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I giovani indulgenti verso la violenza contro le donne

Per il 25% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 29 anni la violenza contro le donne è giustificata e dal “troppo amore” oppure da una motivazione legata al preconcetto che le donne siano abili ad esasperare gli uomini e che gli abiti succinti siano troppo provocanti, attribuendo, quindi, alle donne la responsabilità di far scaturire la violenza. 

Inoltre, il 32% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni ha dichiarato che gli episodi di violenza vanno affrontati all’interno della mura domestiche, poiché quanto accade nella coppia non deve essere di alcun interesse per gli altri.

Questi sono alcuni dei risultati del sondaggio, realizzato da Ipsos Italia, contenuto nel secondo rapporto di WeWorld onlus sulla violenza sulle donne e gli stereotipi di genere, denominato “Rosa shocking 2”.

Tali risultati sono indubbiamente sorprendenti e il presidente di WeWorld Marco Chiesara li ha così commentati: “Dobbiamo concentrare il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione verso le nuove generazioni, solo così avremo l’opportunità di scardinare stereotipi e pregiudizi su cui si fonda la visione sessista della donna che alimenta il fenomeno della violenza contro le donne.

E mi convinco maggiormente che questa è la giusta direzione soprattutto quando leggo frasi come ‘se succede alla donna qualcosa di brutto, lei non deve rivolgersi a degli estranei, ma parlare con i parenti che conoscono bene il contesto’ oppure dichiarazioni in cui si giustifica il non intervento di fronte a casi di violenza per il timore di rimetterci”.

Le considerazioni di Chiesara mi sembrano ampiamente condivisibili e quanto da lui proposto dovrebbe essere attuato tramite interventi, non episodici, ma molto diffusi, rivolti appunto alle giovani generazioni.

Nella seconda parte del rapporto di WeWorld è contenuta, poi, un’indagine sugli investimenti effettuati in Italia, in termini di prevenzione della violenza contro le donne.

Nel 2013 gli investimenti di questa natura sono stati pari a 16,1 milioni (il valore più alto mai registrato), mentre nel 2014 ci si è attestati intorno ai 14,4 milioni.

Un calo, seppur lieve, che però, secondo WeWorld, evidenzia la necessità di continuare a lavorare con grande determinazione nella sensibilizzazione di uomini, donne e giovani soprattutto.

(Foto: Sonia Golemme/Flickr)

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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