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Fine di una storia d’amore: le donne soffrono di più ma poi “guariscono” al 100%

Entrambi i componenti della coppia soffrono e si riprendono ma in modo diverso. La chiave sta nell'investimento biologico, che per la donna è decisamente più elevato. 

di Eleonora Degano

Dopo l’ultima puntata di WHAAAT? dedicata ai baci, pur rischiando di sembrare la posta del cuore della scienza, non potevamo farci scappare una nuova ricerca dell’Università di Binghamton e lo University College London su Evolutionary Behavioral Sciences. 

Si parla di rotture: le donne dopo una separazione soffrono di più, ma quando si riprendono lo fanno davvero. Mentre gli uomini magari ci stanno male un po’ di meno, ma non “metabolizzano” mai l’accaduto al 100%. Semplicemente vanno avanti con la loro vita, dicono gli studiosi.

Più di 5700 partecipanti sparsi per 96 paesi hanno valutato su una scala da uno a dieci il dolore fisico ed emotivo dopo una rottura (uno= nessun dolore, dieci=sofferenza insopportabile). La media delle donne per la sofferenza emotiva è stata di 6,84, quella degli uomini di 6,58, mentre rispettivamente quelle per il dolore fisico erano 4,21 e 3,75.

L’autore a capo della ricerca, Craig Morris dell’Università di Binghamton, vede le radici di questa differenza affondare direttamente nella biologia, e la spiega così: le donne ci rimettono di più se frequentano il compagno sbagliato. “In parole semplici, le donne si sono evolute per investire molto di più in una relazione rispetto a quanto facciano gli uomini”, commenta Morris.

“Un incontro romantico fugace, per una nostra antenata, poteva portare a nove mesi di gravidanza seguiti da svariati anni di lattazione. Intanto l’uomo avrebbe potuto dileguarsi pochi minuti dopo l’incontro, senza ulteriori investimenti dal punto di vista biologico. È questo ‘rischio’ legato all’investimento biologico che, nel corso del tempo, ha reso le donne più selettive nello scegliersi un compagno di qualità. Proprio per questo, la perdita di una relazione con un compagno che si ritiene di buon livello è più dolorosa”.

Dal punto di vista maschile, invece, perdere una partner vuol dire ricominciare con la competizione oppure, precisa Morris, finire per realizzare che si ha subito una perdita che non può essere recuperata in alcun modo. Entro i 30 anni mediamente si ha affrontato circa tre rotture, continua il ricercatore, e si tratta di eventi importanti nella vita di qualsiasi persona.

Almeno una di queste solitamente ci colpisce in modo tanto duro da compromettere la nostra qualità della vita per settimane, o addirittura mesi. “Le persone perdono il lavoro, chi studia smette di andare a lezione, molti danno inizio a schemi auto-distruttivi dopo una rottura”, conclude Morris. Per questo conoscere le basi evolutive di queste reazioni potrebbe aiutare a gestirle meglio.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Baby talk, lo fanno anche i papà?

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia
Crediti immagine: Jackie, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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