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Giulio Regeni: 5 mesi fa la scomparsa. Una fiaccolata a Roma per ricordarlo

Questa sera a Roma, alle 19.41, piazza della Rotonda, al Pantheon, si illuminerà di fiaccole.

Non sarà ancora buio, come invece lo era a quell’ora, al Cairo, il 25 gennaio. Quel giorno, a quell’ora, fu visto per l’ultima volta Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello che stava svolgendo un dottorato di ricerca nella capitale egiziana.

In sei mesi non un passo avanti ha fatto la ricerca della verità: nonostante l’impegno della procura di Roma e degli avvocati della famiglia Regeni e i dolorosi viaggi in Italia e all’estero dei genitori di Giulio, la mancanza di collaborazione da parte delle autorità egiziane impedisce ogni progresso.

Il governo italiano continua ufficialmente ad assicurare che conoscere i responsabili dell’arresto illegale, della sparizione, della tortura e dell’uccisione di Giulio Regeni resta il suo obiettivo.

Tuttavia, siamo a un punto fermo. Dopo il richiamo temporaneo dell’ambasciatore al Cairo e il rinvio del ritorno di quello che nel frattempo gli è succeduto, le annunciate misure graduali e progressive nel caso in cui le autorità egiziane avessero continuato a non collaborare alle indagini non sono state prese.

Vi è anzi la sensazione che palazzo Chigi e la Farnesina ritengano di aver fatto il massimo possibile. Ha dato fastidio al governo persino l’emendamento pressoché simbolico approvato dal parlamento, che ha deciso di annullare la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio per gli F16.

Pare la politica delle due necessità parallele: la prima, il dovere morale di pretendere la verità per Giulio Regeni; la seconda, la necessità di mantenere buoni rapporti con l’Egitto.

I buoni rapporti tra paesi dovrebbero servire proprio a collaborare, a fornire spiegazioni e, quando occorra, scuse. Negli ultimi sei mesi, tuttavia, nulla di ciò è avvenuto. L’omicidio di Giulio Regeni è stato dal ministro degli Esteri “derubricato” a questione che riguarda la dignità nazionale, come a dire che il contesto in cui si è verificato non è poi così importante.

Quel contesto è la situazione dei diritti umani in Egitto, che continua a peggiorare, tra processi alle organizzazioni della società civile, avvocati per i diritti umani in carcere e sparizioni e torture diventate parte integrante di politiche sempre più repressive.

Il tempo non è galantuomo e Giulio Regeni rischia di aggiungersi al lungo elenco di italiani le cui circostanze della morte, e le relative responsabilità, non sono mai state definitivamente chiarite.

A cercare d’impedire tutto questo c’è il giallo degli striscioni che da mesi sono appesi ovunque in Italia e che continuano a imbellire palazzi delle istituzioni, scuole, università, abitazioni private.

Ci saranno, stasera, anche tante fiaccole accese. Alle 19.41 esatte.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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