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Generali, per Della Valle Geronzi deve andare in pensione

Dopo aver già dato a Cesare Geronzi dell’“arzillo vecchietto”, Diego Della Valle gli consiglia ora di andare in pensione. L’imprenditore marchigiano lo ha dichiarato in una lunga intervista all’Espresso, concessa prima del consiglio di amministrazione della Generali, che mercoledì sembrava aver segnato la tregua con il presidente del Leone. Il patron della Tod’s però non demorde:

Il suo obiettivo è mandare in pensione Geronzi? gli chiede l’intervistratrice. “È una domanda che va fatta a lui – risponde -. Considerando lo scenario globale della competizione e le energie necessarie per affrontarlo e la conoscenza del mondo che occorre, se io fossi in lui ci comincerei a pensare…”.

Dopo Rcs e Generali, la “vertenza mediatica” aperta da Della Valle entra insomma ancor più sul personale col presidente della compagnia assicurativa, anche se non è escluso che la stretta di mano scambiata tra i due al termine del consiglio di amministrazione dele Generali basti a placare gli animi. L’imprenditore marchigiano parla tra l’altro della controversa intervista di Geronzi al Financial Times dicendosi “esterefatto” e usando, secondo quanto filtrato, quasi le stesse espressioni usate nell’ultima riunione del “board” : “affermazioni senza senso” non concordate con il cda e l’amministratore delegato, “una cosa che non ho visto mai prima”. Per il resto l’imprenditore ribadisce che la quota in Rcs del Leone andrebbe venduta:

“È bene che le Generali ‘congelino’ questa piccola quota e nel momento opportuno la vendano”, dice. Proprio le partecipazioni sono uno dei punti fermi sulla governance raggiunti al cda delle Generali. D’ora in poi saranno sotto i poteri del capoazienda Giovanni Perissinotto anche le quote regolate da patti di sindacato. Si tratta di Rcs (3,7%), Mediobanca (2%), Pirelli (4,41%), Telecom (Generali ha il 30% di Telco) e Gemina (3,6%), le uniche sulle quali in precedenza decideva il comitato esecutivo o il consiglio di amministrazione. Sarà ad esempio il manager a decidere se mettere o meno in vendita la quota Rcs, e procedere a quel punto all’offerta in prelazione, con tempi e modi del patto. Perissinotto ha insomma mano libera praticamente su tutte le quote crocevia di potere e nessuna è più strategica. Gli investimenti in queste società fanno infatti per lo più parte degli attivi a copertura delle riserve tecniche del gruppo, gli investimenti cioè di Generali a fronte degli impegni verso gli assicurati e quindi legati all’impiego dei premi (il 90% del totale). E anche la quota poco sotto il 5% di Intesa Sanpaolo ricade tra queste. Per le quote a copertura delle riserve con un valore superiore ai 250 milioni Perissinotto deve solo passare per il comitato investimenti: tra le partecipazioni “sensibili” sembra riguardare le sole Telco e Intesa. Il “group ceo” ha poi deleghe sugli investimenti a patrimonio libero fino a 100 milioni e oltre tale soglia coinvolge il comitato esecutivo e il consiglio di amministrazione.

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