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Fra cronaca e costume: il tramonto di Steve Ballmer in un terremoto di miliardi

I giornali e le televisioni di tutto il mondo hanno dato risalto alla notizia che Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft, si accinge ad andare in pensione, dopo una prestigiosa carriera durata trentatre anni, di cui dodici al timone della multinazionale di Redmond.

Un addio probabilmente triste e pregno d’emozione per il protagonista e però condito dal particolare che Ballmer andrà a godersi la meritata, come sempre si dice, quiescenza, forte di un patrimonio di sedici miliardi di dollari, che lo pone al diciannovesimo posto nella classifica dei “Paperoni” stilata dalla rivista Forbes.

Facendo pochi e semplici calcoli, sedici miliardi di dollari equivalgono a dodici miliardi circa d’euro, corrispondenti, a loro volta, a ventitremila duecento trentacinque miliardi delle cessate lire italiane.

Proseguendo, Ballmer ha prestato attività lavorativa e manageriale, come detto all’inizio, per trentatre anni, ovvero per dodicimilaquarantacinque giorni di calendario: morale, è come se il personaggio sia riuscito, quotidianamente, ad accantonare una fortuna pari a un miliardo e novecentotrentamilioni delle nostre vecchie lire.

Pur con tutte le considerazioni e osservazioni plausibili, non ci sono parole. Vie più si resta sgomenti, al pensiero che, in giro, sia dato trovare altri casi Ballmer. Un interrogativo, estremo, vien da porsi: esistono ancora le “trombe del giudizio universale”?

Oppure si sono completamente ossidate, al punto da non suonare per niente? Restando sul piano dell’apocalisse, un terremoto di miliardi, dunque, per Steve Ballmer. Tuttavia, chissà se sarà tutto per lui, se si crederà padrone del creato, se, semplicemente, si sentirà felice!

In proposito, viene alla mente un vecchio detto barese, in colorito e ineguagliabile gergo dialettale, dove, come condizione per la felicità, si cita, senza dubbio, l’abbondanza di soldi (nu tramote de t’riss), ma unitamente a due altre condizioni: “la ciola (organo genitale maschile) grossa”, e “nna m’gghiere bbona”. 

 

Foto: Dell Inc/Flickr

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