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 Home page > Tribuna Libera > Gli immigrati rubano il lavoro agli italiani?

Gli immigrati rubano il lavoro agli italiani?

Agli idioti che continuano a credere a questa balla, non riesce proprio di constatare che gli immigrati accettano di essere pagati con salari più bassi (anche se non è sempre vero) e di fare qualsiasi lavoro pur di poter campare. 
Un esempio?
Basta farsi un giro per le stalle del Gruppo Ferrarini nel reggiano e scoprire che ad operarvi (24 ore su 24) ci sono soltanto indiani e... uno scozzese! 
Di italiani manco l'ombra!
E questo da circa 20 anni, nonostante sia un un lavoro ben remunerato ma troppo sporco (è dura stare dietro alle vacche) faticoso e impegnativo (bisogna lavorare su turni spesso anche di notte e durante il weekend)!
E gli immigrati ivi impegnati sono molto apprezzati anche perché lavorano molto bene!
Eh...sì!
Poi sono gli immigrati a rubare il lavoro agli italiani!
Ma per favore!

 

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Kindlyreqd (---.---.---.21) 3 dicembre 2018 16:13

    Questo è il classico esempio di un ragionamento che, nel tentativo di smontare una qualche teoria su un argomento, si auto-contraddice con affermazioni che invece la confermano.
    "gli immigrati accettano di essere pagati con salari più bassi (anche se non è sempre vero) e di fare qualsiasi lavoro pur di poter campare".
    Ergo, se questo è vero, e forse lo è, gli immigrati fanno lavori in cui potrebbero essere occupati nostri connazionali.
    Il che è esattamente l’opposto della tesi di fondo dell’articolo.
    A rincarare la dose, si dice poi che quei lavori non sarebbero comunque accettati dagli italiani, perchè scomodi, quasi sempre malpagati e per di più gli immigrati lavorano bene ed in silenzio senza, aggiungo io sottinteso, fare tante storie come gli italiani, scioperare e rivolgersi ai sindacati mettendo nei guai i datori di lavoro.
    Naturalmente, queste affermazioni sono di fatto opinioni e nessuno è in grado di dimostrare che le cose stiano davvero così, cioè che se non ci fossero gli immigrati davvero i datori di lavoro non riuscirebbero a trovare italiani disposti a farli quei lavori, magari a condizioni un po’ meno penalizzanti di quelle offerte agli immigrati stessi.
    Ma se per amor di ragionamento volessimo dar credito a questa opinione, in ultima analisi l’affermazione del titolo sarebbe di fatto dimostrata: a meno che non si voglia affermare che condizioni di lavoro accettabili e retribuzioni tali da poter almeno vivere dignitosamente, siano dettagli di scarsa importanza e da non considerare.
    Il bello è che i tanti che fanno questo tipo di ragionamento, spesso ci tengono a dichiararsi orgogliosamente antifascisti, senza rendersi minimamente conto che se è vero, come è vero, che durante il ventennio sindacati veri non ce ne erano e di scioperi nemmeno si poteva parlare, è vero anche che l’attenzione verso la famiglia tradizionale come nucleo fondamentale della società, su cui il regime fondava gran parte del suo consenso, faceva si che ai lavoratori venisse garantito almeno un salario in grado di campare una famiglia, per di più numerosa ed in cui solo l’uomo era percettore di reddito.
    La stragrande maggioranza degli immigrati, invece, sono giovani uomini senza una famiglia che devono mantenere solo se stessi; e sarebbe anche interessante sapere se questi giovani uomini mandino anch’essi denari alle madri e mogli restate a casa, come hanno fatto con grandi sacrifici i nostri connazionali negli anni ’50 e ’60, emigrati a lavorare in miniera in Germania, Francia, ecc., alle cui rimesse dobbiamo buona parte del miracolo economico italiano.

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