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Gli amori guasti: dalle dipendenze affettive allo stalking

Gli amori guasti fanno i conti col tempo solo quando il tempo è finito. Cuori che soffrono, che gioiscono, che vivono, che muoiono, amori sofferti, amori felici, amori che finiscono.

La scienza li definisce: “dipendenze affettive” il problema esiste. Ci si rende conto di essere dipendenti da un rapporto come lo si può diventare da una droga, il primo passo da compiere è ammettere di avere un problema, riconoscerlo, prenderne coscienza e poi stabilire un vero e proprio percorso di guarigione, che avrà tutti gli ostacoli del caso dall’astinenza, agli sbalzi d’umore, alla tendenza all’isolamento, alla malinconia, ma che di certo porterà a ristabilire da subito l’autostima, ad amare nuovamente se stessi e poi finalmente a costruire rapporti sani, perchè come disse qualcuno molto saggio: “Un amore autentico nasce dall’incontro fra due unità e non due metà”.

Cuori che soffrono, che gioiscono, che vivono, che muoiono; amori sofferti, amori felici, amori che finiscono. Siamo tutti malati d'amore, da chi ne è alla ricerca a chi ne vive uno, da chi soffre per un amore non corrisposto a chi soffre per un amore finito. Tutti pronti a dare noi stessi, talvolta lì, ad elemosinare un bacio, una carezza, una parola. E’ quando il limite di un amore si fa malattia che bisogna preoccuparsi; la pretesa insana di una presenza che non vuole o non può più esistere riduce alla disgregazione. Gli amori guasti fanno i conti col tempo solo quando il tempo è finito. Non c'è consiglio che tenga né colpe da abbattere. La negazione di sé, l’amore dannoso non lascia tregua agli amanti: è complicato, stressante, carico di ansia, mai spontaneo, è urlato, dichiarato, sofferto, ma contemporaneamente clandestino e pieno di segreti, mai libero.

L’amore malato ha radici nella storia familiare, culturale, sociale e trionfa quando si fa amore di piaga, amore duellante, conflittuale, amore negato, amore rimosso, amore morboso. Si chiama stalking (dall’inglese: appostarsi) ed è l’altra faccia della storia d’amore, quella più brutta, quella più scura. Nasce come un atto persecutorio. La o il molestatore è malato di sindromi ossessive. Quando una relazione finisce male, si apre, per uno dei due, un periodo di messaggi, minacce, offese, paure che avvelenano la vita e qualche volta finiscono in tragedia.

Lo stalker, o molestatore, diventa assillante mettendo in atto una serie di comportamenti che hanno come scopo il trasmettere messaggi relativi ai propri stati d’animo, alle proprie emozioni, ai propri bisogni sia affettivi che di odio, rancore o vendetta. Passa dalle minacce attraverso sms, e-mail, telefonate al pedinamento, all’inseguimento, fino a sfociare in vere e proprie aggressioni. Solitamente, ma solo secondo statistica, la vittima di stalking è femminile ma non è assolutamente raro che siano anche i maschi a subire molestie e vere e proprie persecuzioni da parte di stalker femmine con disturbi della personalità.

Lo stalking è entrato a far parte del nostro ordinamento con il Decreto Legge 23-2-2009 che ha introdotto con l’art. 612 bis Codice Penale, il reato di “atti persecutori”. Si è inteso attribuire rilevanza penale e sanzionare in modo pesante tutta quella serie di comportamenti assillanti e ossessivi che prostrano la vittima in una condizione di soggezione psicologica limitando a volte pesantemente le attività quotidiane del “perseguitato”. Rientrano in tali condotte l’invio ossessivo e ripetuto di lettere, sms ed e-mail nonché pedinamenti, appostamenti e ogni atto anche vandalico che abbia scopo intimidatorio. Purtroppo nei casi più gravi chi ama decide che suggello della propria passione non possa essere altro, ad un certo punto, che la morte.

Perché è facile come sempre dare la colpa alla televisione spazzatura, ai modelli violenti e primitivi che vengono imposti via digitale e via satellite ai nostri ragazzi. E' meno facile chiedersi se si sta facendo di tutto per crescere dei ragazzi sani e maturi nel rapporto con l'altro sesso. Si parla di mamme italiane, e di mamme cinesi. Mamme chioccia e mamme tigri. Ma il problema è solo quello di essere mamme equilibrate. E anche padri. E dell'esempio. Di fare crescere i ragazzi in famiglie dove ci sia equilibrio di poteri e di affetto, dove se non si va d'accordo ci si lascia e non si urla. Dove non si alzano le mani e si rispettano le differenze. Dove si insegna il rispetto per gli altri e prima ancora per se stessi.

Perchè credere di non farcela, di impazzire senza un amore che ci ha abbandonato è prima di tutto una mancanza di rispetto per quello che siamo, per la nostra forza. Siamo sicuri di insegnare tutto questo ai ragazzi? Siamo sicuri di staccarli ogni tanto dalla playstation e di parlare o di vedere un film con loro?

Guardiamoli negli occhi e qualcuno abbassi lo sguardo per la vergogna. Siamo tutti coinvolti.

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