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I mass media hanno contrastato la corruzione nei partiti?

I mass media italiani, intendendo per mass media soprattutto le più grandi televisioni che realizzano telegiornali e altri programmi informativi ad elevata “audience” e i giornali a diffusione nazionale, attribuiscono notevole attenzione, come necessario, alle vicende degli esponenti di partito o di rappresentanti delle istituzioni recentemente coinvolti in indagini giudiziarie nelle quali si ipotizzano episodi di corruzione, non posso che chiamarli così tutti al di là dei reati specifici ipotizzati dai magistrati, connessi soprattutto all’utilizzo del finanziamento pubblico alle forze politiche ma anche a vicende amministrative. Le persone coinvolte, recentemente, sono note: da vari esponenti della Lega, al tesoriere della Margherita Lusi, al consigliere regionale lombardo del Pd Penati, al presidente della giunta regionale della Puglia Vendola.

E’ giusto attribuire grande importanza a quanto avvenuto. I mass media devono farlo.

Ma in passato, quando le indagini giudiziarie in questione non erano state ancora realizzate o comunque non ne erano noti gli esiti, i mass media hanno fatto tutto il possibile per contrastare il diffondersi del fenomeno della corruzione nei partiti e nelle amministrazioni, centrali e locali, dello Stato?

Secondo me, no.

In questo caso, come per la verità in altri casi, i mass media hanno perso l’abitudine di promuovere delle grandi inchieste che potessero portare anch’esse all’emergere di fenomeni di corruzione, come avviene molto più spesso in altri Paesi.

Ed inoltre non hanno attribuito la giusta attenzione ad iniziative che tendevano ad evidenziare l’estensione che da tempo ormai ha assunto il fenomeno della corruzione in Italia.

Un solo esempio è per me sufficiente.

L’associazione Libera, presieduta da don Ciotti, e Avviso Pubblico hanno lanciato una campagna di raccolta firme per chiedere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di intervenire, nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni, affinché il governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano concreta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.

Così fu scritto, tra l’altro, nell’appello rivolto a Napolitano:

“Siamo profondamente preoccupati per il diffondersi della corruzione nel nostro Paese.

Si tratta di un fenomeno che sta dilagando, come ha autorevolmente denunciato anche ultimamente la Corte dei Conti.

La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica…

In questo modo (n.p., cioè con l’attuazione delle proposte avanzate da Libera) anche l’Italia potrà finalmente fare ricorso a norme chiare, strumenti e sanzioni efficaci per contrastare davvero il diffondersi di questa autentica piaga sociale, economica e morale”.

E un milione e duecentomila firme furono consegnate, il 2 marzo 2012, a Napolitano. Cosi fu scritto in un comunicato dell’agenzia Adnkronos:

“…E’ questo il senso dell’incontro di questa mattina al Quirinale tra il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, e una delegazione di familiari di vittime delle mafie, in rappresentanza degli oltre 500 familiari aderenti a Libera, con il capo dello Stato. A Napolitano, spiega una nota di Libera, è stata consegnata una scatola di cartoline, a testimonianza di oltre un milione e duecentomila cartoline raccolte in tutt’Italia e indirizzate al Presidente della Repubblica.

Corrotti per il bene comune restituiscano ciò che hanno rubato, e’ il titolo della campagna di Libera e ‘Avviso Pubblico’, iniziata nel dicembre 2010 e che da Aosta a Trapani ha visto il coinvolgimento di associazioni, sindacati, studenti, botteghe del commercio equo e solidale, amministratori.

‘La nostra – ha spiegato don Luigi Ciotti, presidente di Libera – ha voluto essere prima di tutto una grande campagna di informativa e culturale per risvegliare le coscienze intorno a un fenomeno capillarmente diffuso.

La lotta alla corruzione, alle mafie e all’illegalità diffusa va collocata nel contesto più ampio di un impegno per la tenuta della democrazia e in questo senso è una battaglia che si gioca sul piano normativo, sul piano dell’etica pubblica e di quella privata’…”.

Ma quale attenzione hanno rivolto i mass media a questa iniziativa di Libera? Poca, troppo poca. Certo sono state raccolte molte firme, ugualmente. Ma il numero delle firme sarebbe potute essere considerevolmente più elevato e, quello che più conta, sarebbero state molto più numerose le persone coinvolte. Molte più “coscienze”, come ha sostenuto don Ciotti, potevano essere risvegliate. I mass media italiani quindi sono stati troppo silenti in questo caso e purtroppo anche in altri simili, sempre relativamente al diffondersi del fenomeno della corruzione. Perché?

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