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 Home page > Attualità > Economia > Gli Usa e il futuro del populismo: verso una Casa Bianca socialista?

Gli Usa e il futuro del populismo: verso una Casa Bianca socialista?

Questa settimana, per la mia conversazione con Michele Boldrin (il cui canale YouTube trovate qui), parliamo dei massimi sistemi: dal rogo di Notre Dame alla filantropia delle grandi aziende francesi, il populismo continua ad alzare la voce. Quale futuro per il welfare e le politiche redistributive?

Parliamo poi del populismo a stelle e strisce, verso le elezioni di novembre 2020. Il partito Democratico sta davvero approdando a lidi socialisti? Quale è la ricetta del successo di Trump, autore di una imponente redistribuzione a vantaggio dello 0,1%, e che malgrado ciò gode di uno zoccolo duro di consenso tra gli strati più bassi del reddito? E questi ultimi, per quanto tempo continueranno a spellarsi le mani quando ricevono briciole, come i micro bonus una tantum, di 1.000-2.000 dollari da aziende che hanno ricevuto benefici fiscali per centinaia di miliardi, con la riforma fiscale di Trump, fatta a rigoroso deficit?

Quali prospettive per l’affermazione di un Dem dichiaratamente socialista, tale da attuare politiche di pesante redistribuzione (del tipo Medicare per tutti, cioè un Single Payer sanitario, per intenderci), che darebbe il via ad una tendenza planetaria, perché quello che accade negli Usa si trasmette al resto del mondo? Passeremo cioè da un populismo di destra ad uno di sinistra?

È vero che negli Usa è aumentata l’invidia sociale, anche se non ancora giunta a livelli “europei”, come sostiene Michele dopo quasi 40 anni di vita negli States? Se sì, perché? E c’entrano la oligarchizzazione ed aumento di concentrazione incarnata da Big Tech, con buona pace della leggenda della Land of Opportunities? Oppure gli Usa hanno storicamente attraversato molti periodi di corporatism, cioè di soppressione della concorrenza per finalità di creare welfare, dai tempi di Roosevelt in avanti?

Sono solo riflessioni ad alta voce, che chiunque sia dotato di una forma mentis “liberale” (quella di mercati competitivi e di equalizzazione delle condizioni di partenza, per promuovere crescita, innovazione e riduzione delle diseguaglianze ex post) dovrebbe porsi. Noi abbiamo iniziato a farlo, a ruota libera e senza alcuna pretesa di esiti precostituiti. Buona visione.


Lettura complementare consigliata – Dal Financial TimesWhy American CEOs are worried about capitalism. Timore genuino o strumentale al solito gattopardismo? Lo scopriremo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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