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FINCANTIERI, tutti in piazza. E il Ministero prende i soldi

Da due giorni è esplosa la rabbia dei lavoratori Fincantieri, a Sestri Ponente (Genova) come a Castellammare di Stabbia (Napoli), i due stabilimenti che, a quanto detto dai vertici Fincantieri, dovranno chiudere. Ma non basta: i tagli al personale saranno così duri nei rimanenti stabilimenti – Palermo, Muggiano, Marghera, Ancona, Monfalcone - che si arriverà a 2.500 licenziamenti.

Da due giorni è esplosa la rabbia dei lavoratori Fincantieri, a Sestri Ponente (Genova) come a Castellammare di Stabbia (Napoli), i due stabilimenti che, a quanto detto dai vertici Fincantieri, dovranno chiudere. Ma non basta: i tagli al personale saranno così duri nei rimanenti stabilimenti – Palermo, Muggiano, Marghera, Ancona, Monfalcone - che si arriverà a 2.500 licenziamenti.

Niente male per un’azienda che per il 30% rimane, attraverso Fintecna, nelle mani del Ministero dell’Economia, ma questo non costituisce novità: anche l’ENI che rifiuta categoricamente il salvataggio diretto dei dipendenti Vinyls di P.to Torres, P.to Marghera e Ravenna, è per il 30% del Tesoro. Evidentemente i pacchetti azionari di maggioranza non bastano al governo per far valere il proprio peso. Oppure, diranno le malelingue, salvare posti di lavoro, migliaia di posti di lavoro, non rientra fra le priorità di questo esecutivo.

Martedì mattina a Genova gli operai di Sestri Ponente – stabilimento storico Fincantieri – hanno trascinato davanti l’ingresso della Prefettura alcuni cassonetti, con cui hanno cercato di sfondare il cordone di polizia, e via fumogeni, petardi, pietre, bottiglie ed altri oggetti contundenti.

 

A Castellammare, invece, lunedì sera tre operai hanno fatto irruzione nel Municipio occupando gli uffici e costringendo sindaco, vice sindaco, capigruppo dei partiti ed alcuni consiglieri comunali a rimanere a lungo asserragliati negli uffici. Dopo si è scatenata la rabbia dei lavoratori, che hanno devastato gli uffici.

Cosa è successo? Perché la rabbia così potente dei lavoratori, a Genova come a Napoli? Tutto nasce dalle dichiarazioni dell’a.d. Fincantieri, Gianni Bono, che dal nulla ha annunciato i tagli al personale, senza neanche un preavviso di comunicazione ai sindacati. Che sono caduti dalle nuvole, pensare che perfino Bonanni ha affermato che: “Non accetteremo i licenziamenti”.

 

Subito dopo gli scontri è intervenuto il fotogenico Paul Romani, che appena sente odore di proteste si prodiga nell’organizzare incontri al ministero, solitamente inutili, senza le parti in causa, senza piani e progetti. Incontri per incontrarsi, nell’afosa solitudine ministeriale di un inizio estate. Ma gli operai questo lo sanno, e non si sono accontentati, i delegati sindacali ligueri FIOM hanno subito affermato che: “Non vogliamo incontrare ministri finti, vogliamo parlare direttamente con Letta o Berlusconi”.

Come dar loro torto, dopo le inutili, davvero inutili, promesse di Romani alla Vinyls, cadute nel vuoto – mi gioco la faccia, disse più volte alla stampa, ma ci chiediamo cosa sia cambiato ora che la faccia l’ha persa – o le sue promesse alla Basell Di Terni, o ancora, le promesse sul decreto “Salva Agile” e tante altre. A conti fatti, dopo ben otto mesi di dicastero del giovane Paul si sono dimostrati motivati i dubbi che avevamo espresso alla nomina: la figura non è professionalmente in grado di risolvere le numerosissime vertenze in corso nel paese, aggravate dalle dimissioni di Scajola e dai 7 mesi successivi dell’interim Saglia.

Mentre la protesta dei lavoratori continua inesorabile, c’è un altro aspetto che dobbiamo considerare. Un giorno dopo le sommosse, il governo, per arginare la situazione in campagna elettorale amministrative (c’è il ballottaggio a Napoli!) ha sbloccato 830 milioni di Euro dalla Cassa Depositi e Prestiti per finanziare la costruzione di due navi da crociera per la Carnival, da costruirsi in Fincantieri. La commessa dovrebbe servire a rimandare i licenziamenti.

La mossa del governo è molto grave, per tre motivi. Il più lampante: questo è semplicemente un intervento “tampone”, il solito ennesimo di questo governo, che non risolve le vertenze e la crisi, ma rimanda solo il problema sprecando ingenti risorse pubbliche. Prestando soldi alla Carnival, leader mondiale crocieristico, che non ne avrebbe davvero bisogno.

Secondo aspetto: così facendo si dà un messaggio chiaro. Le proteste violente pagano. Ditelo agli operai Vinyls, che da 18 mesi protestano pacificamente. Per loro nessun ministero – pur in una situazione molto simile – ha sbloccato capitali dalla Cassa Depositi.

Il terzo aspetto: La Cassa Depositi e Prestiti è un ente pubblico finanziario controllato al 70% del dal Ministero dell’Economia. Ora il Ministero stesso assegna 830 milioni per la commessa di due navi a Fincantieri… che a sua volta è per il 30% del Ministero dell’Economia. Notate un certo conflitto di interessi nell’assegnar/si fondi pubblici ad un azienda di cui si detiene il pacchetto azionario di maggioranza?

Ma nessuno potrà dire nulla a riguardo, finché serve a salvare posti di lavoro tutto è fattibile, e da cui ad approfittarsene è un attimo. Fra sei mesi o poco più, di nuovo tutti in piazza, quando saranno finiti anche questi nuovi soldi.

 

di Michele Azzu | L'isola dei cassintegrati
(26 maggio 2011)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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