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Governo Monti: aumentano la pressione fiscale e il debito pubblico

Sono passati cinque mesi dall’insediamento dell’attuale governo. Governo “tecnico” che necessita di altri “tecnici” per compiere il lavoro e mettere in atto quelle strategie utili al risorgere del paese cui è stato chiamato.

Ad oggi, di sviluppo nemmeno l‘ombra. Aumentano solo tasse, imposte, accise e – ciliegina bizzarra su una torta di panna rancida – di contro, sale il debito pubblico.

“Ma come” - ci si chiede - “Monti non doveva far abbassare il debito?”.

Pensavamo fosse così. All’atto pratico, fonti Bankitalia, il nostro debito pubblico nei primi cinque mesi dell’anno, ha avuto un incremento tale da portarlo al primo posto assoluto – record di cui tutti faremmo a meno – non solo fra i debiti internazionali, ma anche di quello interno.

Più aumenta la pressione fiscale, più aumenta il debito. Più aumentano precariato e disoccupazione, più i bilanci di Stato vertono al rosso fisso.

Ovviamente, se non si opera per una rinascita dello sviluppo economico, se non si creano o ricreano posti di lavoro, se non si presta attenzione a rendere nuovamente livelli accettabili di capacità economica ai cittadini, gli equilibri già labilissimi, si rompono. E’ chiaro anche che, in una situazione come la nostra, se le famiglie non vengono messe in grado di vivere dignitosamente non potranno poi mai e poi mai assolvere eventuali “debiti” nei confronti dello Stato. E qui non si parla di evasori ma di morosi: gente che le tasse vorrebbe pure pagarle, ma non è messa in grado di farlo.

Così questa Italia sempre più simile alla Grecia, avanza a grandi passi verso una crisi sempre più minacciosa.

Il governo, palesemente, non ha alcuna intenzione di assecondare la richiesta corale da parte della popolazione e di qualche sparuto gruppo di politici di abbassare le uscite relative ai costi della politica. E sembra non avere alcuna intenzione nemmeno di proporre attuabili piani di crescita che – oltretutto – non siano di lungo termine.

Così, ci ritroviamo nella situazione perversa di dover assistere alla più pesante crisi della politica, dominata da un governo che di “tecnico” ha davvero ben poco e con una situazione sociale al limite della guerriglia urbana.

L’economista Giacomo Vaciago spiega: “La riduzione assoluta del debito partirà dal 2014. Che il debito pubblico aumenti ancora in questi primi mesi dell’anno non stupisce, abbiamo ancora un deficit. La cosa più allarmante è che nel primo trimestre di quest’anno le entrate tributarie, rispetto al corrispondente periodo di un anno fa, sono in calo. Non è l’aumento dell’evasione, è la riduzione del reddito da recessione. L’economia italiana è in recessione da tre trimestri. Le entrate tributarie calano quando le cose vanno male e quindi, temporaneamente, aggravano i problemi del debito. E’ un circolo vizioso che in forme esasperate abbiamo visto in Grecia e in Spagna. Da noi non è così grave, ma è presente. L’austerità che fa male temporaneamente all’economia rende anche più difficile ridurre il deficit pubblico. Ci vogliono, da un lato, politiche per la crescita e, dall’altro, austerità, e sapere che la cura richiede tre anni, non tre mesi”.

Appunto. C’è da chiedersi a cosa sia servito questo passaggio dalla politica allo pseudo tecnico: probabilmente, come ho già avuto modo di descrivere in altri articoli, ad una sorta di repulisti che rendesse nuovamente “appetibili” partiti e politici per una opinione pubblica che ormai non sa più cosa scegliere, cosa decidere e cosa fare.

Per chi fosse interessato, a questo link può leggere il rapporto della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria con un'analisi che può chiarire ancor meglio l’attuale situazione economica nel nostro paese.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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