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Gli atei manifestano davanti all’ambasciata del Bangladesh contro le persecuzioni islamiste

Un blogger ucciso, un altro aggredito. Una manifestazione dei fondamentalisti islamici a cui hanno partecipato alcune centinaia di migliaia di persone, nel corso della quale è stato chiesto di impiccare i "blogger atei" ed è stata consegnata all'autorità una blacklist di ottantaquattro giovani che osano "criticare l'Islam" attraverso internet. Quattro di essi sono già stati arrestati, e rischiano fino a dieci anni di carcere.

È quanto accade in Bangladesh, nel silenzio dell'Occidente. L'Uaar, il cui principale scopo sociale è difendere i diritti civili degli atei e degli agnostici, non è però rimasta a guardare.

Ha scritto una lettera alla presidenza del Consiglio italiana affinché il nostro governo faccia sentire la sua voce a livello internazionale, e ha scritto anche ai rappresentanti delle associazioni islamiche italiane per invitarli a prendere le distanze dalle iniziative dei loro correligionari. Ha inoltre lanciato una petizione online e domani consegnerà all'ambasciata del Bangladesh a Roma le oltre 1.500 firme sinora raccolte. Un sit-in di sensibilizzazione avrà luogo poco distante, in piazza Pitagora, a partire dalle 15.30.

«Il numero di non credenti è in costante crescita in tutto il mondo», ricorda Raffaele Carcano, segretario Uaar, «ma cresce anche il numero delle condanne che subiscono». Sinora non si era mai verificato nulla di queste proporzioni, ed è per questo motivo che in molti paesi si stanno organizzando mobilitazioni per difendere la libertà di espressione in Bangladesh. «Anche in Italia il sentimento religioso è ancora penalmente tutelato», conclude Carcano, «e quanto accade in Bangladesh deve essere di monito per tutti: non c’è libertà, dove alla libertà di religione non si accompagna la libertà dalla religione».

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