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Gossip o politica? L’impasse di Berlusconi e gli sbagli della sinistra

La linea ufficiale, nel campo del PDL, è quella di derubricare la nuova ondata di intercettazioni boccaccesche a "gossip" e "chiacchiere" che non sono degne di essere commentate. Allo stesso tempo vi si fa riferimento in maniera allusiva, in un patetico teatrino in cui i propagandisti di partito fingono di non averle lette ma in realtà le conoscono benissimo.

Su questo fronte, la confusione del piano etico e di quello politico ha finito per creare un ginepraio di contraddizioni e una situazione di blocco davvero difficile da superare. Tutto nasce dal conflitto fra la condotta di Berlusconi e l'apparato ideologico e culturale della destra conservatrice, e viene aggravato da certe sbandate bacchettone di una parte della sinistra.

Andiamo con ordine e partiamo dalla realtà dei fatti, che è sotto gli occhi di tutti: il presidente del consiglio ama circondarsi di donne giovani e avvenenti che, dietro pagamento diretto (contanti e regali) o indiretto (assunzioni, raccomandazioni, etc.) gli offrono il proprio corpo. Forte della sua posizione economica e politica, sembra che Berlusconi si faccia portare volentieri ragazze in cerca di soldi e carriera. Lo hanno fatto e lo fanno molti uomini di potere, anche se bisogna ammettere che sotto l'aspetto quantitativo - almeno a giudicare dalle sue vanterie al telefono - il fondatore di Forza Italia batte probabilmente ogni record.

Fin qui siamo nel campo delle scelte private di individui adulti (dunque ne è esclusa, almeno legalmente, l'allora diciassettenne Ruby) e consenzienti, liberi di fare ciò vogliono del proprio denaro e del proprio corpo. Paradossalmente questa libertà è figlia indiretta di rivoluzioni culturali e di costume che la parte politica di cui è a capo il presidente del consiglio ha sempre osteggiato con veemenza. L'idea che "il corpo è mio e me lo gestisco io" non è nata certo per favorire la prostituzione ma per affermare l'indipendenza e l'autodeterminazione della donna: però, da un punto di vista liberale, fa parte di questa indipendenza anche la facoltà di vendere i propri favori sessuali.

E' su questo che il centrosinistra sbaglia quando assume un volto arcigno e bacchettone, cercando di far passare come povere vittime le ospiti del premier e mostrandosi scandalizzato di fronte alle nottate avventurose di Berlusconi. Ma come: c'è stata la rivoluzione sessuale, la battaglia per i contraccettivi e per il sesso prima (o fuori) dal matrimonio, la lotta per sottrarre la sfera della sessualità alle ingerenze familiari e clericali, e ora la sinistra lancia anatemi e scomuniche alle notti del bunga-bunga? La cosa non solo non è credibile, ma è anche sbagliata politicamente. La sinistra dovrebbe invece far notare che i valori della autodeterminazione individuale e della libertà, che possono anche sfociare - a discrezione di ciascuno - nel libertinaggio e nella licenziosità, hanno trionfato sulla cappa oscurantista dell'Italia pre-sessantottina.

E proprio qui sta la grande difficoltà di Berlusconi: deve conciliare due immagini lontanissime ma entrambe necessarie per racimolare voti. Una è quella del libertino impenitente, che fa l'occhiolino al mandrillismo italico, che si vanta di essersene "fatte otto su undici" in una notte, che professa un edonismo individualista sfrontato, un giovanilismo iperattivo, un appetito sessuale esuberante ai limiti (o forse oltre) della mania. L'altra è quella - centrale nel suo famoso opuscolo "Una storia italiana" del 2001 - del buon padre di famiglia cattolico e conservatore, dall'ordinata e casta vita in compagnia della moglie e dei figli, del marito fedele e premuroso: il Berlusconi che chiede la comunione per i divorziati perché "soffre" se non può farla, che si presenta con telecamere al seguito al Family Day, che fa conferenze stampa a fianco del ministro Carfagna per denunciare la "dolorosa piaga della prostituzione", che denuncia il "laicismo" di certi Paesi europei dove gli omosessuali possono sposarsi, che corre a firmare il decreto su Eluana Englaro dietro ordine della Chiesa, che rincorre la Lega identitaria sulle le "radici cristiane", il crocefisso in aula, i "valori della famiglia" contro il "relativismo etico" e i "cascami del Sessantotto".

Due figure totalmente incompatibili, che possono stare insieme solo a costo dell'ipocrisia, per la quale di giorno si recita la parte dei timorati e di notte ci si scatena al palo della lap-dancce. Fin quando è stato possibile nascondere il lato notturno, la recita poteva anche funzionare. Ora che invece le cronache del bunga-bunga sono sui giornali di tutto il mondo e le inchieste giudiziarie ci consegnano la viva voce del presidente che contratta numero, altezza, foggia e prestazioni delle ospiti, la recita è molto difficile da portare avanti. Eppure è necessaria, perché una franca e palese ammissione, o perfino rivendicazione da parte di Berlusconi delle sue abitudini costringerebbe le gerarchie ecclesiastiche ad abbandonarlo ufficialmente. Già ora i malumori del mondo cattolico sono palpabili, ma in molti sperano che Berlusconi faccia pubbliche scuse, chieda perdono e nel più classico dei riti di sottomissione alla Chiesa venga "assolto" dalle autorità religiose: qualcosa che, però, non fa parte neanche lontanamente della sua indole e della sua psicologia.

D'altro lato, continuare a registrare videomessaggi in cui afferma di "non aver mai pagato una donna" o far finta di non conoscere Tarantini (ci aveva provato in una conferenza stampa con Zapatero, ricordate? "Non conosco questo Tarantino o Tarantini...") rischia ormai di suonare come un'offesa all'intelligenza degli elettori e dà l'impressione, politicamente rischiosa, di un uomo costretto a mentire. Questo è l'impasse in cui Berlusconi si trova: e l'opposizione dovrebbe sottolineare questo problema, la radicale incoerenza del suo modo di essere con il suo modo di presentarsi e con certe sue battaglie politiche per ingraziarsi il voto cattolico.

Inoltre c'è il problema dell'opportunità di avere un capo del governo che passa ore al telefono con ricattatori ed escort, che non va ai funerali di un soldato caduto in missione perché quella notte ha in programma una festa, che utilizza schede telefoniche straniere per parlare con i suoi fornitori manco fosse un narcotrafficante, che carica ospiti private a decine sui voli di Stato o le infila in RAI o nei consigli regionali, che qualifica come "Paese di merda" lo Stato che governa e sulla Costituzione del quale ha giurato, che mette in imbarazzo le cancellerie europee, sempre più restie ad incontrarlo e sempre più inclini ad escluderlo da ogni vertice internazionale che conti, e mette in ridicolo il nome dell'Italia in tutto il mondo. Queste sì, sono ragioni per cui il presidente del consiglio dovrebbe dimettersi: non perché sia un libertino, ma perché non sa scindere le sue abitudini private dal suo ruolo pubblico, sacrificando il secondo alle prime. La sinistra farebbe bene ad abbandonare le rampogne accusabili di "moralismo" - che sono ottimi diversivi forniti ai suoi avversari per liquidare la questione come "qualcosa che attiene solo alla vita privata del presidente" - e a tenersi sul piano del fallimento politico, sia interno che internazionale, al quale non sono estranee le ricorrenti e compulsive distrazioni del leader pidiellino. 

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.249) 27 settembre 2011 19:59

    Fine e mezzi >

    Secondo i giudici l’avv. inglese Mills ha intascato almeno 600mila dollari per fare il testimone “reticente” nei processi All Iberian.
    Secondo i giudici G.Tarantini ha incassato oltre 500mila euro per tacere o mentire in Tribunale.
    Aldilà dei distinguo, unico e comune risulta il “beneficiario” di detti comportamenti illeciti del tutto analoghi.
    Perfino il Card. Bagnasco ricorda che la Costituzione prescrive “disciplina e onore” per chi sceglie di adempiere a funzioni pubbliche (art.54).
    Nessuno però può mettere la parola “fine” ad un Dossier Arroganza

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