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Giuseppe Grossi. L’imprenditore italiano del nord - est

Ogni regione ha la sua bella inchiesta legata alle trattative su mafia e politica, sui conflitti di interesse, sui fondi neri o sulla gestione degli appalti pubblici e su strani finanziamenti, occulti e non regolati, a politici e partiti. Arrestato per frode fiscale e impropriazione indebita, il re della gestione ecoambientale del nord d’Italia Giuseppe Grossi.

Giuseppe Grossi, classe 1947, è un imprenditore molto capace e conosciuto nell’ambiente dell’alta finanza. Le sue prime esperienze le fa nell’ambito delle grandi industrie siderurgiche come l’Iva di Taranto. Ora ricopre le seguenti cariche sociali in un miscuglio pericoloso di conflitto di interesse.

Settore ecologia:

  • Presidente della Green Holding spa con sede a Milano.

  • Amministratore Delegato della rea Dalmine spa con sede a Dalmine Bergamo.

  • Vice presidente della rea Trani, società consortile a responsabilità limitata, con sede a Bari.

  • Amministratore delegato della Sadi servizi industriali spa Milano.

  • Amministratore unico della Noy vallesina engineering srl Bergamo.

  • Presidente della Noy ambiente spa Milano.

  • Amministratore delegato della Walde ambiente spa Milano.

  • Amministratore delegato della Smarin spa Taranto.

Settore immobiliare:

  • Amministratore unico della Alfa alfa srl Milano.

  • Amministratore unico della Plurifinance srl Milano.

  • Amministratore unico della Sisifo srl Milano.

  • Procuratore della Newcons srl Milano.

Cariche ricoperte in altre società quotate in mercati regolamentati anche esteri, in società finanziarie anche bancarie, assicurative o di rilevanti dimensioni:

  • Amministratore Credito Bergamasco spa.

  • Amministratore green holding spa.

Nel febbraio 2009, a seguito di una operazione coordinata delle Fiamme Gialle il suo nome finisce in una lista con altri 552 nomi. Sono i nomi degli evasori che avevano scelto una banca nel Texas per i loro soldi. Ci sono imprenditori e aziende, con tanto di coordinate bancarie, società di copertura, una serie infinita di fatture emesse dall’Italia verso l’estero. Soldi che lasciano la Penisola e approdano nei paradisi fiscali.

Per la procura di Milano, è una miniera di informazioni di straordinario valore. La lista dei 552 era custodita in un file del computer portatile dell’avvocato svizzero Fabrizio Pessina, classe 1946. Sbarcato a Malpensa di ritorno da una breve vacanza a Marbella, Pessina viene arrestato con l’accusa di riciclaggio. Nell’inchiesta è coinvolto un suo cliente importante, l’imprenditore milanese Giuseppe Grossi. Ma l’analisi dei dati memorizzati per anni in quel computer mostra agli investigatori che Grossi in realtà è solo un nome tra i tanti.

In tre decenni di onorata carriera l’avvocato svizzero specializzato in paradisi fiscali si è costruito un network di contatti molto ramificato. Fanno riferimento a lui un gran numero di industriali e professionisti, concentrati soprattutto nell’area del Nord-Est, in quella fascia ad alta densità di piccole e medie aziende che va da Brescia fino a Treviso.

Clienti come il gruppo Greggio, griffe dell’argento con base in provincia di Padova. Oppure la famiglia veronese Cordioli, che produce e lavora alluminio, zinco e rame. I principali referenti bancari di Pessina sono ovviamente i giganti del credito svizzero, a cominciare dall’Ubs. In Italia, invece, in molte operazioni registrate nella lista dell’avvocato di Chiasso viene citato il nome della Banca Mb, un piccolo istituto nato da poco a Milano per iniziativa di alcune decine di imprenditori di seconda fila. Tra i promotori spicca un nome storico della finanza nazionale come Giuseppe Garofano, il manager, presidente di Montedison ai tempi dei Ferruzzi, da sempre vicino all’Opus Dei.

Clienti di Pessina sono i primi azionisti della banca. Da almeno dieci anni l’avvocato di Chiasso, ora agli arresti, fa coppia fissa con Mario Merello, un professionista di gran successo, almeno a giudicare dal patrimonio personale. Residenza a Saint Morris, ma di casa anche a Montecarlo, Merello, l’estate scorsa ha inaugurato il suo nuovo yacht da 50 metri battezzato Marcelita in onore della moglie, la cantante Marcella Bella.

Il suo tesoro, quello vero, è però un patrimonio smisurato di contatti e relazioni, alcuni ad altissimo livello, famiglie e imprenditori di cui gestisce i capitali. Il socio di Pessina naviga da anni nel mondo dello spettacolo, tra i vip veri o presunti frequentati nelle occasioni mondane insieme alla consorte Marcella. A Milano, invece, l’attivissimo Merello è ben introdotto nel giro della Borsa e dell’alta finanza. Amico da tempo della famiglia di Salvatore Ligresti e cresciuto all’ombra di Silvano Pontello, il banchiere, morto nel 2002, a sua volta cresciuto allo scuola del bancarottiere Michele Sindona e in seguito salito al vertice della Banca Antonveneta. Merello ha fatto molta strada, giostrando con grande abilità capitali e amicizie tra Lugano, Milano e Montecarlo. Lui a capo della Wmk del Texas dove le Fiamme gialle trovano una lista di 552 eccellenti evasori fiscali tra cui Giuseppe Grossi oggi agli arresti per ben altri affari. Ma torniamo all’arresto di Grossi.

Grossi, con le sue tante società avrebbe dovuto progettare, costruire e gestire gli inceneritori di Mogliano e Silea. Un uomo ricchissimo, amico dei potenti di destra e di sinistra che contano, che si muove in elicottero, jet privato, e che per gestire il proprio garage di auto lussuose ha dovuto addirittura creare un’apposita società. Parte l’inchiesta e dai racconti di due dei suoi collaboratori che aveva reclutato tra le file della Guardia di Finanza, l’ex maresciallo Pasqualetti e Anastasi, si scoprono versamenti, tramite prestanomi, a partiti e politici e così il ciclo cominciato dalla Dc sembra non finire mai.

Costosi regali a personaggi politici e dell’amministrazione pubblica per qualcosa come 6,5 milioni di euro in orologi. Un filone che arriva agli affari legati ai lavori di bonifica nell’area di Santa Giulia a Milano: Grossi è accusato di aver gonfiato di milioni di euro i costi e di aver fatto sparire il denaro all’estero, insieme a lui arrestate altre 7 persone e al momento dell’arresto Grossi aveva con sé una valigetta con 50mila euro in contanti, in biglietti da 500.

Il sospetto degli inquirenti è che quel denaro fosse una «mazzetta». Il punto, ora, è capire chi fosse il destinatario di quei soldi. Nell’estate 2009 si scopre anche di un maxi versamento di Grossi nei confronti di Rosanna Gariboldi, assessore a Pavia ma soprattutto moglie del già vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, Giancarlo Abelli (detto “Il Faraone”), oggi onorevole Pdl e coordinatore della segreteria del ministro Bondi.

Vi sarebbe stato infatti, tra il 2007 e il 2008, il passaggio di una somma ingente (632.000 euro complessivi) tra i conti esteri “schermati” gestiti da fiduciari di Grossi e un conto cifrato della Gariboldi a Montecarlo. La Procura di Milano ha avviato una rogatoria internazionale sul conto della Gariboldi presso la Banque J. Safra, indagandola per l’ipotesi di reato di riciclaggio. La giustificazione di Rosanna Gariboldi: “Sono dei soldi che gli avevo prestato tempo fa, me li ha solo ridati; glieli avevo dati per un’operazione che non ricordo. Sa, sono una persona un po’ semplice, troppo in buona fede… Se c’è un contratto per provarlo? Ah, no no, non c’era niente di scritto. Sa, tra amici…”.

 

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