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IdV, il caso Molise. Intervista a Massimo Romano, Presidente di Costruire democrazia

IdV, il caso Molise. Intervista a Massimo Romano, Presidente di Costruire democrazia

 

In Molise - terra elettiva di Antonio Di Pietro - si è consumata la scissione dell’IdV. Massimo Romano, consigliere regionale della regione Molise, consigliere comunale di Campobasso nonché ex coordinatore nazionale dei giovani dell’IdV, insieme al senatore Giuseppe Astore e all’eurocandidata Erminia Gatti e altri quaranta tra dirigenti regionali e amministratori locali, hanno scelto nello scorso mese di novembre di lasciare il partito di Antonio Di Pietro per fondare un nuovo movimento Costruire democrazia.

Dopo la controversa decisione assunta dal congresso dell’IdV di sostenere l’indagato Vincenzo De Luca in Campania, facciamo questo ritorno nella regione che meglio conosce i modi e i costumi di Antonio Di Pietro.

Massimo Romano, per quali motivi lei e numerose altre personalità molisane avete dato le vostri dimissioni dall’Italia dei Valori?

«Ho creduto in un sogno, e ho lavorato per quel sogno. Poi mi sono accorto che si trattava di una illusione ottica, e che la realtà in IdV è molto diversa da come la si racconta. Così, tra la scelta di rinunciare al sogno e adeguarmi ad un partito che predica bene e razzola male e quella di continuare il sogno senza però il partito, ho scelto la seconda. A 23 anni, dopo la laurea a Bologna, ho rinunciato a trasferirmi a Roma dove avevo vinto il concorso per il praticantato all’Antitrust per candidarmi con Di Pietro alla Regione. Sono stato il primo eletto. In Regione sono all’opposizione e FACCIO opposizione contro Michele Iorio, che ha creato un sistema di potere tanto collaudato e pervasivo quanto dannoso per il Molise. Di Pietro non ha mai speso una parola contro quel sistema. Poi mi sono candidato a Sindaco del capoluogo, dove con una sola lista di 40 amici personali ho preso il 20% (con circa il 10% di voto disgiunto a mio favore...), contro un esercito di 11 liste di centrodestra (solo 54%) e un gruppetto di liste di centrosinistra, tra cui una lista civetta ispirata -tacitamente e, francamente, anche un po’ subdolamente- proprio da Antonio Di Pietro (5%). Ho chiesto spiegazioni a Di Pietro. La risposta è stata chiara: ha premiato proprio tutte le persone di quella lista civetta, che sono state ricompensate con un assessorato in Provincia e con il tappeto rosso per entrare in IdV. Evidentemente erano stati bravi a far perdere IdV e far vincere Iorio...»

Quale fu la reazione di Di Pietro a questa scissione, in Molise sua terra nativa, dal partito da lui fondato?

«La scissione non è stata un fulmine a ciel sereno, per Di Pietro. Chiesi, anzi chiedemmo, spiegazioni a Di Pietro del perché ricompensasse e premiasse tutti e solo quelli che ci avevano remato contro non dieci anni prima ma due settimane prima. La risposta? Silenzio. Chiedemmo quindi un incontro ufficiale. Che ci fu, a Roma, nel suo ufficio, dove si limitò a comunicarci decisioni già prese da un pezzo. Ma sulle ragioni che lo hanno spinto a farci perdere a Campobasso nessuna risposta. Al pari del silenzio dopo la nostra fuoriuscita. Per questi silenzi, in una assemblea autoconvocata, partecipata da centinaia di persone, molte delle quali neppure conoscevo e che avevano aderito spontaneamente, abbiamo fondato Costruire democrazia, un movimento civico. L’assemblea mi ha eletto all’unanimità Presidente».


Le elezioni amministrative interessano anche il Molise, seppure non riguardano il rinnovo della presidenza regionale attualmente detenuta da Michele Iorio (PdL) - e ricordiamo che l’on. Silvio Berlusconi è parlamentare eletto del Molise come lo stesso Di Pietro -, per il rinnovo di amministrazioni comunali, in particolare Termoli che - seppure non ancora in modo ufficiale - figura sulla lista dei siti suscettibili di ricevere un impianto di produzione elettrica nucleare.

Come si presenta Costruire democrazia in queste elezioni? Con quali alleati?

«Termoli è un centro di potere e di interessi giganteschi. Dalla Turbogas all’ipotesi nucleare, all’affaire Zuccherificio. Di Pietro è venuto in Molise per lanciare la candidatura dell’ex sindaco, da poco sfiduciato dalla sua stessa maggioranza. Poi lo ha ritirato. Poi ha proposto un tavolo del centrosinistra, dal quale ha ben pensato di escluderci. Poi, sull’altare della sua Montenero, ha chiuso un accordo con il Pd su un nome civico proveniente da An. Persona eccellente, che tuttavia allo stato non sembra accettata neppure dalla lista termolese dell’IdV che ha già preannunciato l’addio a IdV. Dunque, ad oggi, IdV non presenterà neppure una lista a Termoli. Ma manca ancora qualche giorno. stiamo a vedere. Noi lavoriamo per costruire un’alternativa al centrodestra di Iorio, cercando di ricompattare quel centrosinistra che Di PIetro lavora, invece, a dividere».

In Molise c’è la situazione del comune di Venafro, dove il sindaco di centro destra, Nicandro Cotugno, governa grazie all’appoggio dell’Italia dei Valori nelle persone di Adriano Iannacone, assessore al Commercio, e di Nico Palumbo, Presidente del consiglio comunale. Si può dire che questo sia un esempio tipo del modo in cui Di Pietro intende applicare sul territorio i valori proclamati dall’Italia dei Valori? Come il ’no compromessi’ e ’chiarezza delle scelte enunciate’?

«Non ero e non sono d’accordo con la scelta degli amici di Venafro di sostenere un sindaco di Forza Italia, ma all’epoca dei fatti la linea nazionale di IdV era "mani libere" sui comuni dove si corre con liste civiche. Dunque, chi criminalizza gli amici di Venafro sbaglia destinatario: fu Di PIetro ad avallare quella scelta. Perché bisognerebbe chiederlo a lui».

Secondo lei, dall’esperienza da lei maturata, cos’è l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro? Un’illusione di prospettiva? Una delusione incarnata? Idee giusti con uomini sbagliati. Un male endemico all’Italia?

«IdV sulla carta è un progetto splendido di rinnovamento della politica che tuttavia cammina sulle gambe di persone talvolta sbagliate. Non dico cattive, non ho questa presunzione. Dico solo che sentire certe persone di IdV parlare di lotta al familismo, o di lotta ai costi della politica mi ricorda esattamente Berlusconi quando dice di essere il Governo che combatte la mafia, dopo le leggi criminogene sullo scudo fiscale o sulla giustizia penale. Tale e quale. Stessa ipocrisia».
 

(fonte foto: massimoromano.net

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