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I soldi di Dio

“Le nostre Chiese sono chiamate, oggi più che mai, a diventare esempio e modello da seguire”. Leggendo la riga finale del Libro bianco sugli interventi caritatevoli a favore del terzo Mondo, edito dalla Conferenza Episcopale Italiana, non ci si aspetterebbero notizie come quelle che seguono.

Ascoltando il discorso che Joseph Alois Ratzinger alias Benedetto XVI ha pronunciato nella sua visita londinese dal 16 al 19 settembre scorso, non si potrebbero nemmeno immaginare. Eppure, proprio in quel viaggio, è successo qualcosa che ha contraddetto tutte le parole.

Ci sono belle parole contro fatti perlomeno disdicevoli. Ora analizziamo i fatti. Tutto parte dal Guardian. Un bel giorno ad una bella ora, precisamente il 5 ottobre alle 10.36, sul sito del Guardian esce un articolo a firma Frederika Whitehead. Un altro bel giorno, precisamente il 3 febbraio, Tommaso Caldarelli riprende la notizia su Giornalettismo. Sembra strano, la visita papale a Londra è stata tra le più contestate nel decennio di “regno” del Papa tedesco. E già, per alcune precedenti visite, vi erano state aspre polemiche sui soldi, perché la notizia riguarda proprio i figli del Dio denaro, concessi dalla Corona Britannica alla Chiesa cattolica per coprire le spese delle visite papali. Però questa volta Elisabetta l’ha fatta un po’ troppo grossa. E qualche parlamentare, precisamente Malcom Bruce, presidente della commissione sullo sviluppo internazionale e Harriet Harman, momentaneo leader dei Laburisti, spulciando il bilancio del DIFD, il dipartimento per lo sviluppo internazionale del Governo britannico, hanno scoperto 10 milioni di sterline, questa la somma complessiva, destinati a coprire i costi della visita del Pontefice. Dicitura: “obiettivi allineati con i fini governativi per la visita papale”. Sarà, ma intanto sono stati sottratti 750mila sterline dal dipartimento degli Esteri e del Commonwealth. Il resto, di oltre nove milioni, è stato suddiviso tra altri cinque dipartimenti: ambiente, agricoltura ed affari rurali, decentramento e governo locale, educazione, sviluppo internazionale. Un milione e 850 mila sterline a testa. Due milioni e 200mila euro sottratti a ogni dipartimento. Il popolo, naturalmente, è insorto. E anche se un portavoce del dipartimento dello sviluppo internazionale ha spiegato che quei soldi erano “un riconoscimento del ruolo della Chiesa cattolica per l’importanza del suo contributo di servizi sanitari e di istruzione nei Paesi in via di sviluppo”, la richiesta di reintegro dei fondi sottratti non si è fermata.

Ciò che resta è la spesa e quindi i soldi, sottratti dai Paesi del terzo mondo, per pagare un viaggio che la grande e ricca Chiesa, senza dubbio, avrebbe potuto e dovuto pagarsi da sé. Almeno, in my opinion.

A proposito di viaggi, dobbiamo intraprenderne uno per parlare di un’altra notizia che ha fatto scandalo. Lasciamo il territorio londinese, oltrepassiamo la Manica, attraversiamo la Francia, svalichiamo le Alpi e “giù”, fino alla mitica città dei canali e delle gondole, la Serenissima, Venezia. Dove sulla scrivania del governatore leghista Luca Zaia è arrivata una lettera nientemeno che dai “Sarti dei Papi”, Stefano Zanella e Gianluca Scattolin . E, forse ispirandosi alle elemosine dei frati questuanti, una richiesta un po’ imbarazzante, che per fortuna è stata finora respinta. Per domenica 8 maggio è previsto che il Papa celebri la messa al Parco di San Giuliano di Mestre. Sarà un’occasione davvero importante, le stime parlano di affluenze fino a 500mila fedeli. Bisognerà vestirsi in modo adeguato. E pure il Papa non indietreggia. Nella lettera i due sarti pontifici stilano un elenco dettagliato di vestiti e annessi costi con annessi preventivi. Roba da far impallidire anche le sfilate di Dolce e Gabbana. Qualche numero. Casula, mitra, dalmatica per il Papa e quattro dalmatiche per i diaconi celebranti: 32mila euro. Per gli ottanta vescovi mitra, casula, croce pettorale, camice, amitto e cingolo: 105mila euro. Per le stole dritte degli altri mille sacerdoti: 70mila euro. Ci sono duecento diaconi? Duecento stole traverse: 14mila euro. 700 cotte per i rispettivi 500 chierichetti e 200 chierici: 21mila euro. Il “conto” è di 290mila 400 euro per circa 2400 pezzi di “maestranze esclusivamente venete con punte di eccezione quali le croci pettorali in vetro di Murano o i tessuti dei paramenti del Papa usciti dai telai di storiche botteghe veneziane”, come ci tengono a precisare i due sarti.

E poi, dicono, i soldi non hanno importanza.

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