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Il Macro Testaccio e la mostra fotografica di SteveMcCurry

Nel centro di produzione culturale, La Pelandra, presso il Macro Testaccio a Roma, proprio nel cuore di uno dei quartieri storici e culturali di questa antica città, è esposta sino al 29 aprile 2012 la mostra fotografica del celebre fotografo SteveMcCurry.

Nato a Philadelphia nel 1950, studia cinema e storia alla Pennsylvania State University. Dopo una breve collaborazione con un giornale locale, decide di recarsi in India per il suo primo reportage fotografico. Vi soggiorna per due anni, e dopo aver pubblicato il suo capolavoro sull’Afganistan, collabora con le riviste più prestigiose.

Da Life a Time Geo ed il National Geographic. Vincitore di molti premi fotografici, due World Press Photo Avards, sempre in giro tra Asia, piuttosto che l’America, i suoi viaggi sono “una dimensione di vita”.

All’interno della mostra più di 200 fotografie scelte e selezionate dal suo viaggiare e raccontare il mondo, che ha girato per 30 anni come fotografo anche di guerra e reporter con i suoi scatti. Per la prima volta saranno presenti i suoi lavori più recenti dal 2009 al 2011 come il ritratto della ragazza afgana dagli occhi verdi.

Le immagini come già detto girate per il mondo, sono state scattate grazie all’ultimo rollino prodotto dalla Kodak. I suoi ultimi viaggi in Thailandia ed in Birmania, con una serie di foto tutte dedicate al Buddismo, anche un reportage su Cuba e proprio in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, una serie inedita di immagini dell’Italia che ama particolarmente, e che ha girato durante l’ultimo anno in varie regioni e città, per citarne alcune da Roma a Venezia, proprio per celebrare e fotografare questo evento.

A curare la mostra e tutto il progetto di allestimento, non poteva mancare di certo Fabio Novembre, uno dei maggiori protagonisti di mostre di immagini e design presenti attualmente nel nostro paese. Le foto sono state quindi esposte e scelte non seguendo un criterio di spazio temporale, bensì accumunando soggetti ed emozioni, cercando assonanze, luoghi comuni e fili conduttori anche con persone e posti che sono presenti, nello stesso modo, se pur con latitudini molto diverse tra loro.

Allestire quindi un vero e proprio villaggio nomade, come del resto lo sono sempre stati i suoi viaggi e la sua vita, per dare un senso e piena umanità alle sue foto che da sempre ci raccontano gioie e dolori trasmettendo quasi un senso di pace poiché viaggiando e fotografando il mondo ci dona gioia e serenità.

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