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Guerra al coronavirus: numeri e domande

Chi rinuncia alla libertà per la sicurezza Non merita ne l’una ne l’altra, ed è destinato a Perderle entrambe.

di Benjamin Franklin

Nell’attuale mondo globalizzato, ogni 3 secondi una persona muore di fame. Ma non fa notizia. Ogni giorno muoiono per il tabagismo circa diecimila persone, quasi la metà per l’alcol e più di 3000 per incidenti stradali. Ma nemmeno tutto ciò fa notizia. Continuiamo tranquillamente ad abusare degli alcolici a fumare 15 miliardi di sigarette a giorno, e a possedere auto da 200 km/h.

Per non parlare dei morti sul lavoro, tre al giorno in Italia, ma nemmeno loro sono una notizia. Senza dimenticare che una delle principali cause di morte al mondo, specie nei paesi arretrati, è l’inquinamento ambientale e si parla di milioni e milioni di morti, non qualche migliaio come per il virus oggi di moda sui media. Neppure di queste vittime si parla, forse perché, come disse il presidente USA Reagan, “il nostro tenore di vita non è negoziabile ”Sarà forse una coincidenza, ma alcol, tabacco e gioco d’azzardo, tra le cose più pericolose al mondo ma molto remunerative per gli stati, non sono mostri da sbattere ogni giorno in prima pagina.

Invece il mostro da prima pagina, secondo i mainstream, l’OMS e molti governi, specie quellli traballanti come il nostro, è la attuale “pandemia” del Covid19, la quale ha provocato in Italia, ad un mese dal primo caso in Lombardia, circa 5000 vittime (a domenica 22 marzo) nonché, globalmente, circa 14mila vittime.

Questo nuovo virus è stato definito dall’OMS “più pericoloso del terrorismo” . Giusto per usare un linguaggio pacato, scientifico e non allarmare l’opinione pubblica. I quasi 14 mila casi fatali legati al Corona virus sinora riscontrati, rapportati alla popolazione globale, quasi 8 miliardi, sono quindi quasi due vittime per milione. L’alto numero delle vittime e dei casi è concentrato in pochissimi punti al mondo, tra cui l’Italia, insieme a Cina e Iran L’età media delle vittime è molto avanzata (81 anni) e/o interessata da patologie pregresse a fronte di un età media della popolazione europea di 42 anni e di soli 18 in Africa.

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Forse ci sono vittime e comportamenti più o meno meritevoli di attenzione mediatica?

Perché è oggi vietato fare attività sportiva ma è ancora perfettamente lecita vendita e uso di sigarette? Non c’è contraddizione? Qui non si vuole assolutamente sminuire la gravità della malattia bensì tentare di inquadrarla nella giusta prospettiva. E non solo sanitaria. E domandarci, soprattutto, se, pur di fronte a diverse migliaia di vittime, sia ammissibile la sospensione di diritti costituzionali fondamentali di un intero stato. Che si vorrebbe democratico e liberale.

Perché epidemie e pandemie ce ne sono state sempre nella storia, ma mai prima d’ora si era ricorsi allo stato di emergenza e agli arresti domiciliari di una intera nazione. Provvedimenti estremi ma senza certezze sulla cura e nemmeno sui numeri della malattia. E infatti nel mondo, ogni stato adotta provvedimenti diversi

Le prime analisi dopo due settimane di blocco dell’Italia evidenziano lo jato tra le teorie governative e la realtà dei fatti. La bozza della Relazione Tecnica del decreto Cura Italia, infatti, ipotizzava un calo nei contagi a partire da metà marzo, ma la cosa non si è verificata. Al contrario. 

E cosa vorrebbe fare il governo contro l’epidemia? Chiudere anche i supermercati? Separare le madri dai figli? Fucilare chi porta a spasso il cane?

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In Italia, ad oggi fine terza settimana di marzo, seconda settimana di quarantena generale e circa un mese di “pandemia” si contano poco meno di 5000 vittime. Le quali, rapportate al totale della popolazione italiana rappresentano lo 0,009 % , meno di una vittima per 10mila abitanti e anche raffrontate alla comune influenza lasciano qualche dubbio circa le misure emergenziali adottate dalle autorità. Se ne è scritto anche su questo sito giorni fa richiamandosi a dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità che le vittime da ascriversi solo e soltanto al Corona virus sarebbero,sino alla scorsa settimana, solo tre.

Una strana “pandemia”. Ce ne ricorda altre che, secondo le previsioni dei media mainstream, avrebbero dovuto provocare montagne di cadaveri. Ma così non fu.

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Nessuno vuole negare la malattia il dolore e l’umano cordoglio per le vittime. Una vita umana è sempre tale senza alcuna distinzione di valore o di importanza. Nessuno vuole minimizzare il lavoro e i rischi del personale medico e paramedico, molti dei quali essi stessi contagiati in ospedale. Ma forse il problema non è tanto la malattia in se o il numero delle vittime, quanto la sua concentrazione nel tempo e nello spazio.

Quella gestione del picco di malati più gravi, che necessitano di terapia intensiva e che se arrivano tutti insieme possono mandare in crisi i circa 5000 posti letto di terapia intensiva italiani.

Del resto la quarantena di massa imposta del governo dovrebbe servire principalmente a evitare il famoso picco e il conseguente possibile collasso del sistema sanitario nei reparti di rianimazione.

Detto in altre parole: il problema non sarebbe il numero assoluto delle vittime, che non è enorme, bensì il fatto che gli ammalati più gravi necessitano tutti obbligatoriamente della terapia intensiva e quindi bastano poche migliaia di malati gravi, concentrati nel tempo e nello spazio, a far saltare il sistema sanitario. Questo è il problema.

Un grande problema. Specie dal punto di vista umano. Mia madre è un’ottuagenaria.

Ma in primis è un problema di organizzazione della sanità e soprattutto delle scelte politico economiche di uno stato.

Medici e paramedici svolgono un titanico lavoro, ma se ci sono criticità è anche, e soprattutto, perché il sistema santario italiano più che dal corona virus è stato depotenziato, nei decenni passati, dai tagli imposti dal neoliberismo. Si è voluto togliere fondi al servizio sanitario pubblico, dopodichè si poteva dirottare più facilmente i pazienti sul privato. La procedura standard neoliberale che ha smantellato il welfare state in quasi tutto l’occidente europeo.

E anche, per esempio, in Francia la sanità pubblica è stata massacrata dalle politiche di austerity e i numerosi medici si sono anche recentemente dimessi per protesta

 

E, sia detto per inciso, forse, se non avessimo speso quasi 30 miliardi di dollari per spese militari, magari il nostro stato avrebbe avuto qualche posto in terapia intensiva in più. E ci saremmo risparmiati lo stato di emergenza.

Ma tant’è. Evidentemente per media e politica tra le due cose non c’è correlazione,l’enorme spesa militare resta sui mainstream un indiscutibile tabù e invece che parlarne è meglio far ballare e cantare la gente dai balconi… Nonostante la pandemia si parla assai poco di una moratoria sulle decine di missioni militari italiane all’estero per risparmiare soldi che dalle bombe potrebbero andare agli ospedali. O alle scuole.

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Ma concentriamoci sulle scelte politiche e relative conseguenze che si pretenderebbero giustificate dalla pandemia.

Fissiamo un punto: in periodi di emergenza, gli esecutivi si rafforzano sempre e l’Italia del governicchio M5S-PD non fa eccezione. Al contrario, questa pandemia è, per loro, politicamente, un regalo inaspettato. Le critiche non sono più ammesse. Unità nazionale, come in guerra, come nelle emergenze terrorismo o mafia. Tutto il paese deve essere unito. Pluralismo e opposizione sono guardati con sospetto. Del resto a questo serve lo stato di emergenza.

Tutto il complesso mediatico, tv, radio e giornali, tutti e tutto, notiziari, trasmissioni e spot ci martellano a reti unificate contro la nuova minaccia emergenziale. Arrivano le prime regole: obbiamo “lavarci le mani spesso”, tenere la distanza di almeno un metro e “evitare ogni spostamento non necessario”, tutto ripetuto h24, manco fossimo bambini di dieci anni. Più che lavaggio delle mani sembra lavaggio del cervello.

Forse per preparare la popolazione alle sempre nuove e ulteriori misure di emergenza. Una pioggia di decreti d’urgenza del premier Conte, tra cui il famoso decreto del 9 marzo che per primo introduceva pesanti misure restrittive di alcune libertà fondamentali (circolazione e riunione).

Poi è giunto il decreto di sabato 22 marzo. Il nuovo decreto d’urgenza impone la chiusura fino al 3 aprile di “tutte le aziende non strategiche”.

L’Italia è sempre più bloccata.

I mainstream mostrano colonne di autoblindo militari che percorrono le vie cittadine e fermano alcuni extracomunitari. In altri casi si multano i senzatetto perché non rispettano l’obbligo di stare a casa. 

Decreti d’urgenza a detta di alcuni, ambigui e suscettibili di interpretazioni e/o abusi. Da entrambe le parti (cittadinanza e forze dell’ordine) . E siamo così arrivati alla surreale situazione di un paese di 55 milioni di abitanti virtualmente agli arresti domiciliari. Ci ripetono h24 che “bisogna stare a casa”. Per paura della “pandemia”.

E in effetti la gente, ha paura. Dopo migliaia di ore, minuti e singoli attimi usati dai media per mostrare solo e soltanto volti coperti da mascherine, colonne di camion militari per trasportare chissà quanti cadaveri, esercito per le strade, non potrebbe essere diversamente.

Un virus invisibile e mortale che, ci dicono, potrebbe falciare decine di milioni di vite umane… addirittura 68 milioni di morti, secondo Il Giornale.

E gli ospedali pieni non potrebbero forse nemmeno curarci. Terrore!

La popolazione ha la sensazione di vivere a metà tra “Fuga da New York” e Umbrella Corp. Del resto, anche prima, la paura della nostra società è ormai certificata. Dal Censis, per esempio. Per non scomodare Zygmunt Bauman o Ulrich Beck il quale sostiene che la paura fa stabilmente parte della nostra società. .

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Comunque c’è una intera nazione a cui viene chiesto, per non dire ordinato, di rimanere chiusa in casa, e chi non obbedisce multa fino a 5mila euro e denuncia penale con possibile pena detentiva fino a 12 anni. La maggioranza sembra obbedire e seguire le richieste governative con zelo finanche eccessivo. La paura fa miracoli. Ed ecco tornare in auge la figura del delatore. di triste memoria fascista,nonché la caccia all’untore.

E tutto per evitare il possibile contagio di un virus che, ripetiamolo, ad oggi, ha mietuto circa 14.000 vittime in tutto l’orbe terracqueo. Meno di 2 vittime per milione nel mondo e circa cento vittime per milione in Italia, a fronte, sempre nel Bel Paese, di 55 morti per milione per incidenti stradali e quasi 500 morti al giorno per tumore. Tutti i giorni.

Tutti i giorni, qui in Italia, nel silenzio assordante dei media.

E senza scuole chiuse, attività lavorative quasi del tutto paralizzate. E senza coprifuoco con polizia ed esercito schierati nelle strade e sulle prime pagine dei giornali. Esercito schierato nelle strade, con tanto di fucili mitragliatori a tracolla per prevenire le passeggiate della gente….costantemente esposto sui media. Possibile che non sorga nessuna domanda, nessun dubbio, circa la gestione dell’epidemia, della comunicazione, della paura, della democrazia stessa…

I media hanno giocato un ruolo chiave. Sin dal primo caso di Corona virus in Italia a febbraio, i media mainstream hanno iniziato a sovraesporlo come se fosse una guerra, con toni apocalittici per appiattirsi, giorno dopo giorno, monotematicamente sul tema, privilegiando allarmismo, paura e panico.

Tv, radio e giornali da circa un mese parlano solo della “pandemia” tutti i giorni e a tutte le ore. Il corriere della Sera di mercoledi 25 marzo che titola in prima pagina “Troppa gente in giro, li puniremo”; a parlare è il ministro dell’interno La Morgese, ma quel “li puniremo” rimanda alla mente il linguaggio dei volantini rivendicativi degli anni di piombo.

Il resto non esiste , sul mainstream. Il pluralismo è dimenticato. Opinioni contrarie sui media nemmeno a pensarci. Omologazione totale. Una psicosi assoluta. Un qualcosa a metà tra la distopia orwelliana di 1984 e quella spirale del silenzio che può condurre le minoranze a conformarsi al mainstream.

Il vero modello cinese insomma e non solo dal punto di vista sanitario ma anche mediatico.

Sembra che si voglia alimentare la paura.

Forse per rendere più accettabili le sospensioni di alcuni diritti fondamentali. Nessuna domanda circa questa violenza mediatica martellante, monotona, totale? Dov’è il pluralismo che dovrebbe caratterizzare l’occidente?

Il nostro giornalismo raggiunge vertici allarmistici mostrando video shock di colonne di camion militari per il trasporto dei morti, manco fossero i docufilm storici su Bergen Belsen, video dove si dice testualmente che “moriremo tutti” nonché siparietti mediatici (con tanto di reprobi, addirittura due, troppo vicini e quindi redarguiti in diretta ed esposti al pubblico ludibrio) che nulla hanno a che fare col giornalismo e che susciterebbero ilarità, se non accadessero in un paese ormai imbevuto di paura, virtualmente agli arresti domiciliari, scuole e attività bloccate e uno stato di emergenza con polizia ed esercito schierati per le strade manco fossimo nel Cile di Pinochet.

Ultimamente i media mainstream hanno apertamente incoraggiato la delazione verso quei comportamenti che seppure fino a ieri normali, oggi sono divenuti quasi illegali 

L’OMS non è da meno anzi ha guidato la crociata planetaria contro il virus, dichiarandolo pandemia mondiale raggiunti i 4291 casi e senza lesinare allarmismo e paure, parlando di morte, inevitabilità e misure estreme.

Comunque i provvedimenti politici , sono arrivati.

Il governo ha richiamato alcuni medici neo pensionati e giovani appena laureati. E ha cercato di incrementare la capacità ospedaliera utilizzando anche ospedali militari, dove comunque manca personale specializzato, militare e non.

Ma è arrivato anche lo stato di emergenza. La gente “invitata” stare chiusa in casa, sotto pena di sanzioni e pene detentive fino a 12 anni di galera. E uscire solo per assoluta necessità, lavoro, salute. Anche fare attività fisica all’aperto è vietato. Anche camminare, anche da soli, è vietato. I parchi e le spiagge sono vietati e presidiati da polizia ed esercito. Sembra un film di fantascienza. Ma è tutto vero.

Misure mai viste prima e dai più nemmeno lontanamente immaginate.

Stiamo proprio imboccando la strada del “modello cinese”, anche se non siamo ancora arrivati al punto di segregare fisicamente la gente in casa e togliere dalla circolazione i giornalisti e i blogger non allineati ma non è detto che in futuro non ci si possa arrivare.

In ogni caso qualcosa di mai visto in un paese democratico in tempo di pace. Si vede infatti ormai l’esercito nelle strade in un paese dove già da due settimane la cittadinanza ha subito, con decretazione d’urgenza, forti amputazioni a diritti costituzionali fondamentali come le libertà di movimento e riunione al momento sospese. .

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Ritorna la domanda: è accettabile e giustificato, a fronte di qualche migliaio di vittime di un virus influenzale, di adottare, su scala nazionale, provvedimenti politici devastanti sul piano delle libertà personali fondamentali?

La Cina, un regime totalitario e antidemocratico, può essere preso a modello? Perchè la pandemia è una questione sanitaria ma lo stato di emergenza è un provvedimento politico. E lascia delle cicatrici sui diritti civili.

I cittadini sinora per la maggior parte sembrano accettare la quarantena (ufficialmente fino al 3 aprile, ma forse molto di più), alcuni anche gioiosamente, rispondendo agli appelli governativi di “socialità” seppure nella separazione. Ma non tutti, come lamenta per esempio il governatore del Piemonte. Alcune amministrazioni comunque si evidenziano per toni più duri come ad esempio il governatore della Lombardia Fontana che dice apertamente “saremo più aggressivi”.

Una corsa alla repressione a cui si accompagna una pioggia di decine di migliaia di denunce penali elevate dalle forze dell’ordine soltanto nella prima settimana di blocco.

Denunce di massa, che però sollevano non pochi dubbi negli avvocati come ci spiegano Giovanni Jacobazzi e Luca Casarotti.

Ciò di cui finora non si è quasi mai parlato nel discorso pubblico è la legittimità delle misure emergenziali prese sin ora che minacciano di essere persino inasprite. Qualcuno ha parlato di dittatura sanitaria” 

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Storicamente ci sono state numerose altre epidemie ma mai, nella storia umana uno stato era arrivato a rinchiudere quasi totalmente la sua stessa popolazione, come ha fatto l’Italia nel 2020. La stessa Cina ha segregato una città e una provincia ma non tutto lo Stato, anche se non dubitiamo che, “dovendo”, non se ne sarebbe astenuta. Quello che sta accadendo, da un punto di vista del diritto costituzionale è senza precedenti. Ritorna la domanda: è accettabile? È costituzionale? E’ democratico?

E, non da ultimo: è reversibile?

Forse non tutti sanno che in Italia non solo il codice penale, seppure parzialmente emendato è di matrice fascista, ma anche le leggi di pubblica sicurezza, le misure preventive di polizia e i decreti dello stesso Mussolini la legislazione speciale antiterrorismo degli anni di piombo, la legislazione emergenziale antimafia dei decenni successivi, sono tutte tutt’ora perfettamente vigenti, in parte emendate in parte inasprite (come per esempio i reati associativi, art 270 cp).

E parliamo di una giungla leggi, decreti e regolamenti che hanno lasciato pesanti strascichi nella civiltà giuridica del paese. E che spesso sono usati in chiave repressiva delle libertà civili, contro sindacalisti, contro i dissidenti che protestano, che disturbano, che non si allineano al potere, come per esempio la persecuzione degli attivisti NO Tav.

E non è impossibile escludere che lavoratori in sciopero e/o attivisti sindacali vengano denunciati – esito grottesco ma prevedibilissimo – anche per «assembramento» in base ai decreti emergenziali, cioè per violazione dell’art. 650 cp.

Così come, per tornare a ieri, Danilo Dolci, per fare un solo notissimo esempio , venne arrestato, mentre lavorava con un gruppo di disoccupati, per “occupazione di suolo pubblico” .

Ma torniamo ad oggi.

E’ ammissibile che per uscire di casa mi serva una specie di lasciapassare? Quale che sia il motivo. 

E’ vero che le costituzioni occidentali prevedono la decretazione d’urgenza e anche lo stato di emergenza (anche se non la nostra, almeno esplicitamente). Ma non si era mai visto, a fronte di qualche migliaio di vittime, la messa agli arresti domiciliari di un’intera nazione. E per di più in modo ambiguo, interpretabile, progressivo (vedi la valanga di decreti che pare uno stillicidio, forse per rendere accettabili al popolo, poco alla volta, ulteriori giri di vite sui diritti.

E il parlamento dov’è?

Si vuole far passare come accettabile lo stato di polizia che si sta instaurando, fino a rendere accettabile che un elicottero militare sloggi due persone dalla riva. E grottesco ma non è uno scherzo. E’ accaduto pochi giorni fa vicino a Salerno. E non è finito nell’home page del corrierone della sera o della Repubblica. Ma è accaduto! Ci dicono che sarà temporaneo. Certo. E vorremmo vedere! Ma intanto queste cose accadono, sotto i nostri occhi!

E’ accettabile che si vieti a una nazione di passeggiare nel parco perché potrebbero crearsi assembramenti?O che si vieti l’attività fisica all’aperto anche da soli, anche da soli!?….Perchè potrebbe capitare chissà che….

Ci rendiamo conto che questa decretazione di prevenzione di massa “ante delictum” viola uno dei principi cardine del liberalismo penale per cui si può essere puniti solo per un fatto compiuto, accaduto, reale e non per eventualità future. Altrimenti siamo nella fantascienza e comunque fuori dallo stato di diritto.

Il fascismo aveva introdotto in Italia le cosiddette Misure di prevenzione ispirate alla repressione di oziosi e vagabondi e poi estese a comprendere socialisti, anarchici, comunisti e quant’altro, a giudizio della polizia. Senza reato. Senza processo. Bastava che ci fosse il sospetto che il soggetto potesse avere una certa condotta ed ecco che scattava il confino o la sorveglianza speciale.

Questa è la nostra recente storia e tradizione giuridica. Piaccia o no è bene ricordarlo. Specie quando ci si sveglia con l’esercito schierato sotto casa o i decreti emergenziali liberticidi promulgati a notte fonda. 

Ma siamo sicuri che vada bene così? Non abbiamo qualche dubbio?Siamo sicuri che i militari armati tutt’intorno a noi ci salveranno dalla pandemia? Servono più soldati oppure medici?

E passata l’emergenza cosa ne sarà dei tagli alla sanità? E dei diritti civili, delle libertà fondamentali?

Il 900 è ancora li, dietro l’angolo, a rammentarci cosa significò votare democraticamente per Hitler o nei plebisciti oceanici di Mussolini. Folle plaudenti di tutte le categorie sociali che condussero l’Europa e il mondo al disastro.

Dovremmo avere imparato che giocare coi diritti e con la libertà, sacrificati sull’altare di un preteso “bene superiore” (stato, razza, religione, ordine pubblico) ha condotto, storicamente, al disastro. Eppure l’attuale xenofobia, il razzismo, l’ egoismo e la nostra paura sono li a dimostrarci il contrario; sono il nostro specchio, ma abbiamo vergogna di rifletterci.

 

Dopo questa emergenza cosa ne sarà dell’ideale di società aperta di Karl Popper che doveva ispirare le democrazie liberali? Ci rendiamo conto che per poco più di una polmonite ci stiamo abituando alla biopolitica emergenziale?

In una “emergenza sanitaria” influenzale uno stato che mutila i diritti fondamentali ma continua a vendere sigarette, vieta lo sport e multa i senza casa, ebbene in tale situazione dovrebbe sorgere qualche domanda. Nemmeno il nazismo ha vietato agli ebrei di camminare da soli nei parchi. Ma dove stiamo andando?...

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Si ipotizza che il totalitarismo prossimo venturo, quello delle macchine pensanti che ci libereranno da ogni fatica e problema, sarà piacevole e desiderabile. Un’autorità superiore, forse un algoritmo, ci dirà come è meglio comportarsi. Per il nostro bene, ovviamente.

Nella vita quotidiana sta già accadendo, con internet è già possibile influenzare e modificare il nostro comportamento. Ciò potrebbe estendersi anche ai nostri diritti e alle nostre libertà, che, ci dicono, potrebbero non servirci più. Basta l’informazione. E l’autorità preposta a darcela. Come nell’utopia di Skinner. E’ forse anche a questo che può essere propedeutica una emergenza?

Non dimentichiamo che il governatore leghista Fontana, che minaccia velatamente la cittadinanza di misure più aggressive se non ci sarà obbedienza all’autorità, è lo stesso che parla(va) in pubblico di proteggere la “razza bianca”.

Ecco, francamente, quando sentiamo gente di questo tipo che ci parla di sacrificare le libertà civili e accettare l’esercito in strada, per qualsivoglia motivo (che non fosse l’invasione straniera), ci sorge qualche perplessità e timore.

Ci rammentiamo la deriva razzista e autoritaria del paese e ci domandiamo se anche questa ennesima emergenza non si trasformi in un ulteriore passo in tale direzione. Questo dovrebbe preoccupare e far pensare.

Ci tornano in mente le parole di Foucault: “ Il potere è dominio: può solo vietare e imporre l’obbedienza. “

Cosa ha di così diverso dalle altre questa epidemia?

Noi ci limitiamo a porre la domanda, se ancora è lecito e possibile. Sperando di sbagliarci.

Anche perché noi, molto più di un virus, temiamo l’intolleranza sociale, la paura e il razzismo ovvero la direzione che sta prendendo oggi la nostra società.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

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