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Gino Bartali: gli dei dello sport

GINO BARTALI (ITALIA, 1914-2000) CICLISMO

Gino Bartali fu un corridore eccezionale nel senso più ampio del termine, accostabile per grandezza soltanto a Fausto Coppi. Ginettaccio con le sue imprese eroiche (che furono sterminate, impossibili da ricordarle tutte in questa sede) infiammò l’Italia del pedale fra la fine degli anni ’30 e l’inizio del Dopoguerra, dando vita ad una delle rivalità più famose nella storia dello sport: Bartali vs Coppi. Il corridore toscano in carriera si fregiò in primis di 3 Giri d’Italia (17 tappe e 50 maglie rosa), 2 Tour de France (12 tappe - record italiano - e 23 maglie gialle), 4 Sanremo, 3 Lombardia, 2 Campionati di Zurigo e 4 Titoli Italiani (che all'epoca avevano un valore ben maggiore dei tempi d'oggi), realizzando exploit epici sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno, in certi casi umiliando persino avversari molto quotati. Nel corso della sua carriera subì infortuni di grave entità, disavventure varie - nel Tour del ’37, tanto per citare un esempio, cadde mentre era in giallo (con oltre 9 minuti di vantaggio) mandando in frantumi il sogno di diventare il primo uomo a fare l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno - e disgrazie, come la morte del fratello a soli 19 anni (investito da un auto contromano durante una gara dilettanti), e dovette restare fermo oltre un lustro a causa della Guerra, che lo privò dei migliori anni della gioventù e quindi di un gran numero di possibili vittorie. Quando si ritornò alla vita civile Bartali era ormai “vecchio”, ciononostante, fra lo stupore di tutti, riuscirà a prendersi qualche soddisfazione… Il corridore toscano, infatti, impinguerà il suo palmares con tante altre vittorie di prestigio, realizzando il suo capolavoro assoluto nel Tour de France del 1948, quando a 34 anni (età quasi improponibile per l’epoca) bissò a distanza di 10 anni lo strepitoso successo alla Gran Boucle del 1938: egli riuscì a recuperare una ventina minuti da L. Bobet e fra l’incredulità generale salì sul gradino più alto del podio (vincendo 7 tappe, record italiano). Tuttora è la più grande impresa nella storia del ciclismo, assieme alla vittoria di Coppi al Tour del ’49, vinto proprio davanti a Ginettaccio. Fra i tanti record di Bartali si ricorda che è sinora l’azzurro ad aver indossato più volte il simbolo del primato fra Giro e Tour (73 volte). Il più grande scalatore di sempre in carriera ha ottenuto 132 vittorie (di cui 15 nel ’48, l’ultima a 39 anni).

A proposito della Guerra, Bartali fra il settembre 1943 e il giugno 1944 si adoperò in favore dei rifugiati ebrei (riceverà per questo il premio post mortem di Giusto fra le Nazioni), compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati. Ricercato dalla polizia fascista sfollò a Città di Castello, dove rimase nascosto da parenti ed amici cinque mesi.Si calcola che in questo modo Bartali abbia protetto l'esistenza di circa 800 ebrei.

In una ipotetica classifica relativa agli sportivi di ogni epoca, prendendo in esame le discipline individuali più popolari (altrimenti la scelta diverrebbe troppo ardua), lo porrei al 5° posto, dietro al nuotatore M. Phelps, allo schermidore Nedo Nadi, Carl Lewis ed a Fausto Coppi, ma davanti a Cassius Clay, Usain Bolt e Rod Laver.

 

Foto: Ciclismo Italia/Flickr

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