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Green pass e pubblico negli uffici pubblici

L'assenza di una opportuna analisi d'impatto promette di rendere molto problematico il controllo dei green pass del pubblico che accede ai pubblici uffici

Come controllare gli accessi evitando il caos?

di Luigi Oliveri

Egregio Titolare,

questi pixel non intendono approfondire i temi che affolleranno media e riviste specializzate a riguardo dei tanti problemi di tenuta del decreto approvato il 5 gennaio 2022 (parrebbe abbastanza “in bianco”…) rispetto alla legittimità costituzionale ed alla coerenza dell’impianto sanzionatorio degli obblighi previsti.

Più umilmente ci si limita ad osservare che, a quanto pare, dal primo febbraio prossimo per accedere agli uffici pubblici occorrerà per ogni cittadino il green pass base, quello ottenibile anche col solo tampone negativo 48 ore prima.

Bene, Titolare, la cosa ha una sua coerenza: se debbono essere “grandi e vaccinati” coloro che lavorano negli uffici, perché non dovrebbero esserlo anche gli utenti, visto che la circolazione del virus non è condizionata dal ruolo rivestito dalle persone?

Ma, come al solito, la norma è stata scritta (?) senza un’adeguata analisi di impatto, in particolare, in questo caso, organizzativo. La memoria è bene corra alla fine del settembre e inizio ottobre 2021. Fu l’ora, a quell’epoca, della scintilla che fece scoccare i controlli sul green pass per accedere ai luoghi di lavoro.

Dirigenti pubblici alle verifiche

Le norme in quel momento suscitarono un gran discettare (con annesso diluvio di linee guida, circolari, regolamenti ed altre gride varie) sull’esercizio della funzione di controllo.

Le Linee Guida governative affermarono che la competenza fosse dei dirigenti. Ma, evidentemente qualcuno ebbe la prontezza di riflessi di osservare che funzionari ben pagati dello stato non dovrebbero distogliere tempo di lavoro nell’andare a caccia del dipendente, smartphone in mano, per verificare con la app apposita la validità del green pass. Si stabilì, quindi, che il dirigente potesse, allo scopo, delegare qualcuno.

In realtà, poiché le sedi degli uffici pubblici sono di gran lunga in numero superiore al numero di dirigenti e loro delegati, le deleghe sono state molto caotiche e spesso non hanno seguito la via gerarchica delle responsabilità: funzioni quindi di natura dirigenziale sono state spesso assegnate al primo disponibile, pur di avere qualcuno che in qualche modo eseguisse la già ricordata “caccia” col telefonino.

Il controllo dei dipendenti

Solo dopo molti giorni l’Inps ha messo a punto e fatto funzionare alcuni applicativi (ad esempio, Verifiche 50+), simili a quelli già utilizzati nelle scuole, per permettere una verifica automatica massiva, che risparmiasse a dirigenti, delegati e altri “macchinisti, fuochisti, uomini di fatica” (cit) la verifica puntuale telefonino alla mano.

Alcuni enti (ben pochi) si sono anche dotati di un lettore che all’ingresso, ove vi siano tornelli, consentisse la loro apertura mediante la lettura del green pass positivo.

Nei primi giorni di attivazione di questi controlli fatica e caos nella caccia al green pass non mancarono di certo, alleviati, verso novembre, dall’installazione di dispositivi e applicativi coi quali svolgere in modo più razionale i controlli.

Veniamo al dunque, Titolare. Deleghe, applicativi, dispositivi di controllo ai tornelli possono funzionare, a fatica, su insiemi limitati e conosciuti di dipendenti, che per altro fanno ingresso negli uffici entro una fascia oraria ben definita.

Le criticità dei controlli sul pubblico

La gran parte di questi sistemi non può materialmente essere presa in considerazione per un controllo su tutto il pubblico che accede negli uffici.

È bene precisare, Titolare, che nella gran parte delle amministrazioni con uffici a diretto contatto col pubblico (uffici demografici o dei tributi dei comuni, sportelli dell’agenzia delle entrate), funziona più o meno come negli uffici delle Poste. Non vi sono, a differenza dei Ministeri, corpi di guardia nei quali operano svariati componenti delle forze dell’ordine, metal detector, tornelli e cabine con dentro commessi in livrea che filtrano gli ingressi, acquisendo il documento di identità e rilasciando il pass.

Forse, chi scrive le norme non riesce ad astrarsi da questo tipo di organizzazione, che non è affatto lo standard: nella gran parte degli uffici che ricevono pubblico si entra direttamente, senza nessun filtro, quando va bene con sistemi a “bussola”, senza nessun portiere, nessun corpo di guardia, nessun addetto al controllo, nessun tornello.

Cosa succederà in un ufficio pubblico, o anche postale? Che un dipendente, invece di presidiare lo sportello, stia tutto il giorno all’ingresso a controllare i green pass degli utenti che entrano? Lo dovrà fare esclusivamente il dirigente, pagato come dirigente per fare, invece, il piantone? O un delegato?

Si possono permettere uffici, che già di per sé, in molti casi, non sono sufficientemente presidiati, di rinunciare al lavoro allo sportello di qualcuno?

Il rischio code e le soluzioni

Sono domande retoriche, Titolare. Se si vuole che il lavoro “in presenza” agli “sportelli”, quello che ha fin qui giustificato (oltre, si intende, al consumo del mitico Camogli) il “rientro” e l’anatema contro lo smart working, funzioni e non dia disservizi, non è pensabile.

Il rischio che il filtro dovuto al controllo dei green pass possa contribuire a moltiplicare ed estendere le code inaccettabili che già da tempo ci siamo abituati a vedere davanti agli uffici postali è evidente. E le code sono come gli assembramenti degli studenti che attendono il suono della campanella per entrare a scuola: fonti di rischio di contagio enorme.

Quali soluzioni, Titolare? Una potrebbe consistere nell’attribuire ad ogni singolo addetto allo sportello la funzione di controllare con lo smartphone il green pass dell’utente. Ma, se non c’è una legge o una norma contrattuale, come si può imporre ad ogni singolo dipendente di mettere a disposizione il proprio smartphone, scaricare la app, ed effettuare la verifica? Siamo sicuri che tutti lo farebbero? E senza pretese? Senza che i sindacati avanzino rivendicazioni? E se si dovessero/potessero acquistare smartphone per tutti, che tempi ci vorrebbero per procedere e distribuire lo strumento? E i finanziamenti vi sarebbero?

Assumere controllori a termine?

Un’altra: un mega piano di assunzioni, per un tempo determinato connesso alla durata degli obblighi imposti dal decreto, di portieri addetti al controllo in ogni sportello. Ma, vi sono i soldi? Vi è una norma che consenta di superare tutti gli ostacoli per assumere nella PA?

Solo per ricordane alcuni: approvazione del bilancio di previsione, approvazione del piano triennale dei fabbisogni, comunicazione del bilancio alle banche dati ministeriali, approvazione del piano delle pari opportunità, approvazione del funzionamento del comitato unico di garanzia, verifica del rispetto del tetto di spesa complessivo, verifica del rispetto delle risorse disponibili per le assunzioni/autorizzazioni ad assumere, assunzione delle categorie protette, verifica dell’eventuale esistenza di personale in lista di disponibilità, adozione del bando, pubblicazione, ricezione delle domande, istruttoria, allestimento delle prove concorsuali, correzioni, approvazione delle graduatorie, sottoscrizione dei contratti, presa di servizio.

Altra ancora: affidare in appalto a ditte la funzione di controllo. Ma, anche in questo caso, manca la norma che consenta di esternalizzare tale funzione, mentre i problemi di finanziamento e di gestione delle procedure d’appalto non sono troppo diversi da quelli elencati prima per effettuare assunzioni.

Oppure: acquisire tornelli e dispositivi di lettura del green pass, che permettano l’accesso solo a chi disponga del green pass valido. Si ripropongono gli stessi temi dell’appalto di servizio visti prima.

I soldi (forse) ci sono, i tempi no

A ben vedere, le soluzioni al problema organizzativo posto dal decreto non mancherebbero. Si dubita molto manchino i denari e, soprattutto, gli apparati normativi: una procedura di assunzione o di appalto, per quanto veloce, difficilmente può consentire di allestire modalità che non sprechino il lavoro dei dipendenti agli sportelli alla caccia dei green pass, entro le scadenze di vigenza dell’obbligo (meno di un mese). Poi, considerando il numero esorbitante di sedi nelle quali intervenire, in ogni caso il completamento delle procedure richiederebbe mesi.

Ma, ancora: Titolare, che strumenti o metodi si pensa siano disponibili per affrontare l’eventualità niente affatto remota dell’aggressione della persona priva di green pass valido, che pretenda comunque di accedere allo sportello ed ottenere il servizio e che si scagli contro il primo addetto al controllo che trova?

Chi sanziona?

Come evitare, nell’immediato, il rischio già paventato sopra, della diffusione di code interminabili nei vari sportelli?

E, infine: se in occasione dei controlli si rilevi la violazione dell’obbligo vaccinale dell’over 50, chi avvia il procedimento sanzionatorio? L’addetto ai controlli, il portiere, l’addetto della ditta appaltatrice, l’occhio orwelliano dell’eventuale dispositivo di controllo dei tornelli?

Come dice, Titolare? Si tratta solo di paturnie di questi pixel, perché certamente tutti questi interrogativi sulle capacità organizzative, logistiche, finanziarie ed operative sono certamente stati presi in considerazione ed approfonditamente analizzati e risolti dal decreto?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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