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Ideogrammi sul selciato. Lo straniero

Secondo episodio di una piccola serie di acquerelli tracciati da impressioni d’Oriente.

E’ tremendamente affascinante fermarsi ai bordi dello scorrere delle persone e fermarsi ad osservarle. Ogni persona una storia, ogni occhio un’intenzione, un pensiero differente.

Si possono dedurre ed astrarre infinite ipotesi da un solo vestito, da una sola parola, dalla sola andatura. Capita a volte di sentirsi semplicemente soli nella folla. Come oggetti abbandonati e cullati fino ad un argine da onde calme di inerzia.



Un effetto nuovo, sbalorditivo, ti attraversa mentre guardi il fiume umano passare fluttuando in piazza Tienanmen. Non è solo questione di storia, non c’è abbastanza silenzio per concentrarsi su ciò che è stato, siamo a ridosso della festa nazionale.

Il fatto è che per la prima volta sei tu quello "caratteristico". Sei tu l’unico a non avere gli occhi a mandorla. La gente si ferma e ti chiede se puoi posare per una foto con loro. Come un pupazzo, come una cosa che noi diremmo "esotica". Finisci senza capirne il perché in album di famiglia di gente che ignori, di cui hai appena avuto il tempo di analizzare l’inglese stentato.

Nessuno qui parla inglese, quindi nessuno ti capisce quando parli. I cartelli non sono in inglese. Per girare nella città devi indicare gli ideogrammi riportati sulla guida al taxista.

Sono molti gli occhi che ti sono addosso, solo perché sei differente, non sono minacciosi, molti sono assai benevoli, incuriositi. Alcuni indugiano con la loro macchina fotografica e scattano una decina di primi piani al tuo viso. Benvenuto, qui sei tu lo straniero.

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