la cui passione, la volontà di aiutare chi soffre la fame è pari a quella del WFP. E in un video-messaggio su Twitter, David Beasley, direttore esecutivo del WFP e attualmente in Niger, ringrazia lo staff dell’organizzazione: «Sono lì fuori, nei Paesi più complessi e difficili del mondo, che vi siano guerra, conflitti, estremi climatici, non importa; sono lì fuori e si meritano questo premio».

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