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I pizzini, il rispetto dell’avversario politico e il ruolo del Parlamento

“Se vedi occasioni reali di dialogo nell’interesse dei cittadini (a me della parte mediatica interessa il giusto, ognuno fa la sua parte) fammi sapere. So che ti parli con Giachetti. Se ti va bene utilizziamo lui come contatto. Se ci sono cose fattibili, insieme alla luce del sole, nell’interesse degli italiani, io ci sono. Buon lavoro. Matteo Renzi”. Questo, scriveva ieri il presidente del Consiglio a Luigi Di Maio.

Eppure l’Unità oggi 26/2/2014, titola: "Ora si cambia". Ma quale cambiamento, quello dei pizzini di Renzi? E dove sta il nuovo? Nelle letterine a Di Maio, nelle richieste nascoste nella busta di una lettera, negli incontri tra vertici, nell’utilizzo di un parlamentare come postino? Tutto ciò ha il sapore rancido della vecchia politica, quella che il sindaco di Firenze diceva di voler rottamare. Ma non di nuovo o di vecchio si tratta, ma di rispetto dell’avversario e del ruolo del Parlamento.

Nel pizzino di Renzi c’è tutta l’arroganza antidemocratica di chi pretende di sostituirsi ai parlamentari di un movimento avversario, e di scegliere per conto loro l’interlocutore del presidente del Consiglio. Nessuno ha autorizzato Renzi a scegliersi Luigi di Maio come interlocutore. Forse fa fatica il sindaco a capire che l’interlocutore grillino del governo lo scelgono tutti i parlamentari del MOV5S, e non Matteo Renzi.

Forse questo signore ha dimenticato che il MOV5S ha un gruppo parlamentare che è vivo e vegeto, sceglie vota e decide, e non è disposto a subire scelte altrui. Ma forse, contagiato dalla manie padronali di Berlusconi, ignora queste procedure, che hanno un solo nome: democrazia!

E non basta, perche in questa vicenda, viene fuori la conoscenza deformata del sindaco sul ruolo del parlamento, come luogo del confronto e della trasparenza. Ha ragione Di Maio, i rapporti tra governo ed opposizione si realizzano nel Parlamento. Nelle stanze del Palazzo, c’è il buio e non la luce del sole. Ma queste cose non entrano nella testa di vecchi boiardi della politica, anche se hanno 39 anni.

Quando l’esecutivo parla di nascosto con l’opposizione, gli elettori vengono estraniati dalle vicende politiche, e quindi limitata se non impedita, la loro attività di controllo e di indirizzo. Quando l’esecutivo parla di nascosto con l’opposizione, maggioranza ed opposizione possono solo realizzare l’accordo verticistico, senza discuterlo o cambiarlo.

In questo modo il parlamento diventa un votificio, incapace di funzionare in maniera autonoma. Insomma, incontri verticistici bloccano l’attività parlamentare, il confronto all’interno di un partito e il confronto del movimento con gli altri partiti e con il governo.

E così finisce miseramente il tentativo di Matteo di imbrigliare il MOV5S, in un rapporto con l’esecutivo, per limitarne la sua forza d’urto. Ha sbagliato indirizzo il sindaco, il movimento non parla solo con il governo, ma con gli elettori, con tutte le forze di opposizione e di maggioranza presenti in Parlamento.

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