I Leoni d’Argento e d’Oro della Biennale Musica
Miller Smith Puckette e Brian Eno si aggiudicano il prestigioso riconoscimento (puntata 1)
Micro-Music, il 67esimo Festival Internazionale di Musica Contemporanea, uno dei cinque appuntamenti annuali sempre presenti della Biennale di Venezia (d’ora in avanti BdVE), è stato dedicato alla produzione e alla diffusione nello spazio acustico del suono digitale, attraverso tecnologie avanzate e ricerche sperimentali.
Come ebbe a confidare il giorno della presentazione Lucia Ronchetti, Direttore artistico del settore Musica della BdVE, intervistata da Massimo Lombardi, Direttore di “Venice Classic Radio”, Micro-Music io l’ho pensato come titolo che potesse far capire che tutto quello che viene presentato passa attraverso il microfono. Se passa attraverso il microfono significa che il suono viene diffuso poi nell’ambiente, portato in un altro ambiente, trasmesso radiofonicamente. E’comunque un suono all’interno del quale si può viaggiare con un Computer, si può fare un’analisi spettrale, si può affermare nel tempo.
Il Festival comprendeva sei sezioni :
SOUND MICROSCOPIES
SOUND INSTALLATION/SOUND EXIBITIONS
STYLUS PHANTASTICUS/The Sound diffused by venetians Organs
CLUB MICRO-MUSIC
SOUND STUDIES
DIGITAL SOUND HORIZONS
Ho assistito ai concerti e alla premiazione dei vincitori dei Leoni d’Argento e d’Oro.
Miller Smith Puckette (1959, Chattanooga, USA) ha presentato in prima assoluta alle Tese dei Soppalchi Knock (40’), assieme al percussionista sperimentale Irwin, con il quale forma il duo Other. Knock è il risultato di una collaborazioe fra i due, che dura da otto anni.
Anche se presenti a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, seduti ad un tavolo sul palco con i loro computer, i musicisti sono connessi attraverso una tecnologia di rete, la stessa che gli ha permesso di lavorare assieme da remoto, per sviluppare il brano.
Il lavoro strumentale è strettamente legato ai nuovi strumenti a percussione, ibridi software-hardware, chiamati Knockers, che Irwin e Puckette hanno sviluppato e imparato a suonare in collaborazione.
Chi era presente ha ascoltato una serie di suoni, fortunatamente a un volume accettabile, intercalati di quando in quando da altri brevi suoni provenienti da una leggera percussione su una coppia di piccoli Pad rotondi.
Per chi scrive, una noia mortale, che però, grazie a Dio, è durata solo 40 minuti.
Alla fine, comunque, gli applausi non sono mancati. Il dissenso, la manifestazione di una sensazione di insoddisfazione non esiste più, o davvero la maggioranza del pubblico ha gradito?
Il mattino seguente, Lucia Ronchetti ha conferito il Leone d’Argento a Puckette, matematico, programmatore e performer, rinomato nel contesto musicale per l’ideazione e lo sviluppo del software MAX/MSP e Pure Data (Pd), due dei più importanti programmi per il trattamento del suono in tempo reale.
Di seguito, una parte della motivazione, letta dal Direttore.
Attraverso il riconoscimento del lavoro di Puckette, la Biennale Musica segue il criterio di premiare con il Leone d’Argento le personalità della scena musicale contemporanea che hanno reso possibile la realizzazione di molti capolavori musicali degli ultimi decenni, attraverso la programmazione, l’esecuzione e la collaborazione con i compositori.
Dopo le numerose foto di rito, Nina Sun Eidsheim (University of California, Los Angeles) ha dialogato con il premiato, il quale ha cercato di spiegare, nella maniera più semplice possibile, afferrabile da tutti, il suo lavoro nel corso degli anni e in un futuro imminente.
In previsione, poi realizzatasi, di un tutto esaurito, la BdVE ha prenotato due set al Teatro La Fenice, pomeridiano il primo, a cui chi scrive ha assistito, serale il secondo.
Brian Eno (Melton, Inghilterra, 15 maggio 1948) ha presentato, in prima assoluta, una delle molte commissioni della BdVE, lo spettacolo Ships (75’ circa) per solisti e orchestra amplificata.
Si tratta dell’ultima evoluzione di un’opera multiforme, ispirata alle sonorità oceaniche e del relitto del Titanic, sul rumore di fondo della Prima guerra mondiale.
Nel 2014 fu ideata e realizzata come istallazione site specific, The Ship. Nel 2016 è diventata un album (LP), dove veniva aggiunta la manipolazione nell’uso della voce, un canto straniato dall’utilizzo del Vocoder.
Dal nucleo originario si è giunti, attraverso molte metamorfosi, a Ships. Anche il titolo si è trasformato, forse per sottolineare la pluralità di voci che confluiscono al suo interno.
Il palcoscenico è zeppo di persone, posizionate in punti precisi. L’orchestra scelta da Eno è la Baltic Sea Philarmonic, composta da 39 musicisti, abbastanza giovani, visti da lontano, provenienti dai Paesi affacciati sul Mar Baltico : danesi, estoni, finlandesi, tedeschi, lettoni, lituani, norvegesi, polacchi, russi, svedesi.
E’ diretta, in una maniera insolita, dal suo fondatore, Kristjan Jarvi, estone di origini, cresciuto negli Stati Uniti. Non dà sempre le spalle al pubblico. Gli piace spostarsi di qua e di là, come in preda al morso della taranta, con un’espressione perennemente sorridente, battendo i quarti come un invasato su un povero Bodhran, il tamburo a cornice monopelle di capra della musica tradizionale irlandese, anziché dirigere con la consueta bacchettina.
Eno è in veste di cantante e di fine dicitore della sua The Ship.
Ad interagire vocalmente due ottimi artisti. L’attore, comico, sceneggiatore e regista inglese Peter Serafiniwicz, partecipe anche nell’album The Ship. La cantante, performer e compositrice Melanie Pappenheim, attiva in ambiti multidisciplinari, tra i quali la partecipazione a film di Derek Jarman, Stanley Kubrick e Martin Scorsese.
Alla chitarra, il musicista, produttore e compositore londinese Leo Abraham, la cui collaborazione con il leader è datata da un incontro in un negozio di chitarre nel 2001.
Alle tastiere, Peter Chilvers, musicista e programmatore, che dal 2006 lavora come assistente tecnico e musicale di Eno, nell’ambito di diversi progetti e come assistente alla produzione per l’album The Ship.
Tra i musicisti dell’orchestra spiccavano le piacevoli e puntuali sonorità degli strumenti, numerosi e familiarmente diversi, di quattro percussionisti e la soavità del suono di un’arpa.
La voce di Eno è gradevole, soprattutto nella conosciuta By this River.
Alla fine ha ringraziato il pubblico, mettendosi una mano sul cuore e ha prolungato il primo set con due bis : Making Gardens out of Silence ; There were Bells.
Segnalo come tutti i musicisti indossassero una maglietta nera a maniche corte, che aveva al centro un cerchio rosa.
Il giorno successivo, allo scoccare del mezzogiorno di una giornata soleggiata, Lucia Ronchetti (Roma, 3 febbraio 1963) ha consegnato a Eno il Leone d’Oro alla carriera per la sua ricerca della qualità e bellezza del suono digitale.
Il lavoro compositivo di Brian Eno – si legge nella motivazione – è dagli esordi concepito quale processo generativo che evolve secondo una dimensione temporale potenzialmente infinita, anticipando molte delle tendenze compositive attuali legate al suono digitale.
Brian Eno ha ampliato il proprio percorso creativo interessando una molteplicità di discipline – pittura, scultura, videoarte. Le sue opere hanno trovato ospitalità anche nei diversi festival della BdVE : nel 1985 Brian Eno è stato alla 42esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (sezione Videomusica) con Thursday Afternoon, video painting di 80 minuti di cui firma regia, sceneggiatura e musica ; l’anno dopo presenta una delle sue sculture visive, installazione di suoni, luci e video, per la 42esima Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata Arte e scienza (sezione Biologia, tecnologia e informatica) ; di nuovo nel 2006 è invitato, questa volta alla Biennale Musica, con una complessa videoinstallazione dislocata in tre ambienti inanellati uno nell’altro, Painting like Music.
A seguire, l’artista ha dialogato con Tom Service di BBC Radio 3. Lo scambio verbale ha sortito interessanti affermazioni che hanno trovato il consenso del folto pubblico, manifestato attraverso intensi applausi.
Alla fine, Eno è sembrato tarsformarsi in un saggio del nostro tempo, vicino a celebri figure di guru indiani. Riferisco alcune affermazioni in ordine sparso.
Adoro essere in Italia, perché è l’unico posto in cui mi chiamano Maestro. Altre persone mi chiamano Genio, ma non mi sento affatto così.
Le orchestre mi sembrano un po’ legnose, ma poi ho incontrato la Baltic Sea Philarmonic, in cui convivono persone che amano fare musica nuova.
Ho avuto solo tanta fortuna. Una cultura che allora aveva un sistema sanitario che mi ha consentito di sopravvivere in più di un’occasione. Oggi in Inghilterra tutto è a pagamento.
E allorchè Tom Service gli fa notare che siamo ormai tutti coinvolti con la tecnologia e gli chiede se sia ancora felice, risponde così.
Pensavamo che la tecnologia ci salvasse, ma ora ci può rendere schiavi. I social media sono progettati per dividerci, a causa degli algoritmi. L’algoritmo è per il profitto, non per la comunità. E’ un sistema destinato a dividerci, perché i social media cercano di trovare che cosa ci separa. I governi ne approfittano e si fanno sempre più autoritari. Ad esempio, l’attuale governo di Israele è il peggiore e ci sta portando al genocidio.
Non ho mai avuto un account dei social media. Tra l’altro, se si progetta l’algoritmo per far soldi, il risultato è la divisione fra le persone.
Di nuovo Service : Quali sono le tue sensazioni, il tuo potenziale di speranza nel dopo la morte, in un altro mondo?
Risposta : Dato quello che so, sono stupido a essere felice, poiché il futuro non sembra buono. Oppure mi sto prendendo in giro da solo. Siamo tutti degli stupidi. Stiamo andando verso la fine della civiltà. Credo ci sia una sola speranza per lottare : sono necessarie le cose che i socialisti come me hanno pensato. Dobbiamo eliminare le disuguaglianze. Non possiamo più avere questo mondo capitalistico. Dobbiamo creare un qualche tipo di democrazia.
La democrazia è un sistema politico per quelle persone che non hanno l’idea di essere nel giusto. La forza della razza umana è la capacità di cooperare. I social media ci dicono invece di non cooperare.
Io sono un incertesiano (una persona incerta n.d.r.), ma voglio vivere nel mondo anche senza capirlo e amarlo.
Il pubblico applaude, si alza in piedi : una “standing ovation”?
Per la cronaca, entrambi i concerti dei due Leoni erano inseriti nella sezione Sound microscopies.
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