Eroe di stato: Paolo Borsellino
Dopo la morte di Falcone, Paolo Borsellino sapeva che sarebbe toccaca a lui. L’aveva capito: “devo fare in fretta” .. “vedo la mafia muoversi”..
Non fece in tempo: il 19 luglio 1992 una 126 imbottita di esplosivo uccise lui e la sua scorta.
Altri eroi dimenticati.
Bisognerebbe ricordare il periodo del pool, il maxi processo e poi le polemiche.
Dall’essere definiti “professionisti dell’antimafia”, allo smembramento del pool da parte di Antonino Meli. All’allontanamento alla procura di Marsala, le polemiche contro gli attacchi alla magistratura, le dichiarazioni e le interviste sui giornali per difenderne l’autonomia.
Fino al ritorno a Palermo. Quel giorno il procuratore capo Giammanco lo aveva avvisato che avrebbe potuto collaborare alle indagini sulla morte di Falcone.
Ma era già un morto che cammina ...
Strana, quella strage in via D’Amelio: troppo vicina a quella di Capaci. Sembra che la regia che ci sta dietro avesse proprio voluto scatenare la reazione popolare, della politica, dello stato, per smembrare il vertice dei corleonesi ...
Strani anche i legami tra il Sisde, castel Utveggio, e quella telefonata la mattina della strage.
“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, diceva Brecht.
Proprio sventurati siamo, se oggi a ricordarne la figura ci sono personaggi come il procuratore Grasso e il presidente del Senato Schifani.
Il libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”. I rapporti con Bruno Contrada, le polemiche in difesa della magistratura.
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