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Grecia: richiedenti asilo e migranti, la crisi nella crisi

A giugno N., fuggito dalla città siriana di Aleppo, era a bordo di un precario gommone con altri sei connazionali quando, nel mezzo del fiume Evros che segna il confine tra Grecia e Turchia, la polizia ellenica è arrivata su un’imbarcazione di pattuglia e ha iniziato a spingere il gommone indietro verso la Turchia. Poi un agente ha perforato con un coltello il tessuto del gommone, che è affondato, costringendo le persone a tornare a nuoto verso la sponda turca.

Il 10 settembre, ad Atene, due uomini vestiti di nero sono entrati nel negozio di barbiere gestito da un pakistano. I due uomini hanno insultato un cliente greco perché si faceva tagliare i capelli in un negozio di pakistani e, alla sua reazione, lo hanno accoltellato. Poi hanno iniziato a distruggere il negozio e a lanciare bottiglie incendiarie. La polizia, giunta per indagare sull’episodio, ha arrestato due cittadini pakistani perché privi di documenti.

I greci se la passano molto male, anche se, proprio in questo ultimi giorni, è emerso che i soldi per fare un muro antimigranti si sono trovati. La situazione per i migranti e i richiedenti asilo è però persino peggiore: alla crisi economica si sta sovrapponendo una crisi umanitaria.

Sullo sfondo di una prolungata pressione migratoria, di una profonda crisi economica e di un sentimento xenofobo crescente – si legge in un rapporto pubblicato due giorni fa da Amnesty International – la Grecia si sta dimostrando incapace di soddisfare persino i più elementari bisogni di sicurezza e riparo delle migliaia di migranti e richiedenti asilo che giungono ogni anno nel paese.

L’onere sulle spalle della Grecia, così come degli altri paesi del Mediterraneo, è gravoso. Le politiche di asilo dell’Unione europea, note come Dublino II, stabiliscono infatti il ritorno dei richiedenti asilo nel primo paese dell’Ue in cui sono arrivati. Peraltro, dopo che nel 2011 la Corte europea dei diritti umani ha sancito che in Grecia non esisteva un sistema effettivo per la determinazione del diritto all’asilo, molti paesi comunitari hanno interrotto la pratica di rimandare indietro i richiedenti asilo.

La posizione geografica e la crisi economica non possono essere additate come giustificazioni per gli ostacoli che i richiedenti asilo incontrano quando tentano di far riconoscere i propri diritti.

Una nuova agenzia, istituita per legge nel 2011 allo scopo di valutare le richieste di asilo, non ha ancora esaminato un singolo caso a causa della carenza di personale.

L’Ufficio della Direzione di polizia per gli stranieri di Atene, che dovrebbe ricevere le domande d’asilo politico è aperto un solo giorno alla settimana, in cui registra una ventina di persone. La coda, fuori dall’ufficio, si forma con giorni di anticipo e si estende a dismisura lungo la strada.

Coloro che non riescono o che rinunciano a registrare la richiesta di asilo – e in questa situazione sono la maggioranza dei richiedenti – rischiano di essere arrestati in operazioni di arresti di massa e di essere trattenuti in strutture detentive sovraffollate e antigieniche per un anno e anche più.

Il ricorso alla detenzione è infatti sistematico e le spaventose condizioni dei centri paiono avere una specifica funzione di dissuasione e deterrenza. Vengono detenuti anche i minori che arrivano in Grecia da soli, finché c’è posto, in mezzo agli adulti.

Accanto alle fallimentari politiche delle autorità greche, il 2012 ha visto anche un marcato aumento delle aggressioni di stampo razzista. Richiedenti asilo, migranti, centri di comunità, moschee e negozi sono stati oggetto di attacchi che, dai mesi estivi, si susseguono quasi quotidianamente.

Esiste una bozza di decreto presidenziale per la creazione di unità specializzate di polizia aventi il compito di tenere a freno la violenza razzista. Mancano però indagini e incriminazioni efficaci sulle aggressioni e gli attacchi e le vittime sono restie a rivolgersi alla polizia per timore di essere arrestate e detenute.

Senza che suoni come alibi per venir meno alle sue responsabilità in materia di diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, la Grecia ha bisogno d’aiuto. L’Unione europea, fresca vincitrice del Nobel per la pace, che intende fare?

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