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Genova, albanese confessa omicidio di un connazionale: droga e prostituzione è affar loro

Le vittime della tratta sono sempre più giovani adolescenti moldave, ucraine e romene, i loro aguzzini in gran parte pregiudicati albanesi: tra loro pure tantissime donne. 

 

Il brutale omicidio del pregiudicato albanese Ilir Krypi, irregolare sul suolo italiano, avvenuto a Genova nella tarda serata dello scorso venti luglio nella centralissima Via Milano con la confessione, resa dinnanzi al magistrato inquirente da parte dell’autore materiale dell’omicidio sta svelando come la Liguria ormai sia stretta nella tenaglia criminale della mafia proveniente dal piccolo stato d’oltre Adriatico. I cinque assassini dell’uomo sono infatti, come la loro vittima, di nazionalità albanese ed anche loro trafficano solitamente in giovani ragazze da avviare al marciapiede. Si può ben dire infatti che in Liguria, ma ormai il discorso potrebbe allargarsi a gran parte del Nord- Ovest, i più redditizi traffici criminali come la droga e la prostituzione siano ormai gestiti dalla mafia albanese in collaborazione con la temibile ‘ndrangheta calabrese molto ben radicata nel capoluogo regionale e nell’estremo ponente ligure, nella fascia di territorio compresa cioè tra Sanremo e Ventimiglia.


Ora anche la mafia albanese vi si sta radicando sfruttando pure insospettabili complicità ad alto livello. Il temibile killer albanese reo-confesso fu arrestato giorni fa a Roma dalla Polizia della capitale nei pressi della stazione Tiburtina. Altri due suoi connazionali appartenenti al commando-killer sono tuttora latitanti mentre già nell’immediatezza dei fatti furono arrestati tra Genova ed Alessandria altri due cittadini provenienti dal “paese delle Aquile”, proprio mentre stava facendo ritorno in patria. Nella fuga l’assassino è stato aiutato da un suo conterraneo, questa volta immigrato regolare, che, pur essendo a conoscenza dei fatti, lo aveva aiutato durante la latitanza nella capitale. Ilir Krypi, sfruttatore di donnine conosciutissimo in Liguria che era uscito dal carcere pochi mesi fa, è stato ucciso perché appartenente ad un clan avverso che voleva porre sotto la sua “ protezione” una giovane romena, sfruttata sessualmente in precedenza dal clan di appartenenza degli assassini. Dalla Romania all’Italia infatti è sempre florido il flusso di giovani donne, controllate dalla mafia albanese, da avviare al meretricio. Sono sempre più giovani, alcune poco più che adolescenti, ed in buona parte sono cittadine del paese neo-comunitario. Ad esse gli albanesi fanno ricorso in quanto, stante il loro “ status” di cittadine comunitarie, hanno meno probabilità di essere espulse. Non mancano però pure le extra- comunitarie come le Moldave o le Ucraine.

Il loro “viaggio” segue due rotte: delinquenti romeni, non ferramente organizzati però, le portano in autobus sino nelle nostre città per poi venderle alla mafia albanese oppure si limitano ad accompagnarle nei Balcani occidentali dove vengono prese in consegna dagli albanesi. In Albania vengono istruite al mestiere più antico del mondo, poi, tramite gommone, raggiungono l’Italia. Sono tenute sotto strettissimo controllo, speso violentate o seviziate. I loro “kapò” quasi sempre sono ragazze albanesi che già fecero la stessa esperienza nel nostro paese e che poi si sono emancipate sposando i loro sfruttatori. La stampa romena già da tempo ha denunciato questi traffici ed ha accusato le autorità italiane di non fare abbastanza per tutelare queste giovanissime donne, sempre più sono le quattordicenni, avviate ad un’esistenza pericolosa nella penisola che si potrebbe risolvere nel loro omicidio. Così successe per esempio ad Alina Nutica appena maggiorenne, ma quando iniziò a battere il marciapiede aveva appena sedici anni, uccisa lo scorso novembre sulle alture di Alassio. Dell’omicidio fu accusato un cliente egiziano, poi subito prosciolto. Alina aveva un “fidanzato” albanese ma le indagini su di lui non furono approfondite, forse solo perché la vittima era una povera romena. Quell’omicidio è tuttora insoluto. 

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