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G20, istruzioni per l’uso

Arriva il G20 di Washington, che deve salvare il pianeta dalla recessione globale, fondare una nuova Bretton Woods, darci speranza. Che cos’è? Quali sono i principali punti economici? Cosa stanno già facendo i diversi Paesi? Qual è il ruolo della Cina? Ecco un piccolo vademecum per seguirlo in diretta

Arriva il G20 di Washington (15 novembre), quello che deve salvare il pianeta dalla recessione globale, fondare una nuova Bretton Woods, darci speranza. Ecco un piccolo vademecum.

G20, cos’è?
Riunisce i leader, i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali delle 20 maggiori economie mondiali, quelle che totalizzano il 90% del Pil globale. Ci sono i membri del G8 (Usa, Germania, Canada, Giappone, Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia), le 10 maggiori economie emergenti (Cina, India, Brasile, Argentina, Corea del Sud, Arabia Saudita, Sudafrica, Indonesia, Messico, Turchia), l’Australia e l’Unione Europea.
Tiene un summit all’anno - il primo fu a Berlino nel 1999 - e quello di Washington è straordinario, convocato dal presidente Usa, Bush.

Il presidente brasiliano Lula, che è anche presidente di turno del G20, ha dichiarato che ogni capo di governo avrà a disposizione solo pochi minuti per parlare, si tratterà quindi di “formulare proposte“. Altri Paesi vorrebbero invece assegnare al summit un ruolo maggiormente decisionale.

Dopo quello del 15 novembre, un ulteriore incontro “di revisione” si terrà nel giro di 100 giorni. A Washington non è prevista la presenza del neoeletto (e non ancora insediato) presidente Usa, Barack Obama.

Quali sono i punti economici sul tavolo?
Il tema cardine è quello di creare un sistema di controllo internazionale sul mercato finanziario.


A questo proposito, i membri Ue hanno presentato 5 proposte che probabilmente faranno da filo conduttore alle discussioni:
1) Sottoporre le agenzie di rating internazionale a registrazione e sorveglianza; 2) Adottare principi comuni per assicurare la “convergenza dei criteri contabili“; 3) Decidere che nessun segmento di mercato, territorio e istituzione finanziaria possa sottrarsi a una regolazione o, quanto meno, a una supervisione; 4) Stabilire codici di condotta per evitare l’eccessiva assunzione di rischi nel settore finanziario, “remunerazione” degli executives compresa; 5) Dare al Fondo Monetario Internazionale la “responsabilità iniziale” di “suggerire le misure per ristabilire fiducia e stabilità” nel sistema finanziario internazionale.

Con ogni probabilità, data la crescente importanza delle economie emergenti, nel corso del G20 si discuterà anche di ridistribuire il diritto di voto all’interno del Fmi. Attualmente il Fondo Monetario è dominato da Unione Europea (32% dei voti), Stati Uniti (17%) e Giappone.

Cosa stanno già facendo i singoli Paesi?
In Asia, Europa e Stati Uniti, la risposta più o meno generalizzata alla crisi è stata quella di stimolare l’economia con l’immissione di liquidità da parte dello Stato, attraverso: finanziamenti delle infrastrutture, sussidi ai sevizi pubblici, progetti edilizi, riduzioni fiscali, politiche a favore dei gruppi a basso reddito e dei disoccupati. Ma mentre i Paesi con il bilancio attivo - Cina, Germania, Paesi del Golfo - possono permetterselo, le economie in deficit - come quella italiana - hanno meno spazio di manovra, perché rischiano di far decollare il debito.

E la Cina in particolare?
Dopo il piano da 4mila miliardi di yuan varato da Pechino, si assisterà presumibilmente un tira e molla tra la delegazione cinese e i rappresentanti occidentali che premono per un’ulteriore iniezione di liquidità da parte della Cina, vista ormai come l’unica economia in grado di lanciare un nuovo “New Deal“.
E’ tuttavia difficile che le autorità cinesi acconsentano a sacrificare i propri 2mila miliardi di dollari di riserve per risollevare l’economia internazionale. Accetteranno piuttosto di assumersi maggiori responsabilità in cambio di più potere decisionale nelle sedi che contano, nel segno della regolazione dei mercati.
Come ha di recente dichiarato il premier Wen Jiabao, “In finanza, desideriamo l’innovazione necessaria a servire meglio l’economia, ma desideriamo ancor più la stabilità dei mercati attraverso una maggiore regolazione“.
Il G20 di Washington potrebbe sancire l’ingresso definitivo della Cina tra le Potenze (anche politiche) mondiali.

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