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Gas dall’Africa | Piano Mattei in Mozambico e in Congo

"Credo si veda che questo governo italiano è particolarmente attento al ruolo che i Paesi e il continente africano giocano nell’attuale contesto". Così la premier Giorgia Meloni nell’incontro con il presidente del Mozambico Filipe Nyusi. L’incontro risale a oltre un mese e mezzo fa.

 "E credo si veda - aveva aggiunto - che la nostra idea è costruire da parte dell’Europa un approccio nuovo con l’Africa che non sia predatorio e paternalistico, che non sia un’idea di un’Africa che va aiutata con la carità ma sostenuta con le ricchezze che ha e possa vivere di sviluppo e benessere grazie a quelle ricchezze, con l’aiuto di nazioni che investono e costruiscono rapporti di lungo periodo". Stando alle previsioni, che però risalgono al governo Draghi, l’Italia si appresta a ricevere dal Mozambico un miliardo di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) nell’inverno 2023-2024 e circa 4 miliardi di metri cubi nell’inverno 2024-2025. Dal Congo invece l’Italia riceverà fino a 4,5 miliardi di Gnl per il 2025-2026 L’Eni a Cabo Delgado sta realizzando il suo lavoro, con tanti progetti visibili, e la popolazione lo vede. È un’azienda all’avanguardia». Prima di partire alla volta della Repubblica del Congo, il Presidente Meloni aveva incontrato l’equipaggio del Cacciatorpediniere della Marina Militare “Durand de la Penne”, ancorato al porto di Maputo. "Cito ancora l’Eni - continuava la premier - ma potrei citare altre aziende italiane, contemporaneamente porta avanti attività sociali a Hinda, sul tema dello sviluppo dei centri rurali, della salute, dell’accesso all’acqua, all’agricoltura, penso alla scuola Enrico Mattei a Pointe-Noire che si concentra sull’educazione alla formazione". In un documento inviato alle Camere "In Mozambico l’obiettivo della missione delle forze armate è formare e sostenere le forze armate mozambicane nella protezione della popolazione civile e nel ripristino della sicurezza e della protezione nella provincia di Cabo Delgado” dove da tempo è in atto un’insurrezione islamista che minaccia lo sfruttamento delle risorse energetiche,. Si tratta di un impegno solo simbolico poiché è prevista una presenza massima di 15 militari che opereranno dalle basi di Maputo, Chimoio e Katembe" Il Mozambico già da tempo chiede aiuti internazionali per tenere sotto controllo la provincia di Capo Delgado. Il Mozambico è all ottanta per cento un paese cristiano. Nel nord del paese esiste una componente mussulmana su cui ha gioco facile l’Isis che recluta miliziani in questa area, povera ma ricca di idrocarburi. Il governo del Mozambico si era rivolto in passato al gruppo Wagner presente nel paese. Ma anche il gruppo Wagner non ha voluto portare avanti il compito. Al momento sono presenti delle forze dal Sudafrica. L’Europa ha una missione che è di addestramento dell’esercito del Mozambico. La provincia di Capo Delgado si affaccia sul mare. Da lì partiranno le navi che ci riforniranno di gas. Questo spiega anche la presenza di un nostro cacciatorpediniere sul posto. Anche se non conosciamo le regole di ingaggio possiamo ipotizzare che sia in funzione antipirateria. Il Congo è teatro di una crisi umanitaria ormai certificata e teatro del tragico omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio a Goma, il 22 febbraio 2021. Secondo Emanuele Loperfido (FdI), membro della Commissione Esteri della Camera e della delegazione parlamentare italiana presso l’Osce, “il governo Meloni, in concerto con Eni, con una mossa strategica, sta puntando sul Mozambico e sul Congo, con l’obiettivo di stabilizzare l’area centro-orientale del continente, aprendosi alle nuove riserve di gas, e non solo data la presenza di giacimenti di terre rare fondamentali per la transizione energetica, di queste nazioni africane”. Anche nel golfo di Guinea dal 2020 è presente la nostra marina con due navi in funzione antipirateria. Le navi ospitano anche militari del battaglione San Marco. In linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni, si stanno sviluppando nel Paese progetti di economia circolare, in particolare relativi alle colture di ricino su scala industriale e non in competizione con la filiera agroalimentare, per fornire feedstock alle bioraffinerie di Eni. Nel 2021 abbiamo firmato un Memorandum d’Intesa per lo sviluppo congiunto del settore degli agro-biocarburanti nel Paese, che definisce il quadro per la produzione di oleaginose, creando allo stesso tempo opportunità di lavoro ed espandendo le attività agricole in terreni marginali e abbandonati. La fase pilota è iniziata con la coltivazione di ricino su oltre 200 ettari di terreno, che impiega circa 1.000 persone. Eni sta inoltre costruendo un primo agri-hub da 30.000 tonnellate all’anno di olio vegetale a Loudima, nel sud del Paese. L’impianto trasformerà i semi in olio, ma sarà anche un centro polifunzionale per la formazione e il supporto tecnico degli agricoltori. La fase di sviluppo industriale prevede coltivazioni su 150.000 ettari con 90.000 contadini coinvolti, a partire dal 2025. Tra gli impatti attesi già nel 2023, la generazione di reddito per più di 5.000 famiglie, che saliranno a 90.000 nel 2026 e 100.000 entro il 2030. Eni sta valutando inoltre la possibilità di implementare progetti di Natural Climate Solutions in ambito forestale, in sinergia con le iniziative di agri-feedstock, che consentono di generare crediti di carbonio e positivi impatti sociali ed economici per le comunità locali, e dello sviluppo di un progetto di distribuzione di fornelli migliorati, che permetterà di sostituire i tradizionali dispositivi a biomasse, riducendo in maniera significativa l’impatto sul patrimonio forestale e sulla salute. Non possiamo non ricordare che il Congo - grande otto volte l’Italia - è un paese dalle risorse minerarie enormi. Sono molte le multinazionali che comprano giacimenti o il diritto a esplorare determinate aree. Inoltre esistono zone che sfuggono al controllo dello stesso governo. Potrà anche l’Italia sfruttare giacimenti di terre rare?

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