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Gli ’Ebo’? Inadeguati

'Gli Ebo sono arrivati', ho scritto in un pezzo pubblicato sabato 11 maggio 2012 qui su AgoraVox. Ho anche scritto: 'Facciamocene una ragione'.

L'intenzione, anche provocatoria non lo nascondo, era proporre alcune riflessioni mentre il Salone del Libro è ancora in corso - si conclude proprio oggi - e mentre in Italia si sono già mossi alcuni passi - specialmente negli ultimi anni - rispetto alle tecnologie applicate all'oggetto-libro che perde così i propri requisiti base rispetto all'oggetto così come siamo abituati a considerarlo da secoli per vestire altri panni, diventando accessibile in altri modi e - forse - rivolgendosi a potenziali acquirenti non necessariamente coincidenti con chi ha comprato (e compra) libri di carta.

Al Salone l'hanno chiamata 'La Primavera digitale', una sorta di filo conduttore, macro tematica, che attraversa ogni giornata al Lingotto (o avrebbe dovuto) e che tenta di puntare l'attenzione di interventi, dibattiti, eventi e stand proprio sul digitale applicato all'editoria.

Ho usato il termine 'tenta' non a caso.

In Fiera ci sono stata, non posso di certo ragionare per assolutismi perché il Salone è ampio, ogni ora si svolgono contemporaneamente numerosi eventi oltre all'imponente presenza di espositori dalle Major agli editori indipendenti, per non parlare del padiglione dedicato a Scuole e Professionisti (per intenderci dove si sono attrezzate le aree 'libreria ragazzi' e 'tentazioni e meditazione' tra gli spazi espositivi; 'la città visibile' con mostre e aree relax, 'arena bookstock' con sale convegni, i numerosi laboratori per bambini e Scuole ma anche l'area business di 'Ibf' e così via).

Comunque, ci sono stata.

E rispetto al digitale, rispetto appunto agli 'ebo' e a quanto ruota attorno ai nuovi 'formati' ne sono uscita con diverse considerazioni ed impressioni contrastanti che approfondirò nei prossimi articoli.

Un buon punto di partenza, però, mi sembra un commento proprio al pezzo introduttivo, che riporta l'attenzione verso un nodo centrale, secondo me.

A firma 'Il Gufo', pubblicato ieri, domenica 13 maggio:

Secondo un alto dirigente dell’IBM gli E-book avrebbero in pochi anni sostituito in gran parte il formato cartaceo. Era il 1999 e quella imbarazzante "profezia" si è rivelata del tutto sbagliata.
E non per il "tempo" di cui avrebbero bisogno gli italiani, quanto per il fatto che leggere un libro in formato digitale è semplicemente una schifezza.
E’ un formato molto promettente per i corposi testi tecnici, per slide universitarie, per mappe, guide o cose simili; per la letteratura è semplicemente un formato inadeguato.
Fatevene una ragione.

E' dunque l'inadeguatezza del formato, a bloccare gli acquisti?
"Leggere un libro in formato digitale è semplicemente una schifezza", si dice nel commento.

Non sono convinta che il 'tempo' non sia una delle variabili, per due ragioni: ogni cambiamento rispetto a una dinamica consolidata ha bisogno di un periodo in cui ci si approccia, s'impara e si capisce se e fino a che punto il 'nuovo' può funzionare rispetto al 'vecchio' (un esempio banale: ora non li mettiamo neanche più in discussione i cd musicali, ma io che da ragazzina ascoltavo le canzoni dalla radio e dalle cassette acquistate o registrate, ci ho messo qualche anno a cedere, non solo per problemi ovvi tecnici legati ai nuovi lettori necessari).

L'altro motivo riguarda necessariamente le esperienze. La lettura sul libro come oggetto di carta è un'esperienza estremamente consolidata ad esempio per la generazione dei miei genitori ma non lo è con lo stesso attaccamento, gusto e affezione per la generazione di mio figlio (attualmente in prima elementare), giusto per fare due esempi estremi ma significativi. Il tempo, in questo caso, determina l'abitudine o meno a considerare - in questo contesto - l'Ebo un elemento che può entrare nel quotidiano o meno.

***

Ci sono indubbiamente una serie di percezioni soggettive che fanno del lettore italiano, un lettore reticente. Soggettive nella misura in cui non sono del tutto persuasa che le ragioni siano così facilmente standardizzabili come spesso si evince da statistiche, articoli o dibattiti tv.

C'è anche un'altra inadeguatezza, che al Salone era abbastanza evidente, e riguarda taluni approcci degli editori stessi rispetto alla conoscenza effettiva degli strumenti e delle risorse necessarie a lavorare nel digitale editoriale ma anche rispetto all'econimicità del prodotto ebo nonché la possibilità (o meno) di raggiungere tanti 'potenziale acquirenti' - in questo momento storico italiano - quanto per i prodotti di carta.

Sembra complesso? Lo è. Complesso e sfaccettato.

Come ogni processo produttivo, come per ogni settore e mercato, le virate e i cambiamenti che intaccano dinamiche e prodotti consolidati da tempo (nel caso del libro di carta, da secoli) comportano tempi tecnici di studio, analisi, acquisizione degli strumenti, valutazioni delle nuove situazioni di mercato, proiezioni, considerazione interne a ogni azienda per capire se e in che misura si può inserire...

I cambiamenti, volendo schematizzare, non sono mai affari solitari - sensi unici - quando colpiscono business, professioni e mestieri.

Nel caso del libro c'è una sacrosanta gamma di reazioni e percezioni sul fronte 'lettore' (acquirente) ma ci sono anche sacrosante reazioni differenti nonché gestioni, approcci e realtà lavorative sul fronte 'editore' (produttore).

In mezzo restano i distributori e i librai che in un qualche modo ad oggi sembrano i meno coinvolti, gli 'indifferenti' sono stati nominati al Salone in alcuni dibattiti. Indifferenti perché gli Ebo per loro possono diventare il confine tra il lavoro così come lo hanno svolto e conosciuto fin ora e qualcos'altro che è difficile perfino nominare. Ad esempio: riuscite a immaginere come potrebbe funzionare una libreria 'fisica' che vende libri digitali? 

***

Per approfondire i 'numeri dell'editoria digitale' un pezzo di Flaminia Mancinelli del 12 maggio.

***

Alcuni riferimenti (per nulla esaustivi) e prime reazioni della stampa nazionale al Salone appunto in chiusura oggi a Torino nonché, nello specifico, sulla 'Primavera digitale':

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Immagini: Salone del Libro di Torino 2012, in apertura un dettaglio dello stand di Hacca Edizioni, a seguire un evento di sabato 11 Maggio, infine uno degli spazi Mondadori (fotografie di Barbara Gozzi).

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