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Il Cnel sfata un mito: i romeni sono la comunità di immigrati meno criminale esistente in Italia

Roma- Più di due anni or sono il Sindaco della Capitale, e Segretario Nazionale del PD, Walter Veltroni disse: ”Roma era una città tranquilla sino a che la Romania non è entrata nell’Unione Europea”

Presentando alla stampa il proprio rapporto annuale, il Presidente del Cnel Antonio Marzano, già Ministro delle Attività Produttive nel secondo governo Berlusconi, ha sfatato un mito negativo che voleva gli immigrati romeni in Italia come una comunità in buona parte dedita alla criminalità ed alla delinquenza. I Romeni, unitamente ai loro “ cugini” moldavi risultano essere infatti, tra gli stranieri dimoranti nel nostro paese, quelli che meno spesso infrangono la legge penale in proporzione al numero di residenti allogeni in Italia.
 
Bisogna, per onestà, comunque sottolineare come sia ovvio che in termini assoluti gli inquisiti di origine romena rispetto ad esempio a quelli di altra origine sia molto maggiore giacché la loro è una comunità che oggi conta più di un milione di residenti entro i nostri confini nazionali. Tanto per rendere l’idea basta osservare come le altre due nazionalità maggiormente presenti in Italia, cioè quell’albanese e quella marocchina, assommate abbiano una consistenza numerica ad essa inferiore. La spietata realtà delle cifre correttamente espresse in valori percentuali, come in ogni seria facoltà di diritto si insegna si debba fare quando si voglia studiare l’indice di criminalità di un determinato gruppo di persone, dunque clamorosamente contraddice, come giustamente ha sottolineato il professor Marzano, le spietate campagne “romenofobiche” in cui si è distinta, ad ondate periodiche, negli ultimi anni la stampa italiana, particolarmente quella di sinistra.
 
Fu infatti all’indomani dell’orribile omicidio della signora Reggiani, che agonizzante fu fatta oggetto di turpi atti di libidine, consumatosi in un quartiere di Roma ad opera di un criminale romeno di etnia nomade che l’allora Sindaco della Capitale, nonché segretario del Pd, Walter Veltroni, affermò che la Città Eterna sino all’ingresso della Romania nell’Unione Europea era uno dei luoghi più sicuri al mondo e che a causa dell’immigrazione entro i suoi confini municipali di tantissimi cittadini del paese danubiano raggiunse picchi di criminalità inaccettabili per una metropoli del mondo civile. Successivamente fu soprattutto la stampa di sinistra, L’Unità ed Il Riformista in primis, a pubblicare articoli apertamente denigratori contro la Romania ed i romeni ben presto imitata dai cosiddetti altri giornali italiani “indipendenti”.
 
Non tutti comunque nel Partito Democratico seguirono l’esempio del loro segretario e, per esempio, l’onorevole Guido Melis, sardo di Sassari, oggi è tra i più convinti sostenitori della necessità di instaurare un buon rapporto d’amicizia tra i popoli italiano e romeno. Marzano ci dice, per giunta, che il tasso di criminalità della comunità di immigrati romeni in Italia è di sei punti e mezzo percentuali inferiore a quello presente tra gli autoctoni e che dunque subito dopo gli immigrati moldavi, tra l’altro parenti stretti dei romeni di cui parlano la medesima lingua e da cui furono separati solamente per volere del dittatore sovietico Stalin, i cittadini della nazione neo- comunitaria sono quelli che in Italia commettono, in proporzione alla loro consistenza numerica, meno reati. Anche gli albanesi, una volta molto temuti, non si segnalano particolarmente per la loro pericolosità pur se rimangono tra gli europei quelli che più spesso infrangono il codice penale.
 
Particolarmente pericolosi invece gli appartenenti ad altre nazionalità extra- comunitarie come marocchini, tunisini, nigeriani, senegalesi e cinesi. Per tutte queste comunità, compresa quella albanese, bisogna però operare una distinzione importantissima: non è l’appartenenza ad una nazionalità piuttosto che ad un’altra l’elemento di per sé sufficiente a sottolinearne la pericolosità quanto piuttosto la condizione giuridica in Italia dei loro appartenenti nonché lo stile di vita perseguito. Moltissimi extracomunitari sono clandestini e, spessissimo, tale condizione è di per se il fattore criminogeno per eccellenza. Se alla clandestinità si aggiunge poi l’appartenenza ad una condotta esistenziale incompatibile ed antagonista a quella occidentale ecco che compiutamente si spiegano i sorprendenti dati snocciolati ier l’altro dal Cnel. Sono dati che contraddicono clamorosamente quanto ha pensato sino ad oggi l’italiano medio che non avverte tanto la pericolosità sociale di cinesi ed africani quanto soprattutto, anche perché influenzato da certa stampa, quella dei romeni. Sono dati però che confermano quanto va da tempo, almeno un anno, predicando il Ministro degli Interni Roberto Maroni che i numeri reali li conosce per davvero.

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