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Guantánamo: 4000 giorni senza accusa né processo

 
Obaidullah è entrato nel suo dodicesimo anno di detenzione senza accusa né processo a Guantánamo Bay.
 
È uno dei 166 uomini ancora reclusi nella struttura statunitense in territorio cubano, senza sapere di cosa sono sospettati né se e quando verranno rilasciati.
 
Obaidullah ha 30 anni ed è stato catturato dai soldati Usa il 21 luglio 2002 in un remoto villaggio della provincia di Khost, in Afghanistan, quando ne aveva 19.
 
Sua figlia è nata due giorni dopo. Ha 11 anni, tanti quanti ne ha trascorsi suo padre a Guantánamo: più di 4000 giorni, 100.000 ore che scoccheranno a dicembre, a 13.000 chilometri da casa.
 
Negli 11 anni trascorsi a Guantánamo in detenzione a tempo indeterminato, Obaidullah è stato sottoposto a maltrattamenti e torture. Ha fatto lo sciopero della fame, quest’anno, per protestare contro le nuove procedure di perquisizione cui i detenuti devono sottoporsi quando escono dalle loro celle per incontrare gli avvocati o fare una telefonata. Un giudice federale le ha definite “eccessive” e ne ha disposto l’annullamento, ma l’amministrazione Obama ha presentato ricorso ottenendo la sospensione del provvedimento.
 
Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie ha recentemente esaminato il caso di Obaidullah e ha chiesto agli Usa di porre fine alla sua detenzione illegale.
 
“La storia giudicherà severamente questo aspetto della nostra lotta al terrorismo e le persone che non ne stabiliscono la fine. Immaginate un futuro, tra 10 o 20 anni, in cui gli Usa trattengano ancora persone che non sono state incriminate per alcun reato in un pezzo di terra che non fa parte del nostro paese…”
 
Sono le parole pronunciate il 23 maggio 2013 dal presidente Barack Obama.
 
Obaidullah attende che queste parole diventino realtà.
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