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Festival del Giornalismo: qualcuno era giornalista

Dal festival di Perugia un vento innovativo: cambiano i ferri, rimane il mestiere.

“In Italia non esiste giornalismo in tv, fatta eccezione per “due o tre colleghi” (senza conoscerne i nomi, ndr) ai quali non è data la possibilità di farlo". L'approccio con il mio primo festival internazionale del giornalismo poteva essere più morbido. Tutto sommato, considerato il pulpito, l'incipit non ha deluso. 

Tre ore abbondanti per un compendio sui principi del telegiornalismo, o meglio del videogiornalismo, includendo in questo anche i canali telematici e digitali offerti dalle testate in Rete. Un compito a dir poco impegnativo quello di Achtner Wolfang, documentarista, saggista e docente di giornalismo da oltre trenta anni presente in Italia. Basti pensare che nella sua lunga esperienza il relatore per istruire reporter e video maker ha impiegato seminari full immersion articolati in dieci e passa sessioni, ciascuna da 15 ore il giorno. Una competenza unica in Italia (a suo dire) per istruire le nuove leve alla sua scuola anglo sassone, certificando il disastro di quella italiana. 

A dire il vero (ci si sbaglia), nonostante le giaculatorie auto flagellanti su ogni attività made in Italy, il giornalismo esposto alla fiera perugina, apre nuovi orizzonti anche per la realtà italiana. Questo, mi sembra comunque una buona notizia a prescindere dall'estensione o dai colori di questi orizzonti.

I segnali emergenti giungono dalla Rete (non proprio una notizia) dove postano nuovi (tendenzialmente giovani) protagonisti provvisti dei nuovi “ferri” del mestiere. Non cambia quest'ultimo, provvidenzialmente ce lo ricordano i senior nel secolo scorso. Al decalogo etico del già citato Wolfgang, l'illuminante distinguo ricordato da Lucia Annunziata sui giornalisti “celebrity” rispetto ai professionisti, è portante.

Il dato incoraggiante (sembra) abbraccia molti giovani cronisti accorsi a Perugia, oltre tante centinaia di visitatori e spettatori, che alla caccia per le star sistem, hanno preferito le “nuove proposte”. Inutile tentare classifiche circa l'audience o la lunghezza delle file per strappare il saluto al beniamino (quasi sempre telegenico o televisivo). Trascurabile anche l'ansia narcisa da expò per più di un “veterano” in zona pre pensionamento, meglio su qualche isola televisiva.

Per fare un buon giornalismo, anche in Rete, è necessario essere autorevoli, indipendenti. Condizioni che necessitano di capitali, anche per i “piccoli”, sia on line che locali. Lo ha ricordato egregiamente Enrico Martinet (redazione di Aosta per La Stampa) incontrando l'ANSO e alcuni fra i più vivaci animatori dell'informazione telematica locale.

In Italia la difficoltà maggiore, al netto della polemica su bavaglio e libertà, è blindata proprio da un mercato chiuso, privo di risorse e legato ad editori che fanno “anche giornali” ma soprattutto altro.

Anche per questo le maggiori novità editoriali, se non “costole” o fettine impanate dalla politica, risiedono in alcune filiere culturali prossime ad una proposta di alternativa politica.

E' il caso de “Il Futurista”, recluta a Perugia nelle new entry 2011 come lo era stato nella scorsa edizione “Il Post” di Luca Sofri.

Un giornale “di parte, non di partito” registra come uno slogan, Filippo Rossi, neo direttore, già responsabile di ffwebmagazine.it, voce virtuale all'ultima svolta separatista del presidente della Camera Fini. Nella presentazione del giornale, avvenuta sabato mattina (16 aprile) all'Hotel Brufani, l'atletico direttore insieme ad Andrea Baffo, ha lanciato più di un sasso nello stagno goliardico, rinfrescato da una folta platea di giovani presenze. I colpi sono vari e mirati. Seri e precisi quelli contro il berlusconismo, forti e chiari per il patriottismo e l'unità dei democratici, trasversali e di ogni diversa casacca. L'annuncio della sua candidatura al consiglio comunale di Latina nella lista civica (apparentata a FLI) dell'amico fasciocomunista Pennacchi, va in questa direzione. L'altro colpo degno dell'attenzione mediatica è l'approdo contro mano dal web all'edicola. L'annuncio (forse più importante) del futurista cartaceo come settimanale in tutta la penisola, richiama la portata di una sfida insolita ma ben augurante in questa particolare fase nazionale.

Convenienza politica? Riparo sull'ennesimo approfondimento? Risposte che dovrebbero giungere dal prossimo 5 maggio, giorno d'esordio in edicola per il nuovo settimanale. 

E per i reportage e il giornalismo d'inchiesta, c'è ancora da stare tranquilli: Milena Gabanelli, Riccardo Iacona e Fabrizio Gatti sono ancora più motivati. I loro interventi hanno accresciuto ancora di più (se possibile), la voglia di informazione nel Paese disinformato.

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Achtner Wolfang
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E.Martinet . La Stampa Aosta
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F.Rossi A.Baffo
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L’Espresso - F.Gatti
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R.Iacona.
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In presa diretta
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F.Gatti
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N.Gratteri G.L.Nuzzi

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