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Google+: errori, censure e misteri

Google+, il nuovo social network di Mountain View, sta già mietendo le prime vittime.

Ci siamo tanto scagliati contro la dittatura di Facebook, contro la sua abitudine a chiudere profili ed eliminare contenuti senza fornire alcuna spiegazione, ma pare proprio che anche il nuovo arrivato abbia qualche problema di tolleranza.

Non solo ha cacciato il gruppo di hacker Anonymous, ma ha anche chiuso il profilo di William Shatner, il capitano Kirk della prima serie Star Trek.
Shatner, attore, musicista e appassionato di tecnologia, era semplicemente entrato su Google+ salutando tutti, ma non si sa come si è ritenuto fosse una violazione: “Ho detto: Ciao a tutti. E a quanto pare si tratta di una violazione delle regole. Forse avrei dovuto dire: arrivederci. Non so ancora cosa sia successo, ma per un po’ non saluterò nessuno. Tanto per non correre rischi”, ha scherzato quando il suo profilo è stato riattivato.

Anche Repubblica.it è stata cacciata. Aveva aperto un account con gli stessi contenuti che appaiono su Facebook, articoli e video provenienti dal sito.
Eppure, leggendo le regole del social network, si parla solo di chiusura del profilo in casi di utilizzo di materiali a carattere esplicitamente sessuale, argomenti che istigano all’odio, pubblicazione di informazioni private e riservate, violazione del copyright o attività illecite.

Si vocifera che Google+ abbia già pronta una soluzione per le aziende (una versione business) e che stia pertanto limitando l’uso tradizionale del social da parte delle stesse. Peccato che tutto ciò non sia scritto sulle famose “regole”.

Lungi da me lo spezzare una lancia in favore di Facebook, ma ricordiamoci che il tanto bistrattato social ha raggiunto un successo forse inaspettato quando ancora non aveva la struttura per poterlo gestire.

Google+ ha avuto diversi esempi ai quali ispirarsi, ha avuto decine di persone che ci hanno lavorato in gran segreto per mesi, e tutto ciò che è riuscito a proporre è stato un social inizialmente a “numero chiuso”, che non è stato in grado di soddisfare le numerose richieste di adesione e che, attualmente, chiude i profili senza ragione.

Volevano una partenza col botto, ma somiglia sempre più a un tonfo.

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