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Grecia: crollo record della produzione

Mentre il resto d’Europa ed Eurozona festeggia il secondo LTRO con una vistosa riduzione degli spread italiani e spagnoli (i primi ben più dei secondi, a conferma del fatto che siamo un paese ad alto beta, ed è inutile strologare sulle misure di politica economica), è di ieri il dato dell’indice dei direttori acquisti delle imprese manifatturiere greche in febbraio, elaborato dalla società Markit.

Premesso che valori dell’indice inferiori a 50 indicano contrazioni, vi diciamo subito che mai ci era capitato di leggere un valore così atroce: 37,7.

Più che una contrazione, il collasso finale di quello che restava della manifattura greca. Crollo record per produzione e nuovi ordini, riduzione del numero di ore lavorate e pesanti perdite di occupazione, penuria di capitale circolante che vincola ferocemente l’attività. Anche se l’attività manifatturiera greca è in contrazione da 30 mesi, l’inizio del 2012 segna il punto di non ritorno nei livelli di attività. Anche gli ordini all’esportazione sono in caduta libera, in caso qualcuno pensasse che è dal canale del commercio estero che deve venire la ripresa greca.

Il fatto è che è il sistema creditizio greco ad essere collassato, ed in casi come questi non è possibile scegliere i sommersi e i salvati: l’intero sistema produttivo di un paese implode, per mancanza di credito, la linfa vitale dell’economia. E le banche greche erano caratterizzate da un rilevante investimento in titoli di stato del proprio paese, ma questa è solo una constatazione. Queste sono le conseguenze dei credit crunch, quando ci si disinteressa delle condizioni di un sistema creditizio entro un paese in crisi di debito sovrano. Ed è perfettamente inutile favoleggiare di svalutazioni interne ed altre amenità da libro di testo se poi si fallisce nel tentativo di proteggere le parti sane di un sistema economico e produttivo. Tutti vengono spazzati via, senza misericordia.

Ormai la Grecia è un organismo in stato vegetativo permanente, reso tale da manovre indiscriminate, che lo hanno distrutto. E la cosa più “divertente” è che, date le condizioni di depressione economica in atto, i prossimi buchi di bilancio pubblico troveranno gli immancabili scienziati pronti a dire che il paese non ha fatto abbastanza. Neppure nel Trattato di Versailles si è visto qualcosa di simile, in termini di furia cieca e distruttiva. E’ tutto realmente disgustoso.

Come italiani, possiamo solo pregare il nostro dio (per chi ne ha uno) di non avere oltrepassato la linea che ci avrebbe portato verso la Grecia. Per ora. Nessuno si illuda di poter affermare: “qui non potrebbe mai accadere”. Viviamo in un continente di cui la follia si è nuovamente impossessata.

Piccola nota a piè di post: per tutti quelli che “fate entrare banche estere, e il problema si risolverà”: il sistema creditizio greco ha già una rilevante presenza di istituti controllati da non residenti. Occorre soffermarsi ad elaborare un po’ di più, sulle cose: gli slogan di solito vanno bene per i talk show ed i comizi elettorali, ma male si adattano alla realtà.

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