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Europee 2019: l’astensione spiegata da Umanità Nova

E’ la critica, anche quella più feroce, che può fornire la soluzione al problema. Le analisi sulle ultime elezioni europee, con l’ennesimo aumento del fenomeno dell’astensionismo, pagato più di tutti dal populista Movimento Cinque Stelle (6,2 milioni di voti sfumati rispetto all’anno prima; 1,2 rispetto alle precedenti europee) piuttosto che sul voto vanno concentrate sul non voto.

(Foto di Umanità Nova)

«Il non voto – spiega Donatella Natta sul sito Sociologicamente – esprime sia un difetto di integrazione nella società, sia una forma di contestazione politica […] testimonia un’individualizzazione della società, una presa di distanza dalla politica, oppure ancora una forma di politicizzazione critica e negativa che porta a un utilizzo strategico della scheda elettorale (Missika, 1992)».

L’articolo rappresenta che, secondo uno studio di Mannheimer e Sani (2001), un 20% dell’astensionismo è forzoso (esiste cioè un oggettivo impedimento: lontananza dal seggio, vecchiaia, ecc), un 50% è dovuto ad un atteggiamento passivo (lontananza, disinteresse e scarso coinvolgimento). Infine un 30% non si reca alle urne spinto «da sentimenti di protesta che identificano una reazione attiva nel manifestare dissenso e sentimenti negativi nei confronti del sistema politico» o come azione punitiva verso la forza politica cui si sentono legati.

Proviamo ad esaminare l’ultimo segmento astensionistico; partendo appunto dalle critiche.

E quali maggiori critiche possono giungere se non dagli anarchici? Abbiamo provato a leggere alcune riflessioni sulla loro rivista, “Umanità Nova”.

Si legge di lontananza dei partiti dai problemi e dai bisogni dei cittadini, di mancanza di credibilità nelle promesse dei partiti politici, di assenza di proposte veramente alternative proposte che sono invece sovrapponibili, di mancato ascolto dei cittadini (che si può interpretare con una richiesta di democrazia diretta).

«Al disinteresse dei governanti per le condizioni dei cittadini, i cittadini hanno risposto con il disinteresse per i giochi politici di maggioranza e di opposizione», così scrive Tiziano Antonelli su “Umanità Nova”.

«Pensate davvero che una Europa solidale, basata sull’integrazione, la giustizia sociale, ecc. possa uscire da una campagna elettorale che come tutte le campagne elettorali è costruita sulla manipolazione, sulle falsitàsui colpi ad effetto, sulla pressione dei media?», domanda Massimo Varengo su “Umanità Nova”.

«Se si entra nel merito delle cose poi – spiega – ci si accorge che su tanti aspetti le contrapposizioni tra sovranisti ed europeisti sono solo di forma e non di sostanza. Per esempio, rispetto alla politica fiscale adottata in ambito europeo si osserva come, nella ricerca delle entrate derivanti dalla tassazione degli enormi profitti delle multinazionali, i governi di qualsiasi orientamento e colore si comportano nello stesso modo».

L’autore invita a «non cadere nelle trappole delle false alternative e del meno peggio» e, più in generale, nella «truffa insita nel meccanismo rappresentativo».

«Se il voto non serve, però, l’astensione non è sufficiente», continua. «Sarebbe quindi opportuno che, anziché preoccuparsi dei risultati elettorali, si cominciasse ad organizzare la mobilitazione, attraverso iniziative di propaganda e di lotta, iniziative concrete, assieme alla controinformazione».

Destra o Sinistra e l’astensionismo. «Il rigetto è proprio rispetto a questi schieramenti ufficiali, oltre al percepire il sistema democratico come ininfluente sotto il profilo degli interessi sostanziali. Detta con maggiore efficacia: buona parte dell’astensionismo non crede o non crede più nella democrazia rappresentativa come regolatore dei propri interessi», aggiunge Stefano Raspa sempre su “Umanità Nova”.

Perché l’astensionismo è stato pagato solo dai Cinque Stelle? «la sinistra italiana ha prima illuso e poi tradito le masse» con il risultato di «riversare gran parte del proletariato dalle parti del “popolo” (Lega e 5stelle)» ma si tratta di «quell’amalgama interclassista con cui storicamente le destre, e più precisamente i fascismi, vincono sempre», spiega Raspa. «Le destre sono sempre in crescita «appena rispunta il rischio di una crisi capitalistica che possa rimettere in discussione l’ordine delle cose», chiosa.

Insomma a credere alla redazione di “Umanità Nova”, c’è una evoluzione (involuzione) in corso e c’è da attendere la piena ascesa e successiva conclusione del ciclo, del ricorso storico.

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