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I migranti scomodi: “C’è il Coronavirus, non potete sbarcare”

“C'è il Coronavirus, non potete sbarcare”, così i migranti scomodi sono stati dirottati da Malta in Italia. Le testimonianze dei migranti scomodi sbarcati a Pozzallo il giorno di Pasqua, raccolte da Medu, rivelano i dettagli di quello che è stato un vero “pit stop” in mare. 

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Ricostruzione del viaggio del gommone dei 101 migranti scomodi
Ricostruzione del viaggio del gommone dei 101 migranti scomodi

Roma, 5 giugno 2020 – Nei giorni scorsi inchieste giornalistiche italiane e internazionali hanno fatto emergere una condotta delle autorità maltesi che viola apertamente gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare. Tali inchieste e le successive indagini attualmente in corso si concentrano in particolare sui fatti avvenuti nei giorni intorno alla Pasqua, quando due gommoni sarebbero stati dirottati da parte di Malta verso le coste siciliane mentre l’omissione di soccorso nei confronti di un terzo gommone avrebbe portato alla morte di dodici migranti scomodi e al ritorno nelle prigioni libiche dei 51 superstiti in quella che è stata denominata come la “strage di Pasquetta”.

Le testimonianze che il Team clinico di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha raccolto direttamente dai migranti scomodi giunti a Pozzallo la mattina del 12 aprile scorso confermano quanto sta emergendo dalle inchieste e dalle indagini.

«I migranti scomodi ascoltati hanno confermato come la partenza del gommone con a bordo 101 persone, giunto a Pozzallo il giorno di Pasqua, sia avvenuta il 9 aprile dalle coste libiche a ovest di Tripoli per poi giungere nelle acque maltesi due giorni dopo. All'inizio a guidare la barca era un trafficante, salito a bordo con i migranti scomodi. Appena partiti, un gommone più piccolo con alla guida un secondo trafficante ha cominciato a seguirli e insieme hanno viaggiato per alcune ore. Il trafficante, con l'uso della forza e di minacce, ha poi costretto uno dei migranti scomodi a prendere la guida dell'imbarcazione per poi scendere, raggiungere il gommone più piccolo e ritornare verso la Libia. Nelle prime ore della mattina del 11 aprile i migranti scomodi sul gommone vedono le coste maltesi ma un'imbarcazione presumibilmente militare con la scritta AFM (acronimo che significa "Armed Force of Malta") li costringe a fermarsi. Alcuni dei migranti scomodi si spaventano e si buttano a mare, convinti che i militari li avrebbero riportati in Libia. Viene loro detto che a causa dell’epidemia di coronavirus non possono proseguire verso Malta ma devono dirigersi in direzione dell'Italia. Fino al pomeriggio inoltrato la situazione non si sblocca e i migranti scomodi rimangono fermi in mare, sempre con le coste di Malta sullo sfondo. Finalmente, dopo aver fornito il carburante ed anche un motore nuovo visto che il precedente aveva smesso di funzionare, il natante viene per breve tempo scortato in direzione delle coste siciliane. Tutte queste operazioni, incluso la sostituzione del motore e il rifornimento di carburante, sarebbero state svolte da uomini vestiti di scuro su due-tre imbarcazioni più piccole staccatesi dalla nave più grande con la scritta AFM. I migranti scomodi raccontano anche di avere ricevuto dei biscotti e uno strumento per mantenere la rotta verso l'Italia».

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