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I sindacati e le liberalizzazioni

Riguardo al decreto del Governo sulle liberalizzazioni, i media generalmente hanno dato molto spazio ai giudizi delle diverse categorie colpite. Minore interesse hanno destato le valutazioni dei sindacati dei lavoratori dipendenti. Pertanto mi sembra utile prendere in considerazione le opinioni dei rappresentanti di questi sindacati. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, è stata cauta nel suo giudizio. Ha evidenziato comunque la presenza di “cose indubbiamente utili fatte”. “Altre, se si confermassero, non ci convincono – ha aggiunto però -, penso ad esempio al contratto delle ferrovie”.

Camusso si è mostrata scettica sulla previsione del Governo di un aumento del 12% nei salari nel medio periodo: “Non si capisce la natura” di questa stima, ha spiegato. “Una cosa è dire che il paese può riprendere la crescita attraverso le liberalizzazioni, possono esserci elementi di risparmio, altro è parlare di aumento di salari”. Sull'apertura dei negozi è stata poi più esplicita: “Siamo in una situazione in cui i consumi diminuiscono – ha detto Camusso -, c'è una contraddizione molto forte tra grande distribuzione e piccola distribuzione, che però rappresenta l'eccellenza. Aver semplicemente deciso che tutti possono aprire quando vogliono può avere due conseguenze: uno di favorire i grandi contro i piccoli. Fare questo in un paese che ha teorizzato che piccolo è bello da un giorno all'altro mi pare complesso. La seconda - ha aggiunto - è che scaricare sui lavoratori la maggior fatica si tradurrà nel tentativo di cercare di risparmiare sulle loro condizioni di lavoro, perchè non ci sarà una crescita dei consumi”.

Sul tema liberalizzazioni è intervenuto anche il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale “sono un primo segnale di rottura della staticità italiana sui temi di una maggiore concorrenza”. Bisogna però “stare attenti a non fare strafalcioni” perchè “il Governo non deve pensare di essere autosufficiente”: con il dialogo sociale “si può fare ancora di più e meglio”. “Saranno apprezzate più dai mercati e dall'Europa che dai cittadini”, ha detto invece il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. E anche il segretario della Uil, Luigi Angeletti, è favorevole anche se, ha puntualizzato, “si poteva fare di più: non è accettabile, ad esempio, il trattamento privilegiato riservato alle aziende pubbliche locali che restano, così, il feudo dei partiti. Ora siamo pronti ad un confronto serio sui temi del lavoro. Ci aspettiamo altrettanta disponibilità da parte del Governo”.

Per quanto concerne gli effetti positivi sui salari derivanti dalle liberalizzazioni, è bene precisare che alcuni esponenti del Governo li hanno motivati rilevando che la riduzione dei prezzi e delle tariffe che si potrà determinare con le liberalizzazioni provocherà un aumento dei salari reali, cioè del potere d’acquisto di coloro che percepiscono salari, non certo un aumento dei salari monetari, cioè delle somme che direttamente ricevono i lavoratori dipendenti. E’ comunque difficile stabilire con precisione la percentuale di aumento dei salari reali. Il valore indicato, cioè il 12%, è, a mio avviso, puramente ipotetico.

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