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Generazione TQ?

Provando a mettere su un motore di ricerca 'Generazione TQ' appaiono una serie di link pressoché identici per titoli e contenuti (quanto meno al 20 aprile, sera).

L'inizio risale al 18 aprile 2011, esattamente a un articolo sul Sole24Ore di Giuseppe Antonelli, Mario Desiati, Alessandro Grazioli, Nicola Lagioia, Giorgio Vasta:

Andare oltre la linea d'ombra

Tornando alle ricerche web, il principale titolo che si rintraccia è: Cultura/ Scrittori e critici under 45 lanciano “Generazione TQ” (uno dei vari link: Prima Comunicazione).

Dunque, dall'articolo sul Sole24Ore si spiega:

"Per questo [ragionamenti sopra esposti dagli autori, rintracciabili nel link sopra - n.d.r] abbiamo deciso di organizzare una serata di dibattito in cui approfondire argomenti che – immaginiamo – ci terranno molto impegnati negli anni a venire: Generazione TQ, un seminario che si terrà il prossimo 29 aprile nella sede romana della Laterza e coinvolgerà oltre un centinaio di scrittori, critici, editori trenta-quarantenni".

Subito di seguito si chiarisce ulteriormente l'iniziativa:

"L'iniziativa nasce, più che da un desiderio, da qualcosa che somiglia a un bisogno. Il bisogno di alzare la testa dal lavoro di tutti i giorni e provare a discutere insieme di alcune questioni generali, indispensabili per dare un senso a quello che facciamo. Un momento di scambio che intende far tesoro della pluralità di percorsi ed esperienze per individuare un orizzonte comune: un nucleo di idee dalle quali ripartire. Nessuna intenzione di formare scuole movimenti correnti o simili: solo la volontà di superare la linea d'ombra che finora ci ha protetti e uscire finalmente allo scoperto".

In estrema sintesi, rispetto a informazioni reperibili on line, Generazione TQ è un seminario che si terrà fra dieci giorni (considerando la prima ufficializzazione sul Sole24Ore) in luogo precisato coinvolgendo un centinaio di scrittori, critici ed editori nella fascia d'età tra i trenta e i quaranta. Nel corso del seminario si discuterà di alcune questioni generali per individuare un orizzonte comune, un insieme di idee da sviluppare.

Dal sito di Diritti Globali, si rintraccia un articolo pubblicato su La Repubblica a firma di Giorgio Vasta:

"Oltre la linea d´ombra – che nasce per iniziativa di Giuseppe Antonelli, Mario Desiati, Alessandro Grazioli, Nicola Lagioia e del sottoscritto, nonché grazie all'ospitalità della casa editrice Laterza – vuole essere un tentativo di mettere a fuoco, attraverso una discussione che coinvolgerà oltre cento tra scrittori, editori e critici nati tra il 1963 e il 1981, la sostanza culturale e temperamentale della quale siamo fatti. [...]
A questo punto la domanda è: cosa accade quando, al permanere del conflitto, viene meno il grimaldello della rabbia? Cosa accade, cioè, se e quando la rabbia è finita (o è sfinita) e non riesce più a valere da strategia per venire fuori dalla vita condizionale? Cosa accade in sostanza a una generazione che corre il rischio di "vivacchiare" restando eternamente preadulta? O forse esistere in questo vuoto di baricentro, dove l'esperienza è puntiforme se non pulviscolare, non è un rischio ma un'occasione? Queste alcune tra le domande e i ragionamenti che porterò con me all´appuntamento romano del 29 aprile, cercando connessioni e risonanze nelle domande e nei ragionamenti di chi sarà presente. Per provare a capire se la pazzia di Amleto – la coincidenza tra sapere e linguaggio, la divaricazione tra sapere e agire – è davvero anche la nostra. Per verificare collettivamente se a imbozzolare in se stesso il principe di Danimarca è la percezione delle due alternative, "l´essere" e il "non essere" o se invece Amleto – e noi con lui – sprofonda nel forellino apparentemente microscopico eppure abissale della disgiuntiva o, nel pozzo senza fondo delle potenzialità: "Essere o non essere"."

Alla scrivente resta un forte dubbio, pratico e sostanziale: si dibatterà di 'questioni generali' (sto semplificando evidentemente, le specifiche questioni in procinto di essere discusse si rintracciano nei documenti citati) delle generazioni degli attuali trentenni e quarantenni italiani o delle 'questioni generali' dell'oltre un centinaio di scrittori, critici ed editori coinvolti nel seminario?

Nel secondo caso, mi stupisce la scelta di rendere pubblico qualcosa che ancora deve essere dibattuto da chi ha sentito "il bisogno di alzare la testa dal lavoro di tutti i giorni e provare a discutere insieme". Perché in questa seconda ipotesi chi non è dentro la categoria "scrittori, critici, editori trenta-quarantenni" coinvolti nel seminario, chi non ha già partecipato ai ragionamenti preliminari (che suppongo siano in parte esposti nell'articolo sul Sole24Ore e in quello di Vasta su La Repubblica), non partecipa attivamente (dunque potendosi rapportare direttamente e paritariamente) bensì da spettatore e da spettatore ancora non c'è nulla da seguire, dal momento che il seminario non è ancora iniziato.

Nel primo caso, invece, presupponendo un approccio su tematiche collettive a coinvolgere un segmento generazionale non vincolato da alcuna appartenenza specifica (eccetto l'età), attualmente non capisco come il seminario possa aprirsi a chiunque abbia possibilità e voglia di esprimere le proprie opinioni ed eventualmente idee.

Vasta scrive di "verificare collettivamente". Nell'articolo su IlSole24Ore si precisa: "forse adesso è il momento giusto, al di là dei singoli libri e delle poetiche di ognuno, per affrontare questi temi in maniera meno occasionale e aprire tra di noi un confronto che arrivi a produrre idee, proposte, progetti nuovi".

Non mi è chiaro chi è dentro e chi è fuori la possibilità di dibattere e avere l'opportunità di essere ascoltato, di confrontarsi e partecipare attivamente anche con proposte concrete o idee oltre che pensieri, ragionamenti, analisi.

"Tra di noi" eppure "nessuna intenzione di formare scuole movimenti correnti o simili".

L'annuncio della Generazione TQ arriva alla scrivente - cittadina italiana trentaduenne nonché lettrice e fruitrice di contenuti, pensieri e ragionamenti - come ennesima chiusura nonché complessa comprensione di significanti e significati. In attesa di ulteriori chiarimenti ed evoluzioni.

"Siamo abituati a mescolare cultura alta e bassa, sublime e triviale: e forse anche questo non è un male. Ma poi, nel momento di giudicare un prodotto culturale, diventiamo spesso esigenti e aristocratici. A quale idea di cultura pensiamo quando produciamo qualcosa? E soprattutto: ha ancora un senso produrre cultura?
[...]
Tutto questo e molto altro secondo noi andrebbe discusso insieme, alla ricerca di qualche proposta – non snobistica, non autoreferenziale, non elitaria o velleitaria – da lanciare nello spazio sfinito del nostro dibattito culturale. Per provare a fare qualche passo avanti e a proiettarci finalmente oltre la linea d'ombra (oggi va più di moda parlare di futuro)".
[sempre dall'articolo su IlSole24Ore, versione integrale rintracciabile dal link all'inizio - n.d.r.]

 

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Immagine da qui non per motivi sportivi.

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