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G20: fallito il tentativo di dare un colpo alla crisi a colpi di crescita

C’è una casetta in Canada dove, mentre scrivo, si incontrano i capi del mondo: prima i G8, poi i G20.

Stanno lì per dare per dare un colpo alla crisi a colpi di crescita.

Tutti d’accordo sui modi? Macché.

Si confrontano due tesi.

C’è chi insiste nel sostenere una domanda artificiale, con politiche monetarie e sgravi fiscali che non trovano il supporto di quelli del credito, che non convincono i produttori ad investire ed i disoccupati a consumare.

L’altra tesi, “beh si, abbiamo compromesso le finanze pubbliche per dare sostegno alla produzione, al consumo, al lavoro senza ottenere granché; occorre rientrare dal debito altrimenti sono guai: riduzione dagli stipendi, meno welfare, insomma meno spesa pubblica, voilà più spesa privata”: gulp.

Sempre più indebitati gli USA; in Europa invece, per rientrare dal debito, vogliono togliere gli stimoli; per farlo indeboliscono ancor più la capacità di spesa dei consumatori: un bel casino.

Sul più bello, tra squilli di tromba, arriva il capo dall’FMI. Dominique Strauss Kahn, senza peli sulla lingua, borbotta che: “Il costo di politiche poco coordinate potrebbe essere salato, pari a 30 milioni di posti di lavoro e 4.000 miliardi di dollari in termini di perdite di produzione economica in 5 anni”.

Sul più brutto arriva il Professional Consumer, lascia un foglietto con su scritto:

Esimi, solo chi consuma l’eccesso produttivo fa ri-produrre, per produrre occorre lavorare; si crea occupazione quindi reddito che fa consumare per non bruciare ricchezza nei prossimi cinque anni. Il cerchio così si chiude, si ricomincia a crescere: questa la regola dell’economia dei consumi.

Insiste: quando però i redditi erogati per produrre merci risultano insufficienti a smaltire quanto prodotto e il credito non è più in grado di dare focillo a quei redditi, inizia la crisi. Per uscirne occorre dare a Cesare quel ch’è di Cesare. Si, quel Cesare che occupa il centro del meccanismo produttivo; che fornisce l’input, magari ingrassando per smaltire l’offerta alimentare, magari acquistando abiti alla moda che passano di moda per dare soccorso alla crescita; con il contributo fiscale pagato all’acquisto poi, magari risanare le casse pubbliche e, perché no, tenere il debito sotto controllo.

Retribuire cotanto ruolo, un obbligo per l’etica, un’opportunità per l’economia; la soluzione alla crescita senza intoppi!

Una folata di vento spazza l’aria, spazza pure il foglietto. Nessuno se ne avvede, tutti intenti a scrivere la risoluzione di quel G20 che intende stabilizzare deficit e debito di economie che “restano fragili e vulnerabili.”

Amen.

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